Capitolo 57

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«Mi vuoi dire che era a braccetto con una rossa ossigenata?» Strillò Jenny.

«Rossa naturale.» Precisai mangiucchiando i pop-corn.

La mia vita era una commedia come quella di Joker, forse anche peggio.

Potevo essere più monotona e deprimente di quanto lo fossi in quel momento, spaparanzata sul divano del mio appartamento con Jenny che mi consolava per il breve incontro che ho avuto con Caleb e la sua rossa?

No.

Mangiucchiai altri pop-corn con rabbia mentre pensavo ciò.

«E tu?» Chiese ansiosa.

Guardai distrattamente alla televisione il programma che stavano mandando in onda.

«L'ho picchiato.» Risposi indifferente.

Mi diede un colpetto sul braccio e mi lamentai per il dolore.

«Sei impazzita?» Strillò, ancora.

«Dio, Jenny. Quasi quasi me ne torno al supermercato dalla trentenne che mi fissava, se ancora la trovo. Almeno lei non mi rompe i timpani.» Sussurrai l'ultima parte della frase.

Incrociò le braccia al petto come se fosse offesa e si girò verso la televisione senza guardarmi.

«Mi sono congratulata con loro, che avrei potuto fare.» Sbottai, ero consapevole che se non le avrei detto la verità mi avrebbe tenuto il muso per tutta la giornata.

▪️▪️▪️

«Signorina, desidera altro?» Mi chiese gentilmente la commessa del cafè.

«Uno Spritz, grazie.» Risposi altrettanto educata.

Storcevo sempre il naso quando vedevo persone trattare con fare superiore i camerieri dei locali.

Insomma, erano pur sempre persone perbene che svolgevano un lavoro onesto come tutti gli altri. Qual era la differenza?

Il fatto che tu fossi seduto sulla sedia e il cameriere fosse in piedi non denotava un maggiore quoziente intellettivo, anzi . . . a volte le mie orecchie sanguinavano rovinosamente nel sentire certi discorsi ai tavoli vicino a me.

Appena finì il mio Spritz mi alzai dalla sedia e pagai per poi andarmene, pensai a Caleb e alla sua ragazza, con me si era fatto talmente tanti problemi per farci vedere insieme mentre con quella era più che tranquillo.

Arrivai in un quartiere malfamato senza rendermi conto, essendo troppo assorta nei miei pensieri. Sperai che nessuno notasse la mia presenza, si sa' . . . sguardo basso e poca attenzione bastano per non farti notare . . .

«Ecco, chi si rivede!» Esclamò una voce alle mie spalle.

. . . la maggior parte delle volte, le altre succede questo.

Mi girai lentamente e vidi Caleb con le braccia incrociate al petto e un ghigno fastidioso sul viso.

«Hai pensato di venirti a fare la manicure da Jessica?» Continuò ridacchiando.

Continuai a fissarlo confusa, evitai di avvicinarmi e rimasi al mio posto ma a quanto poteva sembrare, Caleb non era in linea con il mio pensiero poiché si avvicinò velocemente a me.

«Jessica è l'estetista del quartiere. Sai, fa dei tatuaggi da paura, anche perché oltre al servizio paghi anche un altro tipo di manodopera.» Disse a voce bassa.

Si avvicinò, troppo.

Sentì il cuore iniziare a pompare più del dovuto e deglutì a disagio. Maledì la mia voce che sembrò essersi dispersa in quel frangente.

«Allora, il gatto ti ha mangiato la lingua?» Ironizzò.

Sentì le guance surriscaldarsi ma non capì bene se per la rabbia o per l'imbarazzo, quel che era certo, era che l'avrei voluto uccidere in quel momento.

«Tu sei -» Iniziai alzando l'indice verso il suo viso con rabbia ma qualcuno mi interruppe.

«Caleb! Sempre in buona compagnia sei, eh.» Esclamò una voce burbera.

Allungai il collo al di là delle spalle di Caleb che coprivano la figura della voce che aveva appena parlato.

Vidi un uomo grassottello, rasato e con un evidente taglio sulla guancia destra. I suoi vestiti erano malandati e sudaticci.

Appena notò il mio sguardo curioso mi schioccò un'occhiolino che mi fece quasi venir voglia di vomitare.

Iniziamo bene

Pensai.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now