Capitolo 15

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«Non credo sia stato lui.» Dissi a Jenny sorseggiando il mio caffè. Lei annuì.

«Avete scoperto chi ha diffuso la notizia della stella?» Le chiesi.

Jenny si appoggiò alla sua scrivania sospirando. «No, nessuno vuole parlare.» Strinsi i denti per la rabbia e la guardai di sbieco.

«C'è una spia tra di noi e dobbiamo scoprire di chi si tratta!» Le risposi, lei annuì ancora e continuò a bere il suo latte macchiato.

Presi le chiavi dell'auto dalla borsa, Jenny mi lasciò poltrire sulla sedia del caffé dopo aver adocchiato un potenziale ammiratore, sbuffai ancora amareggiata.
Non trovai le chiavi, mi presi di collera tanto da dare un calcio alla gomma dell'auto armata della mia LV laccata di un nero lucente, ebbi l'effetto opposto poiché mi ritrovai con il tacco in una mano e il resto della scarpa nell'altra.

«Maledetta!» Sputai inviperita per poi buttare frenetica la scarpa per terra, zoppicai fino alla portiera dell'auto e continuai a cercare nella borsa le chiavi.

«Signorina, ci ritroviamo sempre in circostanze di scarpe rotte e imprecazioni a quanto pare!» Una voce attrasse la mia attenzione, una figura alta ed impostata si avvicinò a me.

Osservai la sua figura non capendo chi fosse e decidendo nel frattempo se
riservargli il tacco dell'altra scarpa ancora intatta nell'occhio o semplicemente ignorarlo.

«Sono Daniel Cornwell, lieto di rivederla.» Rispose alla mia espressione confusa.

Strabuzzai gli occhi, dannazione.
Ci mancava pure il marito del mio ex-capo.

«Lei, che ci fa qui?» Chiesi con stupore.

Mi osservò ridendo, probabilmente perché avevo un'espressione a dir poco esilarante.

«Scartoffie da sbrigare che includono un matrimonio da annullare.» Disse, vidi il suo sguardo vacillare un attimo e mi sentì tremendamente in colpa nell'averlo additato.

«Oh . . . mi spiace tanto.»

Trovai finalmente le chiavi ed aprì la portiera ma rimasi comunque fuori aspettando di finire la conversazione con Cornwell.

«Mi potrebbe consolare se lei mi concedesse un caffé, ho sentito che qui c'è una caffetteria molto buona.» Esclamò sorridente.

Santo il mio padre, mi aveva appena detto di uscire con lui quando poco fa mi aveva anche detto del divorzio con sua moglie!
Lo guardai esterrefatta, non capì come fu possibile che quell'uomo cambiò radicalmente umore in così pochi attimi.

«Non penso sia il caso Signor Cornwell.»

La mia risposta lo lasciò pensieroso, potei notarlo dalla sua espressione.
Il suo completo gessato, il tono garbato e il suo fisico piacente aveva avuto su di me in quell'istante l'effetto contrario.
Se avessi saputo che mi sarei trovata un uomo in piena crisi matrimoniale al posto del Daniel Cornwell che ebbi incontrato a NY mi sarei limitata ad un saluto sbrigativo.

«Lasci che insista, non voglio provarci con lei ma avere un po' di compagnia ad un tavolo con una persona in grado di chiacchierare.»

Tentennai parecchio prima di decidermi, annuì e richiusi l'auto.

«Allora, cosa la porta qui?»

Posai la tazza di té e assaggiai una delle ciambelle che Molly, la cameriera neo-assunta molto dolce, ci aveva portato.

«A volte si ha bisogno di cambiare la propria quotidianità.» Risposi semplicemente.

Non gli avrei sicuramente detto degli intrighi, bugie, passioni e dell'amore proibito che ebbi avuto con Caleb.

«Lei non ama le parole.»

La sua non fu una domanda ma una constatazione, la ciambella rimase tra le mie dita mentre osservai il suo viso corrucciato. Mi disarmò con una semplicità vergognosa, non seppi cosa rispondere.
Ebbi la sensazione che capì a cosa mi riferissi con la parola "quotidianità", forse perché era in procinto di chiudere qualsiasi rapporto con sua moglie o capì qualcos'altro. Sperai per la seconda opzione.

«Cosa glielo fa credere?» Risposi languida.

«Il suo modo di fare. Sa, forse gradirei rivederla.»

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now