Capitolo 59

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«Bel . . . posto.» Dissi a disagio guardandomi intorno.

L'appartamento seppur modesto era attrezzato con tutto l'indispensabile, lo stile era molto retrò con qualche nota rustica. Mi colpì l'enorme cucina che padroneggiava nell'open space affiancata dal soggiorno.

Era di un nero lucido con finiture bianche, una penisola dominava affiancata da dei sgabelli in pelle bianchi.

«Fai ciò che vuoi, non curiosare nella mia stanza, però.» Esclamò per poi dirigersi verso un corridoio che portava a quattro porte bianche in legno.

«Mi vado a fare la doccia, mi vuoi assistere?» Disse schioccandomi un'occhiolino.

Gli mandai un'occhiata truce, al ché se ne andò ridacchiando, presumo, in bagno.

Continuai a guardarmi intorno con circostanza, essendo rimasta da sola ed appena dedussi che nessuno poteva interrompere quel che avevo in mente di fare, agì.

Presi la rincorsa e mi buttai sul divano che era ad acqua, come mio solito, rischiai di fare un casino e allagare il soggiorno. Rimbalzai felice sul divano e fissai l'enorme televisione che mi si parava davanti.

Precisamente da 77 pollici.

Afferrai il telecomando dal tavolino in vetro e l'accesi, non potei evitare di buttarmi appositamente con forza sul divano.

Adoravo rimbalzare.

Intenta a guardare che programmi ci fossero iniziai a sentire un fischiettio strano, mi guardai intorno preoccupata ma tutto sembrava nella norma finché non guardai sotto di me e vidi il divano che iniziava ad afflosciarsi lentamente.

«No, no, no!» Iniziai a ripetere con ansia.

Se l'avesse visto Caleb, mi avrebbe uccisa.

Iniziai a cercare il possibile foro nel divano e poggiai le ginocchia sul tappeto quando notai un buco minuscolo dove ero precedentemente seduta.

Ben presto il pavimento iniziò a riempiersi d'acqua ed andai nel panico non sapendo cosa fare.

Cercai di coprire il foro con un panno ma servì a niente perché lentamente pure quello si inzuppò d'acqua.

«Allora, cosa hai -»

Alzai di scatto la testa e vidi Caleb sulla soglia del soggiorno fissare scioccato me o il divano, probabilmente entrambi.

«Ecco, c'è stato un problema di percorso.» Dissi grattandomi il collo per l'imbarazzo.

Si avvicinò velocemente e balbettò quando vide due panni zuppi d'acqua sul tappeto e il tappeto stesso bagnato dal divano ormai diventato una tavola da surf.

«Cosa, cazzo, hai combinato?» Esclamò rabbioso.

Trasalì sul posto per il tono di voce e ridacchiai per sdrammatizzare anche se in quel momento avrebbe, probabilmente, voluto strozzarmi.

«Non era nel programma.» Dissi alzandomi.

«Mi sono seduta con una mossa da Bruce Lee ma il divano non ha retto.» Continuai gesticolando.

«Si è forato. Ho cercato di rimediare ma non ci sono riuscita.» Mi giustificai.

Corrucciò la fronte e spostò la sua attenzione sul mio viso. Arrossì come un granchio perché solo in quel momento mi resi conto che l'unico elemento che lo copriva era un asciugamano microscopico nelle parti basse.

«Tu, pensavi veramente che un panno avrebbe fermato la fuoriuscita d'acqua di un divano più grande di te?» Ironizzò.

Evitai di rispondere perché mi avrebbe presa in giro ulteriormente. Insomma, io volevo solamente sistemargli quel dannato divano.

«Ti lascio cinque minuti da sola in casa mia e succede questo.» Disse senza guardarmi.

Probabilmente per lo shock.

Stava anche parlando da solo o con se stesso.

«Dovrò chiamare qualcuno che lo venga a sostituire. Hai in mente, per caso, pure di tagliare i fili del telefono?» Continuò prendendomi in giro..

Lo guardai stizzita e incrociai le braccia al petto, offesa. Va bene che avevo rotto il suo divano ma non l'avevo fatto intenzionalmente e questo umorismo nero era un tantino esagerato.

«Se vuoi farti una doccia, lì c'è il bagno. Sei zuppa!» Disse con un cenno di testa verso la porta dove era entrato lui non tanto tempo fa.

«No, grazie.» Risposi senza nemmeno pensarci.

La paura di ritrovarmelo in bagno mentre ero sotto la doccia era troppa per poter accettare ed in più mi sentivo un peso.

E pensandoci, sarebbe potuta spuntare da un momento all'altro la sua ragazza, Ashley.

«Insisto. Puzzi peggio di un maiale.» Disse ridacchiando.

«Punto uno: non è vero.» Controbattei alzando l'indice verso il suo petto muscoloso che stava distraendo gran parte della mia materia grigia mentale.

«Punto due: hai una ragazza, non mi sembra il caso.» Gli ricordai stizzita.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now