36° Capitolo - Una famiglia imperfetta

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Arrivai a casa dopo un'altra sfiancante giornata e mi buttai sul divano, tirando un sospiro di sollievo nell'essere finalmente a casa. Diversi pensieri iniziarono ad attraversare la mia testa, iniziai a pensare che quella città che mi aveva dato tanto, iniziava a starmi stretta come il mio ufficio e la situazione tossica con Caleb.

Presi una foto dalla libreria e iniziai a guardarla, c'eravamo io, mia mamma e mio papà ritratti prima che mio papà diventasse un mostro, eravamo una famiglia felice, normale come tutte le altre fino a quando non si ruppe tutto e andò in frantumi.

«Sei una nullità, Hope!» Gridò mio papà perché mi ero dimenticata di comprargli le sigarette prima di tornare a casa dopo le ore stressanti di scuola.

Non sapevo più se era qui il mio posto, se dopo tanti sacrifici compiuti ad arrivare in quella maledetta scrivania era ancora mia, non sapevo più se ero la stessa Hope che era entrata anni fa in quel palazzo col sorriso in volto, intrepida di iniziare la sua nuova e avventurosa carriera, di una cosa ero certa però, avevo bisogno di allontanarmi, di lasciarmi tutto alle spalle; Però non ero pronta a lasciar andare ciò per cui ho lavorato e studiato anni e anni.

Il giorno dopo fu un trauma svegliarsi, nonostante ormai lo facessi giornalmente, mi presi la mia ventiquattrore ed uscì dal condominio dirigendomi alla svelta nell'auto. Iniziai a pensare al caso che il capo ci aveva affidato e non potei fare a meno di pensare che niente di quello che scoprivamo aveva senso.

«Buongiorno Hope, come ti senti?»

Melinda mi si parò davanti con un sorriso a trentadue denti, mi chiesi dove trovava tutta quella energia alle sette del mattino.

«Stanca, avrei preferito un'altra ora di sonno, ci sono novità?»

«Siamo riusciti a rintracciare quel certo Christopher Morrison, a quanto pare convive con una certa Elizabeth Wilson.» Melinda mi disse l'indirizzo e ci mettemmo in auto sperando che ci potesse dare una svolta questo incontro.

Bussammo alla porta e ci aprì una donna coi capelli biondi e profondi occhi azzurri, le si spense il sorriso sul volto appena le mostrammo il distintivo e ci iniziò a guardare allarmata.

«Lei è Elizabeth Wilson? Cerchiamo Christopher Morrison.»

«Cosa ha fatto?»

La preoccupazione nella sua voce era evidente, ciò vuol dire che non era la prima volta che Christopher Morrison era cercato dagli agenti.

«Le dispiace farci entrare, le spiegheremo tutto fuori dalla portata di occhi indiscreti.» Le dissi guardandomi intorno e vidi una vecchietta dietro una tendina nella casa adiacente nascondersi appena capì di essere stata vista.

La donna ci fece entrare e accomodare nel salotto e iniziammo a spiegargli del perché della nostra visita, quando finimmo di parlare tirò un sospiro affranto di delusione, ero certa che lei sapeva qualcosa di Christopher Morrison e mi chiesi se fosse disposta a collaborare.

«Vede, Christopher mi ha raccontato già tutto e sì, è la persona che stavate cercando, mi sono tenuta per troppo tempo questo segreto dentro di me però lui mi ha minacciata che se avessi raccontato qualcosa alla polizia mi avrebbe uccisa prima di essere arrestato, mi raccontò che quella sera quando arrivò quella ragazza, Jeanette, a casa sua hanno discusso perché lei non voleva più avere a che fare con la sua cerchia di amici e il giro di traffico di droga che lui stesso comandava, ha minacciato che avrebbe detto tutto alla polizia perché voleva iniziare una nuova vita, lui non voleva perdere tutto e andare in prigione, prese un coltello dalla cucina e la pugnalò, lasciò il coltello nella mano della ragazza per farlo sembrare un suicidio e chiamò i soccorsi inscenando un dolore e sorpresa nel vederla riversa sul pavimento.»

Bastò la dichiarazione di Elizabeth Wilson per metterci alla ricerca di Christopher Morrison come potenziale pericolo dell'incolumità sociale, insomma un pazzo a piede libero che messo alle strette avrebbe potuto uccidere qualcun altro.

«Sa dove possiamo trovarlo?»

«So che aveva un incontro con un certo Bart Hughes alla vecchia centrale oramai abbandonata.» Andammo via e chiamammo i rinforzi mentre iniziavamo a dirigerci verso il posto indicato.

«Mi mancava sentire l'adrenalina nelle vene!» Esclamò Melinda ridendo.

«Pensa al fatto che dobbiamo trovare questo criminale adesso.» Le risposi con serietà, lei sbuffò perché non avevo colto la sua battuta e rimase zitta.

Appena arrivati sul posto scendemmo con estrema cautela dall'auto cercando di non fare rumore e ci nascondemmo dietro a delle casse di legno abbastanza alte spiando davanti a noi Christopher Morrison passare una valigetta al suo amico.

«Polizia, fermi dove siete!» Io e Melinda uscimmo allo scoperto puntando la pistola su entrambi.

«Mani a terra!» Gridò Melinda.

Christopher Morrison si mise subito come indicato mentre l'altro scappò ignorando i nostri avvertimenti.

Ci avvicinammo a lui e gli misi le manette.

«È finita.» Gli dissi con calma, non rispose consapevole che ormai non avevo scampo.

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