Capitolo 46

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«Hope, non dirmi che ci stai ancora pensando.» Mi ammonì Jenny.

Continuai a sorseggiare il mio cappuccino di Starbucks ed evitai di rispondere perché in realtà non sapevo nemmeno io cosa c'era nella mia testa. Provavo solamente una grande confusione.

«Jenny, odio quando tenti di farmi da mamma, fallendo . . . tra l'altro.» Mormorai dandole una rapida occhiata.

Sbuffò innervosita e si sedette accanto a me sulla panchina del parco.

Il gelataio che era di fronte a noi con il camioncino sprizzava così tanta felicità che mi stava irritando a tal punto da volerlo mettere tra i gelati nel congelatore.

«Hope, mi ascolti?»

Jenny mosse una mano di fronte al mio viso e mi voltai di scatto verso di lei, guardandola con un cipiglio sul volto.

«Grazie per la tua attenzione.» Continuò ironicamente.

Si appoggiò nuovamente al legno della panchina e mi guardò attentamente, anzi, mi analizzò.

«Tu hai bisogno di sana e soddisfacente uscita con un uomo magari alto . . .» Esclamò alzandosi dalla panchina. «Affascinante, con dei bei capelli e occhi.» Mimò con le mani il tutto mentre parlava.

«Sai, quella più disperata mi sembri tu.» Le risposi fissandola sbigottita.

«Quando è stata l'ultima volta che l'hai fatto?»

Boccheggiai esterrefatta alla sua domanda. Fu così diretta che sputai il cappuccino, tossendo.

«Ma che domande sono?» Strillai, tanto da fare girare pure il gelataio verso di noi per poi rigirarsi e continuare a servire gelati.

«Come immaginavo.» Scrollò le spalle e si sedette nuovamente sulla panchina.

Immagini male

Pensai.

«Senti, grazie per la conversazione . . .» Esclamai alzandomi. « . . . per il cappuccino e per le tue insinuazioni sulla mia vita sessuale ma ho del lavoro da sbrigare.» Finì, gettai il bicchiere ormai vuoto nel cestino.

«Aspetta!» Mi rincorse Jenny.

Sbuffai infastidita, se non fosse che le volevo bene l'avrei già mandata a quel paese.

«Perché non provi a staccare la spina? Magari a dedicarti un po' a te stessa!» Disse gesticolando.

«Non ho tempo per giocare alle principesse, Jenny. C'è un pazzo che gira per le nostre strade e per ora è questa la mia priorità!»

Incrociò le braccia al petto con disappunto e sbuffò.

«D'accordo, ti prometto che appena questa storia sarà finita mi prenderò una pausa. Va bene?» Sospirai.

Strillò che quasi mi ruppe i timpani e saltellò con felicità mentre camminava vicino a me.

«Non so perché ti sopporto.» Le dissi lanciandole un'occhiata.

Ridacchiò ancora presa dall'euforia e mi diedi una gomitata sul braccio.

«Perché mi vuoi bene.» Rispose ovvia.

«Infatti potevo anche farmi i fatti miei quando ti ho conosciuta.» Feci finta di riflettere.

Mi guardò scioccata per poi girare il volto dal lato opposto. Capi che si era offesa e non potei trattenere le grosse risate alle sue facce buffe.

«Non è vero, idiota!» Le dissi ridendo ancora.

Mi diede un'altra gomitata e mi scoccò un'occhiata diffidente.

Il mio telefono prese a squillare e lo afferrai dalla borsa, notai che si trattava del mio collega, Mike.

«Pronto, Mike»

«Hope, forse abbiamo trovato l'assassino.»

Mi fermai di scatto e le mie orecchie si tesero a quelle parole, Jenny mi guardò confusa e le feci segno con la mano di aspettare.

«È arrivata una soffiata da parte di una certa Vera che dice di convivere con quest'uomo.»

«E possiamo fidarci?» Risposi scettica.

«Ha abbastanza informazioni riservate e tentare non nuoce. Abbiamo l'indirizzo, ti aspettiamo?»

«Mandami l'indirizzo, voi iniziate ad andare prima che lo perdiamo ancora!» Dissi iniziando a correre stavolta.

Spiegai di fretta a Jenny la situazione che mi seguì pure lei ansiosa.

«Dici che è la volta buona?» Mi domandò mentre guidavo di fretta.

«Non lo so ma spero di sì.»

Il Gusto Del ProibitoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon