Capitolo 91

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< In realtà volevo dirti che mi sento stanca per il viaggio e probabilmente non starò ancora poi molto a questa bellissima, quanto noiosa, festa, quindi volevo chiederti se il tè me lo poteva portare il tuo cameriere preferito nelle mie stanze private questa sera >.

< Come potrei negare qualcosa alla mia carissima amica? >




Allo scoccare delle dieci di sera, lui si fece trovare davanti alla porta della camera dell'ospite tanto speciale.

Delicatamente bussò e aspettò che la donna gli permettesse di entrare.

Appena percepì un debole "entra pure" il ragazzo abbassò la maniglia e si trovò di fronte ad una stanza poco illuminata.

A malapena riuscì ad intravedere la figura della donna che già in abiti da notte lentamente si spazzolava i  lunghi capelli castani, seduta davanti alla toeletta.

Dallo specchio il ragazzo si accorse che ancora indossava quella maschera dorata.

< Appoggia la tazza su quel tavolino > mormorò la donna senza staccare per un attimo quei suoi occhi verdi dalla figura del ragazzo, mentre con la spazzola indicava il piccolo mobilio che si trovava di fronte a due poltrone di broccato.

La stanza urlava lusso e sfarzo ad ogni angolo, la signora gli aveva riservato la camera migliore che quella casa possedeva, altro motivo per crede che questa donna aveva una grande influenza, quindi era meglio rimanere nelle sue grazie.

Un brivido di paura risalì per l'ennesima volta lungo la spina dorsale del cosiddetto Jack, ma subito cercò di scacciarlo via, reputandolo frivolo e privo di fondamento.

In fondo si era già ritrovato davanti a persone di una certa classe sociale, quindi non capiva perché questa volta doveva essere diverso.

Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle e subito fece quello che la donna gli aveva ordinato, poi si mise in piedi vicino al muro, pronto per ricevere qualsiasi richiesta sarebbe provenuta da quella donna.

Lei lentamente finì di spazzolarsi i lunghi capelli scuri, poi posò la spazzola e con una leggiadria innata si alzò dalla toeletta e si diresse verso una delle poltrone, dove prese posto senza emettere un solo fiato o rumore alcuno.

Con una mano scostò di poco una manica della vestaglia e con l'altra prese la tazza e se la portò al viso, annusando l'aroma che proveniva dalla calda bevanda.

< Lo hai fatto tu? >

Emise finalmente lei, prima di premere leggermente le labbra sulla superficie di fine porcellana inglese e assaggiare quel nettare dorato.

< No signora, il cuoco ufficiale della casa >

< Avrei preferito che fosse preparato dalle tue mani >

< Se lo desidera, vado immediatamente a cambiarlo e provvederò a farvelo uno personalmente > disse subito il ragazzo, non volendola contrariare in alcuno modo.

< Non importa > rispose lei brevemente, prima di tornare a sorseggiare la bevanda.

Il ragazzo era abituato a stare ore in piedi ad aspettare gli ordini provenienti dalla sua signora, ma non conoscendo questa donna, non sapeva se avrebbe dovuto parlare o tacere, a meno che lei non gli avesse concesso la parola, con i nobili non si sapeva mai quando avrebbe potuto offenderli in qualche modo.

< Perché non dici nulla? Non sei curioso di sapere il motivo per cui ho richiesto tra tutti proprio la tua presenza? > chiese lei, alzando appena lo sguardo dalla tazza e imprigionandolo di nuovo in quello del cameriere.

KANGSHINMU  강신무Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora