Capitolo 23

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«La vittima non aveva nessun tipo di precedente, dai suoi tabulati risulta che parlava spesso con una certa Amy Chrysler.» Disse mentre poggiò la foto identificativa della ragazza sulla scrivania.

«Abbiamo qualche certezza che stessero insieme?» Risposi.

Mi mostrò una lista di nomi maschili e femminili. «Gli amici della vittima hanno detto che avevano una relazione clandestina, forse perché i genitori non condividevano tale relazione o per un altro motivo che non sappiamo ancora.» Finì Jenny.

Decisi di chiamare in centrale la ragazza Amy Chrysler per un interrogatorio.
Non seppi precisamente il perché però mi trasmetteva delle strane sensazioni.

Quando arrivò si sedette sulla sedia ad un tavolo di legno trascurato, nella nostra camera degli interrogatori che non aveva nulla di rassicurante ma solo delle pareti grigie e un vetro blindato da cui gli altri agenti potevano osservare cosa accadeva dentro.

Posò la borsa di Michael Kors sul tavolo continuando a masticare fastidiosamente una chewing-gum.

«Andiamo dritto al sodio signorina, lei aveva una relazione con Edgar Croods?» Le chiesi a bruciapelo.

Smise per un attimo di masticare e mi guardò con occhi sbarrati e impauriti.
Le ricambiai con un'occhiata severa mostrandole le foto della vittima al momento del ritrovamento.
Storse il naso, probabilmente scioccata dalla condizione in cui si trovava il corpo.

«No, parlavamo e basta.» Rispose, riacquistando un espressione rilassata e menefreghista.

«Ne è sicura?» Ritentai.

Mi riservò un'occhiata scocciata e iniziò a guardarsi le unghie laccate di rosso, masticando ancora fastidiosamente.

«Senta, se avessi avuto una relazione con Edgar ve l'avrei già detto! Perché dovrei mentire?» Finì aprendo le braccia in una posa esasperata.

I suoi occhi erano lucidi, continuava a inumidirsi le labbra da quando le feci vedere le foto della vittima e non smetteva di rosicchiarsi un'unghia.
Tutto ciò mi fece intendere che era nervosa, pensai che non mi disse tutta la verità altrimenti non avrebbe avuto motivo di essere ansiosa in quel modo.

«I suoi genitori lo sa dell'amicizia che aveva con la vittima?» Le chiesi sorridendole falsamente.

«Potremmo anche chiamarli per chiedergli cosa ne pensa-» Continuai facendo finta di digitare il numero di telefono sul mio iPhone.

«No!» Mi bloccò prima che potessi finire di parlare.

Sospirò lasciandosi andare sulla sedia all'indietro e sputò la chewing-gum in un fazzoletto di carta.
Storsi leggermente il naso a quella visione però mi limitai ad aspettare la sua prossima mossa, convinta di aver colpito nel segno.

«Avete vinto, avevamo una relazione ma proprio perché i miei genitori non erano d'accordo non potevo dirlo.» Continuò.

Presi le foto della vittima e glieli posai di nuovo davanti, indicandola.

«Si sbaglia, noi non abbiamo vinto proprio nulla! Edgar Croods è morto, io non la definirei una vittoria.» Esclamai nervosa.

Mi ricordai che non potevo farmi trascinare dalle mie emozioni e tossì riprendendo la mia posizione composta sulla sedia.

«Per i miei genitori lo è stato.» Sussurrò senza guardarmi.

Lo disse guardando un punto indefinito della camera, la sua espressione era vuota, quel che mi disse mi lasciò senza parole e inghiottì silenziosamente dentro di me pensando che il caso stava prendendo una piega che non mi sarei mai immaginata.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now