4° Capitolo - Incontri indesiderati

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«Scott, ho trovato un indizio che potrebbe essere fondamentale!» Esclamai, presi il bigliettino con un indirizzo su scritto e gliel'ho mostrai.

Oltre alla lettera trovai quel bigliettino che poteva portare ad una nuova pista che forse ci avrebbe aiutato. 

«Il Greenwich è il quartiere dove circola più droga e furti di ogni genere. Se la vittima aveva questo indirizzo vuol dire che conosceva qualcuno che frequentava quel posto o lei stessa lo frequentava.» Annuii e gli dissi che sarei andata ad investigare.

Quel quartiere mi sembrò un deserto popolato da’ delle case ma senza anima viva, non si sentiva nessun suono e questo mi fece un po' paura, c’era troppo silenzio per essere un quartiere così famoso per i suoi giri.

Scesi dalla macchina tenendo la mano sinistra sulla pistola che era messa nella sicura sul fianco ed iniziai a camminare, guardandomi intorno attentamente, non volevo tornare alla centrale con una gamba sparata o solo Dio sa cos'altro.

«Oh oh, guarda qui chi abbiamo!» Una voce dietro di me parlò e mi girai di scatto trovando due tizi osservarmi con uno sguardo che non mi piaceva per niente.

«Cosa ci fai qui, gattina?» Chiese ancora quello che sembrava essere il capo tra i due.

Era abbastanza alto, tanto da farmi sentire per il mio un metro e settantasei una nana in confronto a lui. I suoi capelli erano neri come la pece, gli occhi erano scuri che per via della poca luce sembravano di un nero intenso, il fisico scolpito e nascosto in una maglia a maniche corte ed un paio di jeans scuri. L'altro era più trasandato, fisico asciutto, coperto da una maglia verdognola con sopra una felpa senape e dei jeans stile militare, i capelli erano di un castano chiaro spettinati e gli occhi, come l'altro, molto scuri.

«Sto giocando a nascondino.» Risposi ironica.

Il trasandato si mise a ridere invece l'altro mi rivolse uno sguardo truce per poi cercare d'avvicinarsi. Impugnai ancor di più la pistola e solo allora si rese conto che ero armata, si fermò di scatto e ghignò.

«Pensi di fermarmi veramente con quella pistola? Mi sono state rivolte così tante pistole addosso e non solo pistole ma diciamo che erano . . .» Esclamò, continuando ad avvicinarsi.

«Più uomini . . .» Continuò, quasi in un sussurro impercettibile.

«Non ti muovere!» Gridai mentre sparai un colpo sull'asfalto facendogli capire che non stavo scherzando ma quel che ottenni fu una risata gutturale da parte sua.

«Sei molto divertente, ragazzina.» Ghignò per poi finire la frase in un sussurro.

«Non ti consiglio di scherzare troppo.» Esclamai cercando di mostrargli la sicurezza che iniziò a vacillare, senza saperne il motivo.

«Caleb, la ragazzina è dura, perché non l'addomestichi un po'?» Disse improvvisamente l'altro, gli rivolsi uno sguardo arrabbiato.

«Vuoi ritrovarti senza palle? La mira non mi manca!» Esclamai puntando la pistola nelle sue parti basse.

Si ammutolì di scatto e indietreggiò inconsapevolmente.

Ero troppo occupata a prendere di mira il tizio trasandato che non mi resi conto quando l'altro scomparì dalla mia vista.

Feci per girarmi e guardarmi intorno quando un respiro caldo mi precedette colpendomi il collo, delle mani si posarono sui miei fianchi stringendoli con possessività.

«Bambolina non sei così agile, non è lecito, volevo avere un vero confronto.»

Quello che da quanto capì si chiamava Caleb mi sussurrò all'orecchio, mandandomi una strana carica e dei brividi lungo la spina dorsale.

«Lasciami!» Ringhiai a denti stretti e cercai di liberarmi ma ottenni soltanto una presa più ferrea

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«Lasciami!» Ringhiai a denti stretti e cercai di liberarmi ma ottenni soltanto una presa più ferrea.

«Risposta sbagliata, bambolina!» Sussurrò per poi puntarmi al collo un coltellino.

«Hai sbagliato posto in cui venire, bambolina. Dovevi rimanere per le strade sicure a giocare a fare l'agente dell'anno . . .»

«Sappi che appena riuscirò a liberarmi questo coltellino lo sentirai molto a contatto con il tuo corpo!» Sussurrai con acidità e rabbia.

«Clark, vieni qui!» Chiamò il tizio trasandato di nome Clark e lui non tardò ad arrivare davanti a me.

«Tienila ferma!»

Clark si mise dietro di me e mi tenne saldamente i polsi alle spalle.

Caleb non tardò nel tornare e vidi che con sé aveva una corda, iniziai seriamente a pensare che non sarebbe finita per nulla bene.

Sentì la corda stringere i miei polsi fino a farmi male, cercai di divincolarmi e sorprendentemente riuscì a tirare una ginocchiata a Clark che era davanti a me per essere sicuro che non scappassi mentre dietro Caleb mi legava ma non riuscì comunque a concludere nulla visto che dietro di me vi era ancora Caleb che mi teneva.

«Sei aggressiva, bambolina. Mi piace!» Ghignò Caleb, non preoccupandosi del suo tirapiedi a terra che si teneva con le mani le parti basse.

Iniziò a camminare trascinando pure me per poi arrivare davanti ad un cancello di una casa abbastanza vecchia.

Oh no . .

Imprecai mentalmente quando mi spinse dentro la casa con dei mobili coperti da delle lenzuola bianche. Mi portò fino al primo piano salendo le scale e facendo attenzione che io non facessi qualcosa contro di lui.

Mi venne un colpo quando aprì una porta in cui vi era una camera da letto, era tutto nelle lenzuola tranne il letto e i comò vicino al letto.

«No, lasciami!» Iniziai ad andare in panico e a parlare a raffica.

«Smettila di lamentarti, bambolina, mi fa già male la testa a sentirti!»

«Mi fai schifo!» Gridai con tutta la rabbia che avevo in corpo.

«Oh, mi hai seriamente ferito!» Esclamò con ironia e finto dispiacere.

«Ora tu resti qui buona e la smetti di gridare se no’ non mi ci vorrà molto prima di metterti la lama del coltellino nel collo!» Mi sussurrò all'orecchio per poi spingermi sul letto e andare via chiudendo la porta, sentì la serratura scattare e capì che ero chiusa dentro.

«Io ti uccido, razza di vigliacco che non sei altro, mi hai sentito?» Iniziai a gridare come una forsennata.

«Io ti uccido!» Gridai ancora per poi lasciarmi andare sul letto sfinita non ricevendo alcuna risposta da dietro la porta.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now