Capitolo 47

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«Non vuole parlare!» Dissi affranta.

Mi sedetti nella sala opposta a quella dell'interrogatorio mentre fissavo l'indiziato che si toccava i polsi freneticamente guardandosi intorno.

«È lui, me lo sento.» Mormorai.

«Intanto fino a quando non arrivano i risultati della balistica non abbiamo motivazioni valide per trattenerlo. Se lo perdiamo un'altra volta, siamo spacciati!» Disse Jenny sfogliando freneticamente il fascicolo dell'uomo si trovava al di là del vetro.

Mi alzai di scatto e ritornai nella stanza dell'interrogatorio con il fascicolo delle vittime in mano.

Mi sedetti con estrema calma davanti all'indiziato e gli spiattellai davanti le foto delle vittime.

«Dimmi, perché?» Sputai.

Girò la testa, rifiutandosi di guardare le foto sul tavolo e non rispose alla mia domanda, facendomi imbestialire ancora di più.

«Mentre tu sei seduto qui, come il figlio di puttana che sei, queste persone sono sotto tre metri di terra. Almeno sei consapevole di quel che hai fatto?» Gli dissi indicandogli col dito una delle tante foto.

Mi fissò privo di alcuna emozione in volto, per poi scoppiare a ridere. Spalancai gli occhi, scioccata. Non mi era mai successo che un indiziato scoppiasse a ridere sotto un interrogatorio come se gli avessi appena raccontato una barzelletta.

«Lei, mi fa davvero ridere!» Esclamò ridacchiando ancora.

Inarcai un sopracciglio ancora sopraffatta dallo shock. Ero stupita di come riuscisse a mantenere tale sangue freddo e compostezza. Di solito, gli indiziati che interrogavo non resistevano per più di un'ora mentre quello lì, in quel momento, era di fronte a me che si sbellicava dalle risate.

Questo non è normale

Pensai.

«Cos'è che la fa tanto ridere?» Chiesi stupita.

Tossicchiò tentando di fermare quella fastidiosa risata e riprese la sua espressione neutrale.

«Pensa che mostrandomi quattro foto le dirò che sono stato io?» Ironizzò.

Strinsi i denti e i punti sotto il tavolo. La voglia di prenderlo per il colletto della polo che indossava mi faceva formicolare le mani.

«Pensa, che . . .» Sussurrai avvicinandomi all'indiziato. « . . . se io ora volessi, non potrei alzarla per quel schifoso colletto che ha e appenderlo come cornice in questa stanza?» Esclamai sorridendo.

Deglutì guardandosi intorno ma riprese il suo controllo in un batter d'occhio.

«Senta, non mi faccia perdere tempo. Lei ha ucciso queste persone, fin qui ci siamo. Mi dica il motivo, facciamo tutte le formalità e se ne va nel posto che le spetta.» Continuai sbrigativa, appoggiandomi allo schienale della sedia con le braccia conserte.

«Pensa che sono così stupido?» Disse lanciandomi un'occhiata torva.

«Mi dica, si sente un emarginato, vero? Il suo essere così ripugnante, sudicio, la rende invisibile e perciò ha voluto che i media e le persone parlassero di lei?» Scattò la testa verso di me e mi fissò senza rispondere.

«Cosa ha fatto l'uomo della stella, è così che la chiamano, no?» Continuai ridacchiando.

Voltò la testa senza guardarmi più.

«Hai iniziato ad uccidere ma non ti è bastato. Quando hai visto quanto clamore avevi scosso coi media, le persone che parlavano di te, terrorizzate. Pensavi di essere superiore alla giustizia, non è vero?» Sorrisi ammaliante.

Continuò a fissare un punto indefinito della camera.

«Pensavi, di poter scappare, di continuare ad uccidere e prenderti i meriti come se stessi facendo una sorta di favore a te stesso e alla società?»

«Voglio il mio avvocato!» Sputò all'improvviso.

Lo guardai leggermente scioccata e mi fermai per fissarlo un attimo. Il suo volto era turgido di goccioline di sudore, le labbra martoriate dai denti e il suo sguardo non era mai fisso. Avevo colpito probabilmente un punto debole.

«Qual'è il problema, vorrebbe tornare lì fuori, ad uccidere per potersi sentire finalmente importante?» Ironizzai.

«Non parlerò più!» Gridò avvicinandosi a me col volto e tirò con i polsi le manette freneticamente cercando di liberarsi.

«Non glielo consiglio. I polsi si potrebbe lacerare abbastanza in fretta.» Dissi scuotendo il capo verso le manette.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now