Capitolo 24

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«Dubito siano stati i genitori della ragazza, i segni parlano chiaro: l'omicida è lo stesso delle altre due ragazze.» Dissi a Jenny che mi rispose con un cenno di approvazione.

«Io penso che quella ragazza non sa cosa sia successo alla vittima ma è la solita storiella romanzata.» Replicò lei.

Poggiai il fascicolo con i documenti sulla mia scrivania e presi il cappotto dalla poltrona in pelle, indossandolo.

«Allora io vado a casa, magari lavorando con più tranquillità riuscirò a farmi venire qualche indizio in mente!» Esclamai prendendo il fascicolo in mano.

Jenny annuì e mi venne dietro mentre uscivo dal mio ufficio, la sentì sbuffare ma feci finta di nulla e continuai a camminare.

«Sai il tizio del bar?» Mi chiese ad un tratto.

Arrestai la mia camminata e mi voltai verso di lei che mi osservava rigirandosi le dita delle mani con riluttanza.
Annuì come per dirle di continuare a parlare.

«L'ho lasciato.» Disse tutto d'un fiato.

I miei occhi divennero due palline da ping pong e la mia mascella era metaforicamente a terra.

«Ma tu eri fissata con lui.» Risultò più una domanda la mia poiché non seppi nemmeno io se avessi presupposto male.

Si sedette su una sedia e sospirò guardandosi le mani.

«Beh . . . sì ma ho scoperto che mi ha tradita perciò ho troncato.» Disse gesticolando.

Stavolta sbuffai io e roteai gli occhi per il fastidio che il tizio mi stava facendo nascere.

Il mio caffè glielo avrei buttato addosso la prossima volta che ci sarei andata.

«Hai fatto la scelta giusta!» Le risposi e mi avvicinai per poi abbracciarla.

Perché con gli altri riesco ad essere una perfetta psicoterapeuta mentre se si tratta della mia vita incasinata sono un totale disastro?

Mi chiesi mentre ero abbracciata a Jenny. Dopo qualche secondo si staccò da me e mi sorrise forzatamente.

«Vuoi venire a casa mia?» Le chiesi sorridendole.

Negò con la testa e si alzò in piedi, feci la stessa cosa pure io.

«Preferisco rimanere qui per non pensare alla mia misera vita.» Esclamò portandosi una mano sul cuore.

Roteai gli occhi perché tornò la solita Jenny e la salutai ridacchiando per poi avviarmi verso l'ascensore.

Non vidi Caleb da giorni, dalla nostra ultima litigata non mi mandò un messaggio, un biglietto o semplicemente non si è più fatto vivo.
Pensavo che forse ero stata troppo crudele nei suoi confronti o forse lui era stato troppo sensibile alle mie parole che in fondo sapeva pure lui che erano la pura verità.

Non posso dire la stessa cosa per Daniel che mi chiamava ogni volta che ne aveva la possibilità, incluso messaggi e prove d'amore con fiori, bigliettini e cioccolatini lasciati di fronte alla porta del mio appartamento, il ché mi faceva sentire lusingata ma anche stressata poiché non era la persona da cui avrei voluto ricevere quelle attenzioni ma lo sapevo: Caleb non si sarebbe mai e poi mai presentato da me con cioccolatini o messaggini d'amore.

Quindi sì, dovevo rassegnarmi.

Il Gusto Del ProibitoWhere stories live. Discover now