1° Capitolo - Nuovo caso

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La mia sveglia non tardò nel suonare, mi sembrò di essere su una ruota panoramica la quale girava velocemente, così veloce da farmi venire le vertigini. Schiacciai con vigore il pulsante sulla sveglia e finalmente quel suono fastidioso terminò.

Sarebbe stato un nuovo giorno, ma senza alcuna differenza dagli altri, sarei andata nel mio ufficio pronta a scovare altre vittime e vedere come al mio arrivo gli altri dipendenti avrebbe iniziato improvvisamente a lavorare, nascondendo buste con ciambelle nel cassetto o posando di scatto la cornetta del telefono fisso, ignari del fatto che io ne fossi già a conoscenza ed oltre me pure la loro busta paga. Dopo essermi lavata, con i capelli gocciolanti uscii dal bagno ed andai a scegliere il completo che avrei indossato.

Il mio armadio non comprendeva l'esplosione di colori che caratterizzava la maggior parte le altre donne: nel mio vi erano come colori dominanti il nero, blu notte e magenta, c'erano qua e là alcuni vestiti più vivaci, che erano i frutti dei compleanni passati con gli amici e che non perdevano mai la speranza di vedermi indossare un colore che non mi facesse sembrare uscita da un funerale. Scelsi il completo magenta, costituito da una camicia bianca, giacchetto e gonna magenta ma non potevano assolutamente mancare le mie adorate Louboutin di un magenta tendente al nero, per finire afferrai la mia borsa Boy di Chanel per poi scendere e bere il mio caffè senza zucchero di fretta per non tardare al lavoro. Appena arrivai come al solito trovai gli altri dipendenti molto indaffarati e roteai gli occhi, scocciata da quella che per me era una presa in giro.

Entrai nel mio ufficio accompagnata da un caldo caffè alla cannella nella mano ed iniziai a sorseggiarlo mentre presi ad analizzare i nuovi fascicoli portati da Mark McCormick nel mio ufficio.

Mark McCormick era un agente entrato in servizio nel lontano 1979, era abbastanza affascinante, le mie collaboratrici erano molto prese da lui, tranne me.

Molte volte provò a tirare troppo la corda con me ma tutto quello che ricevette fu un allontanamento spontaneo da parte mia.

Uno tra i tanti fascicoli catturò la mia attenzione: Lee Taylor Sanchez, studentessa modello della Columbia University, fu uccisa nella Butler Library nel 1995 e trovata morta con un colpo d'arma da taglio nell'arteria radiale. La sua vita fu un continuo tormento prima d'entrare nell'Università, caratterizzata da bullismo, uso di stupefacenti e violazioni di proprietà private, in particolare una villa abbastanza grande in cui risiedevano i coniugi Foster, erano una coppia sulla cinquantina molto ambita nel loro quartiere quanto nel loro lavoro. Robert Foster era un noto imprenditore; sua moglie, Garcia, era un agente immobiliare che fu arrestata nel 1978 per evasione fiscale. Lee Taylor Sanchez si accanì su di loro, lasciando la casa intatta a differenza delle altre case, come se fosse una sorta di vendetta personale. La moglie riuscì a chiamare la polizia prima che Sanchez riuscisse a scappare e la ragazza fu arrestata, scontò quattro anni in carcere, la cosa positiva fu che ebbe il tempo di riflettere sulle sue azioni.

Mi sarebbero servite più informazioni ma soprattutto testimoni, amici e parenti della ragazza che fossero stati in grado di farmi andare sulla buona strada senza sbagliare.

Il primo nome sulla lista dei parenti che trovai fu quello della madre, Selena Sanchez, vedova del marito Mark Sanchez, ucciso da dei rapinatori che decisero di entrare in azione quando egli si trovava all'interno della banca, dopo essere stato tenuto come ostaggio per delle ore fu ucciso con due colpi d'arma da fuoco. Scovai tra le varie informazioni quella più importante: l'indirizzo dell'abitazione della signora. Mi alzai dalla poltrona nera in pelle, afferrai il giacchetto appoggiato sopra di essa e lo indossai.

Le strade nelle ore di punta erano troppo affollate e questo non faceva che incrementare la mia rabbia nell'essere rimasta bloccata in un traffico interminabile.

Ammirai la casa che poco dopo mi fu davanti, molto grande dall'esterno. Scossi la testa e mi concentrai sul motivo della mia visita improvvisa alla signora Sanchez.

Suonai il campanello, fu la prima volta in cui ebbi ansia, probabilmente perché non sapevo quale sarebbe stata la reazione della donna nel vedermi lì dopo lunghi anni di silenzio in cui il caso fu archiviato. La porta si aprì rivelando una donna sulla sessantina con un dolce sorriso sulle labbra, capelli tenuti in uno chignon disordinato, dei sottili occhiali portati sulla punta del naso e con degli occhi che nonostante l'età splendevano ancora di un verde smeraldo.

«Salve, con cosa posso aiutarla?» Mostrai il mio distintivo, comunicando il motivo per la mia visita e vidi il suo sguardo diventare a mano a mano sempre più duro e oserei dire vuoto.

«Sapevo che sarebbe venuto qualcuno da me. Ho aspettato questo momento da anni, sapevo che si sarebbe fatta giustizia, anche se ho dovuto aspettare tanti anni, finalmente lei è qui.» Esclamò riconoscente mentre mi passava una tazza fumante di té.

La ringraziai con un sorriso ed iniziai a porle le mie domande.

«Signora, non voglio mentirla. Sarò dura nel farle le domande e ci terrei che lei rispondesse correttamente senza tralasciare nulla. È molto importante che io sappia ogni cosa.» La signora Sanchez annuì, ed aspettò che iniziassi a parlare.

«Ho sfogliato il dosair di sua figlia e mi risulta che abbia avuto precedenti per violazioni di proprietà private, in particolare quella dei coniugi Robert e García Foster, le dice qualcosa?»

«Mia figlia dopo la morte di suo padre Mark iniziò a comportarsi diversamente. Non la riconoscevo più, stava fuori fino a tardi, non sapevo mai quando tornava e soprattutto da dove. Faceva uso di stupefacenti, visto che un paio di volte l'ho colta nella sua camera mentre fumava non so quale veleno. Quel che non sa è che la causa della morte di Mark è Robert Foster, Mark da quanto dovrebbe sapere è rimasto vittima di una rapina, l'uomo che condusse la rapina fu Robert. Lui si era indebitato di molti soldi con Mark per poi sparire nel nulla. Mark lo minacciò, dicendogli che se non gli avesse restituito i soldi, sarebbe andato dalla polizia rivelando sui traffici di droga che aveva Robert, il primo a morire in quella rapina come ostaggio fu Mark. Robert pensò di essere stato molto astuto e che nessuno sarebbe venuto a saper nulla ma quel che non sapeva era che Mark mi lasciò una lettera e mi disse di aprirla solo se gli fosse successo qualcosa. In quella lettera mi raccontò di Robert e dei suoi sporchi affari e con la lettera vi erano delle foto in cui vi era raffigurato Robert insieme ad un altro uomo in cui si vedeva chiaramente come si scambiavano la droga. Portai tutte le prove che avevo alla polizia e questo bastò per mettere Robert dietro le sbarre ma ne uscì solo con pochi anni grazie al suo conto in banca che gli permise di pagarsi un avvocato in grado di farlo uscire il prima possibile.»

«E cosa c'entra sua figlia con tutto questo?»

«Mia figlia voleva vendetta . . .»

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now