Capitolo 26

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«Sei impazzito?» Gli urlai quando ci staccammo.

Gli tirai uno schiaffo d'impulso per poi pentirmene l'attimo successivo.

«Scusa, io-»

Non seppi cosa dire, l'unica cosa che mi venne da pensare era che peggio non potesse andare.
Caleb ridacchiò come se il mio gesto lo avesse divertito per poi assumere un espressione tetra. Deglutì il groppo che mi si formò in gola e credetti di ricevere uno schiaffo, o peggio, in cambio.
Si avvicinò a me velocemente e chiusi istintivamente gli occhi aspettando il colpo.

«Tu, stupida ragazzina!» Sputò con rabbia.

Aprì gli occhi e vidi che i suoi erano lucidi, brillanti e cupi dalla rabbia. Repressi la mia paura che cercava di incombere su di me.
Iniziò a camminare velocemente tra le persone scansandole, tenendomi un braccio con forza che pensai me lo volesse staccare a momenti e uscimmo dalla porta secondaria che portava in un vicolo stretto e buio.

Deglutì per una seconda volta.

Cazzo, sei un agente, Hope.

La mia testa mi ripeteva queste parole ed effettivamente capì che il mio atteggiamento non rispecchiava quel che ero e non potevo farmi comandare da un depravato.

«Non osare toccarmi!» Gli urlai, strattonando il braccio dalla sua presa.

Ringhiò e diede un pugno nel muro di mattoni alle mie spalle facendomi chiudere per un istante gli occhi.
Fui convinta che volesse colpire me invece si limitò a sfogare la sua rabbia sul muro alle mie spalle e abbassò la testa respirando affannosamente.

«Tu non hai capito un cazzo!» Rispose urlando.

Mi irritò il suo tono a tal punto che gli scoccai un'occhiata infastidita e iniziai a incamminarmi per andarmene il più lontano possibile dalle sue grinfie.

Mi afferrò un braccio per poi sbattermi su un muro e mi baciò, quella volta però con più passione e furia rispetto alla volta precedente.
Risposi al bacio furiosa anche io e iniziò un eterna lotta ma, come sempre, la vinse lui.

Iniziò ad accarezzare le mie cosce per poi salire di volta in volta sempre di più fino ad arrivare al mio seno che strinse con possessione.

«Dove credi di andare?» Sussurrò col respiro affannato dopo esserci staccati.

«Lontano da te.» Risposi cercando di sgusciare fuori dalle sue braccia poggiate nel muro ai lati del mio viso.

Intensificò ancora di più la stretta e mi arresi, aspettando la sua prossima mossa.

«Perché ti ostini a rifiutarmi?» Mi chiese.

Il mio cuore perse un battito a quella domanda e la mia bocca si socchiuse leggermente stupita.
Boccheggiai non sapendo cosa rispondere, magari la risposta la sapeva già in fondo ma era così bastardo da volerlo sentire dire dalle mie labbra.

«Non possiamo farci vedere insieme altrimenti per me è la fine!» Sussurrai decisa per evitare di attirare l'attenzione dei passanti nella strada.

«E chi dice di farsi vedere.» Rispose.

La mia espressione diventò puro stupore e fui pronta a tirargli l'ennesimo schiaffo quando mi afferrò prontamente la mano.

«Ferma tigre, volevo dire che basta essere discreti per un po'.» Continuò ridacchiando.

Iniziò ad accarezzarmi il petto all'altezza del segno e inspirai dal piacere delle sensazioni che mi provocavano quel tocco.

«Dimmi che lo vuoi pure tu.» Sussurrò dopodiché al mio orecchio.

Socchiusi gli occhi e sussurrai frasi incomprensibili che nemmeno io seppi da dove mi uscirono.

«Dillo.» Continuò con veemenza.

Aprì gli occhi di scatto e osservai le sue gemme verdi.
Forse se per una sera mi sarei lasciata andare non sarebbe successo nulla, magari dal giorno dopo avremmo ripreso con la nostra vita e nessuna ne sarebbe uscito ferito.

Mi convinsi nella mia mente a tal punto da rispondergli.

«Va bene.»

Lo dissi senza pensarci.

Il Gusto Del ProibitoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ