Capitolo 4 - Punto di vista di Caleb

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Sentivo ogni goccia scivolare sul mio corpo, come si bruciasse, come se fosse qualcosa di proibito mentre pensavo a Hope Anderson, un agente dell'FBI che avrei volentieri messo in riga con il suo carattere troppo audace anche davanti a chi, come me, poteva farne ciò che voleva, era pur sempre una donna.
Una donna che non avrebbe avuto la forza di respingermi ma qualcosa mi disse che l'avrei rivista, o forse no, forse sarebbe rimasta solo un ricordo, anche se non mi sarebbe dispiaciuto risentire le sue parole piene di ironia ma che mandavano vibrazioni in tutto il corpo e mi facevano pensare i mille modi in cui avrei potuto domarla, magari su un tavolo, magari nel letto o semplicemente con un bacio.

Ringhiai dalla rabbia nella doccia, non volevo rimanesse solo un ricordo ma raggiungerla mi era impossibile dato che non sapevo nemmeno dove si trovasse.

Dopo la doccia rinfrescante mi vestì con il mio completo nero abbinato alle scarpe nere lucide e sistemai i capelli con un po' di gel, mi guardai allo specchio un'ultima volta e sorrisi, come non potevano le donne innamorarsi di me?
Pensai mentre afferravo le chiavi della BMW per poi sfrecciare nell'affollata città metropolitana.
Il telefono squillò e appena vidi il nome di Jack Barlow sospirai, era un coglione però mi serviva per i miei affari, insomma . . . dovevo tenerlo con me anche se il desiderio di mandarlo via a calci era inestimabile.

«Caro Jack, come stai?» Esclamai con finto entusiasmo.

«Caleb, la consegna è saltata!»

Frenai di colpo infischiandomene delle auto che iniziarono a suonare insistentemente e sbrai infuriato contro di lui, non ha portato a nulla di buono se non farmi scoprire per poco.

«Vediamoci tra mezz'ora al Jungle Bar!» Urlai per poi riattaccare senza aspettare una risposta.

L'avrei ridotto a pezzi, quell'infame.
Mi fermai davanti ad un bar mai visto di nome Jane Bar ed entrai, mi sedetti al bancone e chiesi un doppio whisky mentre mi guardavo intorno, non era il classico posto con le cameriere che erano più spogliarelliste che altro ma in quel bar erano tutte vestite con dei strani pattini e dei grembiuli bianchi ricamati nei bordi col rosso, ridacchiai, non ero mai entrato in un bar folle come quello.

«Desidera altro?» Mi chiese il ragazzino davanti che poteva avere non più di vent'anni.

Gli sorrisi con un sorriso di circostanza rispondendo con un "no" per poi tornare a fissare il locale e le persone che mangiavano ridendo tra di loro, sembrava quasi di tornare alle mense scolastiche.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now