Capitolo 32 - Punto di vista di Caleb

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«Qual buon vento!»

Arrestai i miei passi. Ci risiamo.

Il mio intento di godermi una serata tra ragazze ed alcool scemò quando girandomi vidi Jackson Murphy.

Jackson Murphy era un sciacallo. Ovunque andassi in questa cittadina me lo ritrovavo alle calcagne e se non era lui, c'erano i suoi scagnozzi.

Tentò più volte di farmi fuori. Anche di rubarmi il posto che ricopro nello spaccio di droga ma riuscì sempre a precedere ogni suo passo, per lo più scontato.

«Infelice di rivederti, Murphy.» Risposi con calma.

Sogghignò come se avesse capito il mio dissenso e si avvicinò. I suoi occhi marroni trasudavano vendetta, odio e . . . scemenza.

«Caleb, non portare ancora rancore!» Esclamò continuando a sogghignare.

«Murphy, evitiamo i convenevoli. Dimmi cosa vuoi.» Risposi seccato.

Strinsi con le dita la pistola nascosta dentro la mia giacca nera di pelle e questo gesto non scappò agli occhi di Murphy che sorrise maliziosamente.

«Non ti scaldare, Caleb.» Iniziò.

Si avvicinò con passo furtivo e vidi sbucare due suoi scagnozzi con andatura sicura, occhiali neri e vestiti perfettamente in smoking gessato.

«Guarda, non mi va di porre fine alla tua squallida è inutile vita così in fretta quindi ti darò il vantaggio di cinque minuti per scappare prima che i miei adorabili amici inizino a spararti.» Disse passandosi i palmi delle mani sulle spalle della sua giacca nera.

Ridacchiai.

L'ennesimo tentativo di braccarmi.

«Sei così stupido!› Esclamai ridendo.

Mi osservò stupito e assunse una postura composta.

«Cosa?» Più che un esclamazione mi parve un sospiro il suo.

«Non penserai che io mi metta ora ad implorarti di lasciarmi andare.» Dissi avvicinandomi a lui.

I suoi scagnozzi fecero per avvicinarsi ma lui li fermò con un cenno della mano.

«Non sei invincibile come credi.» Sussurrò accanto alla mia faccia.

Feci un ghigno e lo afferrai sbattendolo contro uno dei suoi scagnozzi. L'altro mi venne addosso con l'intento di fermarmi e gli sferrai un pugno nel naso, si allontanò di scatto coprendosi il naso con le mani e lamentandosi per il dolore.

Nel frattempo Murphy sparì dalla mia vista e, come sempre, lasciò ai suoi scagnozzi il lavoro. Uno dei due mi venne incontro e afferrai la mia calibro trentotto.

Sparai un colpo alla sua gamba.

Si accasciò davanti a me per il dolore ed alcuni passanti iniziarono a scappare confusamente.

Corsi verso la mia auto e sfrecciai via prima dell'arrivo della polizia.

«Alla prossima, Murphy!» Dissi a me stesso, guardandomi nello specchietto retrovisore.

Arrivai nel monolocale in cui stavo momentaneamente e trovai una delle ragazze che abitualmente frequentavo.

Sentì la rabbia impossessarsi di me stesso quando la vidi frugare per casa.

Probabilmente non si era nemmeno accorta dello sbattere della porta.

E soprattutto, non capivo cosa ci faceva ancora a casa mia.

«Cosa stai facendo?» Esclamai.

Sussultò sul posto e si girò lentamente.

I suoi occhi grigi mi fissarono impauriti e camminai spedito verso di lei.

«Esci fottutamente da questa casa prima che cambi idea!» Le sussurrai vicino al suo viso tenendola attaccata al muro con una mano sul suo collo.

La sua espressione divenne ancora più terrorizzata e iniziò a muoversi compulsivamente cercando di farmi lasciare la presa.

La lasciai di scatto e corse via senza guardarsi alle spalle.

Sbuffai per il fastidio e afferrai il decanter di whisky versandomene un bicchiere.

Pensai inevitabilmente a Hope.

A quel che avevamo iniziato e subito finito. Chissà dove era e con chi.

Al pensiero che potesse essere con qualcun altro venni accecato dalla rabbia e scaraventai il bicchiere contro il muro che si bagnò del whisky appena versato.

Il Gusto Del ProibitoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ