16° Capitolo - Sto sbagliando?

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Ti devo parlare, incontriamoci al Retrò Bar nel pomeriggio. Non mancare, per favore.
Caleb.
Da: Sconosciuto, 03:47 p.m.

Lessi più volte il messaggio come a non volerci credere. Sospirai cercando di capire quale fosse la decisione giusta da prendere ma non potevo andarci e far finta di essere con un amico di vecchia data al tavolo come se niente fosse.

Io avevo deciso di chiudere quella storia che mi aveva procurato troppi pensieri dopo la mia fuga ed ero sicura che se l'avessi rivisto avrei peggiorato la situazione sia nei miei confronti che nei suoi.

Scossi la testa dicendomi che non dovevo andarci, era un capitolo chiuso della mia vita e come tale non doveva più venire a galla. Presi i fascicoli in mano e continuai a esaminarli.

«Hope, abbiamo trovato una pista su Selene Rodriguez!»

Melinda molto sbrigativa fece irruzione nel mio ufficio.

Annuì e mi alzai dalla scrivania, uscì dall'ufficio ed andai da Scott che appena mi vide si alzò ponendomi davanti delle foto, ritraevano l'arma del delitto.

«Quest'arma era di Clark Dawson, il quale è stato ritrovato morto due giorni fa in un vicolo, simile all'omicidio di Selene. Ciò vuol dire che l'assassino è uno e non saranno le ultime vittime nella sua lista.»

«Io parlerei col marito della Rodriguez, si sa che dirige molti traffici nonostante in questi anni non si siano trovate prove per incastrarlo deve per forza sapere qualcosa.»

«Non avete prove per sostenere tutto ciò!» Ringhiò Richer contro di me, Scott e Melinda.

Mi avvicinai prendendolo per la cravatta costosa che valeva più di lui e lo tirai verso di me.

«Senti figlio di buona donna, noi non ci siamo capiti, meglio che inizi a parlare se no’ sarò io a piantarti una pallottola su’ per il culo e non aspetterò che sia l'assassino delle due ragazze ad ucciderti. Cosa preferisci, Richer?» Sputai contro di lui cercando di calmarmi.

Deglutì a vuoto guardandomi con gli occhi spalancati e lasciai andare la sua cravatta di scatto, diedi dei colpetti su di essa lisciandola e sorrisi mentre mi allontanai leggermente. Era difficile rimanere calma davanti a tanta ignoranza e presunzione.

Ero stata cresciuta da mia madre con dei sani principi da rispettare e non tolleravo certi atteggiamenti, era come buttare benzina sul fuoco nonostante esso fosse già acceso.

Mia madre era quella persona su cui potevi contare e mi ero promessa d'essere sempre come lei, di migliorare il mondo ed addolcire la cruda realtà.

«Clark è il braccio destro di Caleb Winslet. È molto ingenuo e si fa prendere abbastanza per i fondelli, basta che gli si dia una mazzetta ed è capace di tradire chiunque, persino il suo amicone da anni. Caleb nonostante ci tenesse a lui preferiva gli affari e il suo benessere, se volete andare fino in fondo a questa storia la persona più indicata con cui discutere è Caleb.»

Ascoltai attentamente Richer e sentì dei brividi percorrermi la schiena, non potevo rivederlo, non dopo tutto quello che era successo, nonostante fosse stato proprio lui a chiedermi d'incontrarci.

Non sarei riuscita a concludere un discorso sensato con lui davanti ai miei occhi. Avevo paura di non riuscire a tenere il confronto con il suo sguardo, di capire che nonostante il tempo passato non sia riuscita ad andare avanti.

Nell'auto di Scott regnava il silenzio spezzato dal rumore della cicca di Melinda. Osservavo le case e gli alberi passarmi veloci accanto.

Hope scappa, vai via!

Sentì la voce di mia madre risuonare in testa e capì che non avrei potuto tradire mia madre in quel modo, lei non me l'avrebbe perdonato se fosse stata lì in quel momento, non potevo lasciare quel che per anni mi ero guadagnata per qualcuno come Caleb. Scott mi richiamò più volte risvegliandomi dai miei pensieri e girai il volto verso di lui aspettando di sentire quel che voleva dirmi.

«Mi chiedevo se tu questa sera volessi uscire a cena fuori, con me.»

Dischiusi le labbra meravigliata.
Scott aveva un debole per me e si sapeva da tanto ma non pensavo che arrivasse a chiedermi di uscire però dopotutto sarebbe stato un bene per me, avrei cercato di dimenticare quell'uomo che da giorni occupava la mia mente e chi può dirlo, forse sarei riuscita ad amarlo col tempo.

Accettai cercando di sorridergli il più possibile.

Tornò il silenzio tombale nella macchina e presi il telefono navigando su Internet e mostrandomi interessata ai nuovi pettegolezzi ma sinceramente non poteva importarmi di meno sulle star di Hollywood che si tradivano fra di loro o divorziavano.

Amavo la musica, era l'unica vera via d'uscita tra le tante porte disegnate, cantare per me è sempre stato liberatorio, quando volevo sfogarmi prendevo le cuffiette e mettevo le canzoni che in quel momento rappresentavano il mio stato d'animo ma ho sempre odiato spettegolare sulle celebrità, a differenza delle mie coetanee non stavo col telefono in mano ad aspettare una nuova succulenta notizia da criticare.

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