CASA, CRUDELE CASA

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Iniziò a piovere. Ed io, indifferente, lasciai che quelle gocce mi bagnarono fino ad arrivare alla mia pelle. Ero sempre sull altalena, ormai era diventato un vizio.
Qualcosa di caldo mi attraversò il viso. Mi misi la mano sotto gli occhi, stavo piangendo senza essermene accorta. I ricordi iniziarono via via ad accumularsi, alcuni insignificanti, senza senso, noiosi, altri strani e crudeli.
Mi alzai, quasi senza forze, e mi incamminai di nuovo, decisa a scoprire cosa ci fosse in quella casa.
La porta era ancora aperta, ma di lui non c'era traccia, anche se qualcosa era cambiato.
I muri erano percorsi da segni di artigli molto profondi. La fodera del divano era strappata facendo intravedere le molle arrugginite. Il televisore aveva lo schermo rotto. Sulla parete c'era ancora il suo simbolo, con attorno schizzi rossi.
sangue, ma di chi?
Salii al piano superiore e, non sapendone dell'esistenza aprii una botola sul soffitto. Una scaletta portava alla soffitta.
C'era solo un baule molto grande, ricoperto di polvere, in mezzo alla stanza. Lo aprii trovandolo quasi vuoto, apparte un album da disegno, una macchinetta fotografica e una bambola.
Era identica a lui, alta, sottile, corpo bianco, senza volto e smoking.
Mi misi tutto nella mia sacca senza fondo, un oggetto a me caro.

Ero davanti all'entrata ma qualcosa mi bloccava, non volevo uscire di lì prima di aver scoperto chi erano i miei veri genitori. Volevo ricordare il tempo passato lì dentro.
Mi concentrai, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, come avendo la forza di far riaffiorare quei ricordi da uno degli angoli della mia mente.
Aprii gli occhi e la vista divenne rossa, quasi color sangue.

Si sentivano delle urla venire dal piano di sotto. Ero nella mia cameretta, sotto le coperte del letto. La porta era aperta a spiraglio, facendomi intravedere delle figure salire le scale e allontanarsi. Stavano bisbigliando, quasi non volessero che ascoltassi. Ma io sentivo tutto.
-non la sopporto, quella non è mia figlia, lo notano persino i nostri vicini che è diversa e anche la scuola. Devi fare qualcosa, anche se la rinchiudo in cantina, lei non cambia, rimane indifferente, con quello sguardo superiore. Dovresti vedere come mi guarda. Un giorno o l'altro gli strappo la faccia, letteralmente!- disse lei fredda.
-so cosa provi, non sai come vorrei ficcarli una pallottola in testa quando mi risponde con quella voce ferma. È come tutti dicono. È una strega, un mostro, il diavolo in persona. Dobbiamo fare qualcosa, hai ragione.- disse lui.

Ero appena tornata da scuola, loro erano davanti a me che ero appena entrata. I loro sguardi da pazzi, con i sorrisi agghiaccianti, come la carta da joker. Mi mettevano i brividi.
-sai che giorno è oggi cara?!- disse lei beffarda. Da dietro arrivò un ragazzo un po' più grande di me. Mio fratello?
-è il tuo compleanno non ricordo?!- fece lui ghignando.
Sentivo i loro pensieri "il giorno in cui apparve questa strega, questo mostro di figlia, di sorella".
Apparve...?

Loro mi picchiano e mio fratello, come di solito dovrebbero fare con i fratelli più piccoli, non mi proteggeva, anzi, pure lui mi picchiava.
Che avevo fatto per meritarmi una famiglia del genere??!! Questi non sono i miei genitori! Mi ripetevo.

Mi risvegliai da quel l'orrore di ricordi, quasi preferivo non esserci mai venuta in questa città. Sarei dovuta rimanere a casa con i miei genitori adottivi e andare avanti. Mi sentivo tradita da loro, dai miei genitori naturali e da me stessa. Tradita da quella città e da chi ci aveva vissuto.
Avevo ritrovato la mia infanzia con molti sforzi e amare conseguenze, ma sentivo che c'era ancora qual cosa che mancava.
Perché tutta quella comunità mi aveva trattato così male? Come se fossi diversa da loro, un mostro, una strega come dicevano loro?
Perché?!
E soprattutto, cosa centrava lui, lo Slenderman con questa storia, perché c'era quel simbolo sul muro di casa mia, perché l'ho incontrato proprio in questo momento così delicato e fragile? E perché nel baule avevo trovato quella strana bambola che, dal primo momento me la sono sentita come mia?
Basta, ho troppe domande per la mente, devo rilassarmi un momento o crollerò esausta per gli sforzi di oggi.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now