SOSPETTI

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Un altro noiosissimo giorno come tutti, del resto.
Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio colazione ed esco. Il solito, con le solite cose.
Scendo dall'appartamento, e per la strada verso la libreria, incontro Veronica che come al solito è tutta frizzante.
-ehi Blum! Pronta per altri libri?!-certamente.
Mi chiedo che cosa assuma per essere così energica ogni giorno. Non si stanca mai!
-ti prego Vero, non urlarmi nelle orecchie di prima mattina- faccio io annoiata e con espressione indifferente.
-ouw scusa, comunque oggi stai tu fra gli scaffali?- alla mattina decidiamo chi delle due sta in cassa o a sistemare i libri e a servire i clienti.
Come al solito, preferisco starmene per conto mio, sola ad ascoltare musica mentre riempio di libri le mensole.
-si tranquilla, faccio io anche oggi- le affermo, prendendola sotto braccio.
Tra le due sono la più alta. Lei porta gli occhiali, ha dei capelli lunghi castani, pelle chiara ed occhi di un color cioccolato latte.

-ok, come vuoi tu- lei si libera dalla mia pressa possessiva per aprire la porta in vetro del negozio.
Appena entro un profumo di carta fresca e di copertine nuove si insinua dolcemente nelle mie narici, una cosa che amo del mio lavoro, oltre che a starmene fra i libri.
Veronica si posiziona dietro la cassa e si sistema, io vado nel ripostiglio a prendere gli scatoloni dei nuovi arrivi.

Subito dopo aver girato il cartellino, da "chiuso" ad "aperto", un uomo varca la soglia.
Capelli grigi che, stranamente, non gli conferiscono un idea da vecchio ma di giovanile, occhi celesti e pelle chiara come la neve.
Porta un cappotto nero che gli fa le spalle larghe, camicia bianca classica, pantaloni che terminano sopra le caviglie lasciandole scoperte e delle scarpe in cuoio grigio.
Non so ma qualcosa in lui attira il mio sguardo.
Mi ricorda tanto qualcuno.

Lui si dirige nella mia direzione e chiede.
-scusi, potrebbe consigliarmi qualche poliziesco?- la sua voce è dolce ma di una tonalità un po' bassa.
-poliziesco macabro in stile Steven King o gialli?- gli domando io per precisone.
-sarebbe perfetto uno di King, grazie- subito mi viene in mente un libro che avevo letto alle superiori, l'unico di quel genere e di quello scrittore.
-"la bambina che amava Tom Gordon"? L'ha mai letto?- faccio io mentre mi dirigo verso lo scomparto gialli.
-mh, a dire il vero...credo proprio che sia l'unico libro che mi manchi- perfetto allora, subito lo cerco fra i titoli. Mi misi in punta di piedi per raggiungere lo scaffale più alto.
Toccai con le dita il dorso del libro, lo presi per i margini e lo sfilai dalla fila ordinata.
-É da molto in città?- gli chiesi.
La città in cui ero andata ad abitare non era molto grande. Tutti conoscevano chiunque: ed un ragazzo dai capelli color argento non passava di certo inosservato.
-No, sono qui per vedere una persona- mi disse.
I suoi occhi color ghiaccio si posarono sulla pelle del mio viso.

Mentre mi guardava gli zigomi con uno sguardo distante mi domandò:-E lei, invece?
Portò velocemente lo sguardo sui miei occhi, come se si fosse accorto di aver indugiato troppo nel guardarmi.
Un brivido freddo mi percorse le membra.
-Sono qui perché spero di non rivedere mai più una persona- ammisi.
I miei pensieri tornarono a quella notte, mi aveva guardato come se non mi conoscesse, quando mi aveva teso un agguato facendomi sentire come un animale in trappola.
Il petto mi bruciò, come se gli occhi di quel ragazzo avessero riaperto, con il solo sguardo, una ferita rimarginata solo in superficie.
-Perché?- mi domandò.
Gli tesi il libro.
Le sue dita lunghe e flessuose sfiorarono il dorso della mia mano. Erano fredde.
Sussultai.

-Perché l'amavo- mormorai più a me stessa che a lui.
-Al passato?- mi chiese con un timido sorriso sulle labbra. Notai con una certa sorpresa che mi superava in altezza.
Sollevai il viso verso di lui.
-Vorrei che fosse così. Ma temo che mi stia raccontado una bugia- dissi.
Sorrise mostrandomi i suoi denti bianchi ed affilati.
-Mi scusi per l'invadenza- si voltò, dirigendosi verso la cassa.
-Di nulla- sussurrai a mezza voce.
Spiai la sua figura.
Tese la mano con i soldi a Veronica, che lo stava guardando con gli occhi che brillavano. Lui se ne accorse e le guance rosa pallido di lei si tinsero di un tenue color vermiglio.
Uscì.
Ma prima di chiudere la porta si voltò verso di me. Non distolsi lo sguardo. Lo guardai, e lui mi rivolse un ultimo sorriso.
Chiuse la porta e sparì.

La giornata passò velocemente, come sempre dopotutto.
Il negozio chiuso alle nostre spalle, noi per la via di casa a chiacchierare, con il cielo nero della sera sopra le nostre teste.
-allora vieni a divertirti con noi domani sera?- mi offre lei.
-no non credo Vero, ultimamente non sono dell'umore giusto per festeggiare- il fatto è che non mi piace starmene fra la gente e, di feste non se ne parla.
-oh d'accordo, ma una sera verrai con me a prenderti un aperitivo!- mi intima lei punzecchiandomi con l'indice.
-vedremo! Io sono arrivata, a domani!- la saluto mentre apro la porta dell'edificio.
-a domani ciccina!- non la smetterà mai di chiamarmi in quel modo...però ormai non spreco più tempo a farglielo rimangiare, quasi lo gradisco.

Arrivo alla porta numerata 32, il mio appartamento.
Ho la sensazione che qualcuno mi stia tenendo d'occhio.

Don't forget my eyesTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon