5° Capitolo - Stupido grizzly!

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Mi risvegliai nella stessa camera e con un'emicrania terribile. Sbattei più volte le palpebre cercando di focalizzare meglio la camera.

Sentì la serratura scattare, capì che Caleb era tornato.

Entrò nella camera col sorriso sulle labbra. «Bambolina, è ora di mangiare»

Solo in quel momento vidi il vassoio nelle sue mani con dentro una spremuta e delle fette di pane tostato con la marmellata sopra.

«Non ho fame!»

Anche se erano abbastanza invitanti quelle fette con la marmellata, resistetti all'impulso di mangiare.

«Smettila di tenere il muso che non ti aiuterà di certo, mangia!» Esclamò severo, mi rifiutai ancora e poggiò il vassoio sul comò per poi andarsene richiudendo la porta a chiave.

«Stupido grizzly!» Dissi in un lamento fissando il vassoio.

«Ti ho sentita!»

Com'era possibile che avesse sentito quel che avevo detto, roteai gli occhi e mi risistemai nel letto per come meglio potevo anche se le corde legate ai polsi non aiutavano di certo.

«Si può sapere cosa stai facendo?»

Sentì un tonfo al cuore quando una voce parlò alle mie spalle, mi girai trovando Caleb sullo stipite della porta osservarmi.

Ero intenta ad osservare distrattamente il soffitto mentre stavo sul letto e cantavo per calmarmi, probabilmente per dirmi che era tutto un sogno e che a breve mi sarei svegliata nel mio letto sudata e ansimante.

«Cosa vuoi?»

Si avvicinò e la mia sicurezza iniziò a vacillare ma comunque rimasi ferma davanti a lui e non spostai lo sguardo dai suoi occhi.

«Hai qualcosa che mi attrae, bambolina, ancora non mi hai supplicato di lasciarti andare, abbastanza onorevole da parte tua. Hai fegato, non posso dire il contrario, ma . . .»

Si avvicinò al mio orecchio e dei brividi iniziarono a scorrere lungo la mia spina dorsale.

«. . . con me non vincerai. Qui il tuo coraggio serve a ben poco . . .» Sussurrò con un sorriso.

«Tu non mi rappresenti nulla, puoi dirmi tutto quello che vuoi ma non aspettarti che mi metterò in ginocchio per te!» Ringhiai con il fumo che metaforicamente mi usciva dalle orecchie per la rabbia.

«Oh bambolina, io non ne sarei così sicura al tuo posto. Finirai in ginocchio per me ma non per supplicarmi di andartene . . .»

Sentì le guance tingersi di un rosso fuoco, improvvisamente un caldo tremendo mi assalì e ritornarono i brividi.

«Sei un porco, stai lontano da me!» Presi a gridare come una forsennata mentre lui rideva come divertito dalla mia reazione ma in quel momento avrei voluto soltanto spaccargli la testa in due.

«Bambolina, tranquilla che mi pregherai molto presto di starti il più vicino possibile.» Esclamò per poi uscire dalla camera e chiuderla a chiave.

Razza di energumeno che non era altro, come si permetteva!

Mi promisi che appena sarei riuscita a scappare da lì gli avrei tagliato i testicoli per soddisfazione personale.

Lo odiavo perché era un pervertito che non sapeva fare altro che provocarmi o dirmi che non sarei mai stata alla sua altezza, perché nonostante tutto mi faceva sentire dei brividi che non volevo e mi attraeva in un modo che mi avrebbe portato solo problemi.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now