Capitolo 43

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Il tassista mi mandava occhiate stranite probabilmente per la mia espressione frastornata.

Mi limitai a rimanere in silenzio mentre non vedendo l'ora di rinchiudermi dentro il mio appartamento ed evitare qualsiasi approccio umano.

«Buonasera, signora Anderson!» Esclamò il portiere sorridente.

Gli feci un cenno di sorriso e sgattaiolai nel mio appartamento.

I noodles mi stavano aspettando.

Il mio piano di guardare serie deprimenti e mangiare noodles sfumò quando lessi il nome di Jenny sullo schermo del mio telefono.

«Hope, il capo ci vuole subito al dipartimento!» Disse allarmata.

Mi lamentai infastidita e chiusi la chiamata rimettendo i noodles al loro posto.

Tempismo perfetto, pensai mentre uscivo dall'appartamento.

▪️▪️▪️

«Agente Anderson, alla buon'ora.» Sogghignò la donna più perfida che pensai di aver incontrato nella mia vita.

Le sorrisi falsamente, salutandola.

«Allora, vi ho riuniti qui perché vorrei che mi metteste al corrente di come procedono le indagini.» Disse lisciandosi il tailleur borgogna.

«Stiamo cercando il responsabile, sicuramente non si è allontanato più di tanto ma ce la stiamo mettendo tutta.» Parlò un mio collega, Mike.

Il capo lo guardò di sott'occhio.

«Cosa crede che me ne possa fare io del fatto che voi ce la state mettendo tutta?» Rispose stizzita, copiando le parole di Mike.

Vidi Mike impallidire e noi altri assistemmo alla scena come una scolaresca.

«State aspettando che commetta un altro omicidio, o cosa?» Continuò.

Mi feci avanti passandomi ripetutamente una mano sulle ciocche dei capelli per alleviare l'ansia che quella donna era in grado di trasmettere.

«Mi permetta di dirle che sembra si sia dileguato senza lasciare tracce, stiamo aspettando che faccia un passo falso per poterlo incastrare.» Tossicchiai a disagio.

Fece un passo verso di me con le mani intrecciate elegantemente una con l'altra e mi guardò con sufficienza. «Agente Anderson, lei non è nella posizione di poter aspettare. Perciò, mi vorrebbe dire che, se l'assassino dovesse fare qualcosa tra qualche mese noi lo lasciamo scorazzare di qua e di là con tranquillità fino ad allora?» Disse gesticolando.

Mantenni il suo sguardo nonostante mi stesse trucidando. «Capo, faremo tutto il possibile.» Risposi semplicemente.

▪️▪️▪️

«Hope! Hai visto il mio anello?» Gridò Jenny entrando allarmata nella mia cucina.

Mi portai una mano sul cuore per lo spavento che mi fece prendere e le mandai un'occhiata furiosa. «Lo sai che mi poteva venire un infarto? E, comunque, no. Non l'ho visto il tuo anello.» Dissi e mi rigirai verso i fornelli, continuando a cucinare la cena.

«Deve essere per forza qui perché poco fa ce l'avevo! Dio, Hope. Se lo perdo è un disastro.» Blaterò massaggiandosi la tempia.

Sbuffai e mi avvicinai a lei. «Ora ti aiuto a cercarlo!»

Cercai insieme a Jenny questo fatidico anello per tutto l'appartamento e alla fin fine lo trovammo sul lavabo del bagno. Era impressionante quanto Jenny fosse sbadata.

«Il tuo adorato Caleb non si è più fatto sentire?» Disse inarcando le sopracciglia giocosamente.

Mi scivolò dalle mani il bicchiere con l'acqua nel sentire pronunciare il nome di Caleb e sussultai appena capì quel che era successo mentre Jenny mi fissava scioccata.

«Oddio, che disastro.» Sussurrai, prendendo tutto ciò che mi serviva per raccogliere i cocci di vetro dal pavimento.

«Devo dedurre che non è andata tanto bene.» Marcò dubbiosa.

Buttai nella pattumiera i cocci di vetro e asciugai l'acqua per terra. «Se per "non tanto bene" intendi che mi ha detto di non volere una relazione ma solo un rapporto di benefici senza nome, bè . . . non è andata tanto bene.» Le risposi scrollando le spalle.

Schioccò la lingua con nervosismo. «Che bastardo.» Mormorò tra i denti.

Annuì con sufficienza e mi limitai a posare i piatti fumanti sul tavolo.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now