26° Capitolo - Punto di vista di Melinda

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«Dov'è Hope?»

Scott voleva ad ogni costo parlare con lei.

Non voleva capire che in un momento come quello la miglior cosa da fare sarebbe stata lasciare Hope da sola per calmarsi e riflettere a mente lucida.

Un po' mi infastidiva il fatto che ci teneva così tanto a lei.

Volevo che provasse per me quel che provava per lei ma ciò non era possibile, lui preferiva sempre lei che me.

Ero io quella che doveva ascoltare i suoi continui complimenti verso Hope quando lei non era con noi.

Per quanto avrei potuto nascondere ancora i miei sentimenti per lui?

«Scott è da un quarto d'ora che ti ripeto sempre la stessa cosa: lascia che si calmi. Deve stare da sola, adesso.»

Scott si avvicinò con uno sguardo che non prometteva niente di buono.

«Melinda se non vuoi che mi arrabbio farei bene a dirmi dove si trova!»

«Perché te ne importa così tanto?» Gridai sembrando quasi un'isterica.

Scott rimase per un momento interdetto sul cosa fare.

«Perché si dà il caso che è la mia fidanzata e ci terrei a sapere dove si trova.»

«Se è così come dici tu perché non te l'ha detto lei stessa dove si trova.» Quel che uscì fu un sibilo, se voleva correre da lei l'avrebbe fatto ma senza il mio aiuto.

«Perché non vuoi dirmelo?» Urlò.

«Perché non voglio che ti importi così tanto di lei. Voglio che sia io il tuo costante riferimento e non lei.» Urlai a mia volta.
Appena mi resi conto di quel che avevo detto mi portai una mano sulla bocca sperando che fosse solo un brutto incubo e che da lì a poco mi sarei svegliata.

Scott rimase in una posizione scioccata e non disse più una parola.

«È a casa mia. Voleva stare da sola e così le ho detto che poteva rimanere da me.» Sussurrai abbassando lo sguardo.

Fece un passo verso di me e mi sfiorò con le nocche la guancia, la sua espressione era ancora scioccata ma in quel momento sperai veramente che mi avrebbe detto che provava anche il minimo di interesse per me, purtroppo fece il contrario di quel che mi aspettavo e speravo.

Si allontanò abbastanza da mettere distanza tra i nostri corpi e mi rivolse uno sguardo dispiaciuto, compassionevole e umiliante.

«Devo andare.» Sussurrò, quel che mi rimase furono il suono dei suoi passi che si dirigeva verso l'ascensore del dipartimento di polizia.

Osservai il suo corpo muoversi verso l'auto nel parcheggio, chiusi gli occhi e cercai di non piangere all'idea che in quel momento sarebbe andato da lei, avrebbe baciato e abbracciato lei, non me.

Quando li riaprì la sua auto era sparita, d'altronde come lui. Avevo bisogno di un caffè.

Feci dei passi lunghi e frettolosi per arrivare alla macchinetta del caffè.

Appena afferrai il bicchiere col caffè presi le mie Marlboro ed uscì nel terrazzo da cui si poteva ammirare tutta la città.

Le persone che correvano per le strade di fretta, gli autobus pieni di turisti incantati dal fascino della città e bambini che ridevano mentre giocavano tra di loro.

Non era una brutta città ma in quel momento mi sembrò priva di senso e vuota. Da qualche parte vi era Scott che stava correndo da Hope mentre io ero il quel dannato ufficio a bere caffè e fumare una sigaretta dopo l'altra per calmarmi.

«Signorina Pool, dov'è l'agente Harvey? Non mi sembra che io gli abbia dato il permesso di assentarsi dal lavoro.»

In quel momento mancava solo il capo a mettere i bastoni fra le ruote. Mi girai con una calma impressionante che non era da me.

«E non le è concesso fare pause per fumare durante l'orario lavorativo.»

Strinsi forte il bicchiere nella mano ma poco dopo mi calmai, non potevo sbagliare nei confronti del capo, dopotutto non aspettava altro che una mia gaffe per buttarmi fuori a calci.

«Mi scusi, capo. L'agente Harvey è dovuto scappare per via di un improvviso malore di un suo parente.»

E dopo quel che era successo mi toccava pure coprirlo a lavoro. Anche se la tentazione di dirle dove si trovava veramente era tanta scelsi di non vendicarmi a tal punto da fargli perdere il lavoro.

«È inammissibile che se ne vada senza avvisare! Per questa volta chiudo un occhio ma dica al signor Harvey che la prossima volta troverà il foglio del licenziamento sulla sua scrivania!»

Il capo se ne andò ancheggiando nella gonna nera, stretta e lunga fino al ginocchio come se tutti dipendessimo da lei, in un certo senso era vero ma pretendeva anche che ci comportassimo da segretari personali oltre agenti.

Scott, quanto avrei dovuto ancora coprirti per Hope?

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