31° Capitolo - Una cena romantica al disastro

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Mi attaccai i capelli con una molletta qualunque pescata nella pochette sul mobiletto in marmo del bagno e mi guardai allo specchio, passai lievemente i polpastrelli sul viso e accarezzai la piccola cicatrice all'altezza del sopracciglio.

«Mamma, perché papà mi ha lasciato questo segno?»
«Tesoro, papà era triste e ha sbagliato, ora ti passa, tu per adesso vai nella tua stanza e non uscire fino a quando te lo dico io.» Mi rispose accarezzandomi il viso con le lacrime agli occhi e un sorriso che si vedeva da chilometri quanto fosse finto. «Eccoti, disgraziata!» Mio papà gridò spuntando dal nulla verso mia madre ed io saltai sul posto dalla paura. «Fermo, c'è nostra figlia davanti, lasciala andare nella sua camera, ti prego.»
Avessi potuto aiutarla l'avrei fatto ma in quel momento ero paralizzata e impaurita da quel che mio papà avrebbe potuto fare, non ci pensai due volte ad ascoltare mia mamma e scappare nella mia cameretta, mi chiusi dentro e sentì dei suoni sordi come schiaffi e altro, mi tappai le orecchie con le mani cercando di distrarmi il più possibile e chiusi gli occhi cantando nella mia mente la canzoncina che mia mamma mi cantava sempre prima di andare a dormire per farmi tranquillizzare.

Scossi la testa avendo in mente quei ricordi bui e decisi di andare ad indossare il mio tubino per iniziare una nuova giornata di lavoro, come sempre avrei trovato tutti molto indaffarati, chissà quanti post-it, ciambelle e altro avrei trovato se solo mi fossi messa a controllare nei cassetti dei vari agenti impiegati ai computer.

Quando arrivai davanti all'edificio parcheggiai di fretta l'auto e scesi, afferrai la mia piccola valigetta dove tenevo i fascicoli dei casi ancora in corso e non facendo attenzione, essa si aprì ed i fogli si sparsero per terra, sbuffai amareggiata pensando che meglio di così non poteva iniziare la giornata, iniziai a riordinare i fogli fino a quando una mano non si posò su un foglio per terra.

«Hei, mi dia il foglio immediatament-» Mi interruppi appena alzai lo sguardo e vidi davanti a me con un sorrisino soddisfatto Caleb.

«Ancora tu, si può sapere che ci fai davanti a me e ridammi quel foglio!» Dissi alzandomi e strappandoglielo dalle mani con rabbia.

«Ma come, non ti sono mancato, dolcezza?» Esclamò ridendo.

«Per niente, anzi se fossi sparito tempo fa sarei stata anche più tranquilla che averti adesso in mezzo ai piedi!» Risposi a tono anche se in quel momento avrei voluto solo dividergli la testa in due e cercare di vedere se avessi trovato dei neuroni ancora funzionanti.

«Tecnicamente ancora non lo sono in mezzo ai tuoi piedi ma se vuoi possiamo provvedere subito, ti assicuro che starei anche meglio in mezzo alle gambe.» Disse facendomi l'occhiolino.

Rimasi a dir poco scioccata, spalancai la bocca per poi insultarlo mentre mi dirigevo verso l'edificio, non ero mai stata così contenta di andare al lavoro e di entrare nel mio ufficio fino a quel momento.

«Facciamo così, se stasera vieni con me a mangiarci qualcosa prometto che farò il bravo e non ti stresserò, perlomeno fino a stasera!» Esclamò afferrandomi un braccio per fermarmi dalla mia scappatella.

«Ma hai per caso la febbre o hai sbattuto la testa da qualche parte?» Gli risposi con ironia, non avevo alcuna intenzione di andare a sedermi con lui ad un tavolo dopo tutto quello che mi aveva fatto passare, per non parlare del suo carattere a dir poco di cattivo gusto.

«Dai, che ti costa? Una serata e basta, promesso. A meno che poi tu mi voglia rivedere, sparirò dalla circolazione.»

«Cosa me lo garantisce che sarà così?» Incrociai le braccia al petto e lo guardai inarcando un sopracciglio con fare sospettoso mentre aspettavo una sua risposta, perlomeno plausibile.

«Hai la mia parola d'onore.» Esclamò, appoggiandosi la mano all'altezza del cuore teatralmente.

Sbuffai accettando mio malgrado, già sentivo che me ne sarei presto pentita ma ormai ero in pista e dovevo ballare.

Quando tornai a casa era oramai sera inoltrata, avevo passato tutta la giornata in ufficio grazie all'ultimo caso mi ero dimenticata quanto fosse noioso ma allo stesso tempo gratificante sedere su una sedia girevole in un ufficio con dei colori monotoni che non davano per niente l'idea di vivacità e spensieratezza. Per un attimo mi tolsi totalmente dalla testa l'appuntamento con Caleb, sfortunatamente poco dopo lo ricordai e iniziai a correre per casa preparandomi di fretta e furia come sempre sarei stata in ritardo ma la differenza è che quella volta non me ne importa se fossi arrivata tardi.

Mentre mi passavo la spazzola sui boccoli fatti attentamente con la piastra sentì il campanello suonare e sistemai un po' il casino che avevo sistemato per poi scendere di corsa le scale, mi guardai un attimo allo specchio per assicurarmi che non avessi nulla fuori posto, anche se nella mia testa mi chiesi perché ci tenevo poi così tanto a rendermi presentabile se in fin dei conti non mi importava di quel appuntamento.

Aprì la porta e capì che per me quella serata sarebbe stata la fine.

Il Gusto Del ProibitoHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin