WAR FOR BLOOD HUNGER

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Painter stava camminando per un corridoi, quando una striscia di sangue irregolare lo attirò dal guardare dentro una camera di contenimento. Sull'ingresso erano visibili schizzi di sangue coperti da della polvere avorio, un tanfo di sangue secco usciva dall'apertura della porta.
Si sentivano dei lamenti, un piangere straziato e ormai spento dal dolore. Scostando la porta e guardando dentro la stanza, i suoi occhi si spalancano increduli a ciò che stanno vedendo. Alle luci lampeggianti rosse, una massa amorfa rosso luminescente ricopre parte della parete di fondo, estendendosi anche sul soffitto. Tutto quel rosso dalle diverse tonalità rendevano estasiato il ragazzo.
Ma non era questo che l'aveva stupito, c'erano ossa umane ovunque sulla sua superficie, affilate come artigli e zanne. Dei corpi svuotati erano a terra, sotto l'imponente creatura che stava trafiggendo un corpo brutalmente ferito. Quei lamenti, non sapeva dire se fosse la creatura a produrli o quell'umana, che ciondolava guardando a terra mentre le ossa le trapassavano la pelle. Sembrava quasi non volerla uccidere, ma solo farla soffrire...voleva che urlasse.

La temperatura era in aumento, il pannello di controllo era stato infettato da un virus ed il clima all'interno della stanza era di conseguenza andato fuori controllo.
Il termometro era passato velocemente da -100Cº a 0, se non più.
C'erano ben sette agenti di classe D all'interno della stanza, quando la situazione si ribaltò. L'immensa vasca si era riempita e fu poi coperta dell'enorme massa di ghiaccio rosso. La temperatura saliva mentre con se cresceva quel fenomeno fra le pareti e fra i loro corpi. Una sostanza che portò e porterà morte certa. Senza alcun controllo dalla fisica di questo mondo, il ghiaccio emanava calore così propagando il fenomeno di distruzione.
Non si sapeva determinare se quello a terra era sangue o parte di quel ghiaccio mortale. La massa aveva assorbito velocemente i corpi degli agenti, convertendo la loro parte d'acqua in Scp-009.
Tutto era ormai morto, l'unico essere a pulsare ancora di vita era proprio quel ghiaccio rosso.

C'era qualcun altro in quei corridoi, che bramava il sangue e la sconfitta dei suoi carcerieri. Si muoveva agilmente fra i gruppi di soldati che accorrevano, per i corridoi chilometrici e dispersivi. Un vero e proprio labirinto di morte e battaglia. Sorpassava ogni uomo, correndogli davanti agli occhi e cacciando uno sguardo veloce ed irato. Lei li faceva scatenare...si azzuffavano e si uccidevano a pugni o colpi di pistola.
Qualcuno avrebbe potuto dire che si battevano per lei, che orribile scherzo, ma in realtà era proprio lei a farli impazzire. Portava conflitto agli uomini, era la ragazza della guerra.
Quanto si divertiva a vederli scatenare e buttarsi sui propri compagni, a mani alzate ed armi cariche. Sarebbe rimasta lì a fissarli, a ridere mentre si uccidevano a vicenda.

Avevano appena richiuso la porta di metallo quando un rumore di passi giunse fino alle loro orecchie. Guardavano nelle due direzioni del corridoio e alla fine, dietro ad un angolo, un ombra proiettata sul muro constatò la presenza di forze armate. Forse erano i rinforzi, non sapevano dire quanti erano ma non potevano rimanere lì ancora a lungo.
Solo uno di loro poteva occuparsene, di certo non potevano consumare energie per un gruppetto di soldati, quando l'intero edificio ne era brulicante.
-vado io- si offre con coraggio e con una certa ira nella voce.
-non scherzare Trender, finiresti tu a terra preoccupandoti per il tuo completo!- dice in tutta risposta Offender, mentre osserva la schiena del fratello che si dirige verso la fonte del rumore.
-Ehy ehy, ma sei impazzito?!- gli urla dietro ricevendo in risposta un nervoso "andate".

Non avreste mai creduto che un oggetto simile sarebbe potuto esistere. Vi chiedereste, chi ha avuto l'idea suicida di costruirlo, ma ciò che dovreste domandarvi è, a che cosa serve?
È un semplicissimo grande braccio meccanico con un artiglio tridattile, questo sembrerebbe, come estremità. La sua posizione vi sembrerà assurda, sospeso e con la base fissata al soffitto. Ad alcuni parrà un'opera d'arte, altri penserebbero alla sua inutilità.
Questo è collegato ad una complessa console con schermo e tastiera, altri cavi andrebbero connessi ad un'alimentazione elettrica...nel caso si volesse utilizzare il macchinario.
Ma la cosa più insolita è l'alto contenitore in vetro che vi sta sotto.
Potreste pensare che servi per una qualche funzione, potrebbe rimuovere qualcosa...ma cosa e da dove la preleva?
Ora, se vi dicessi che questo dispositivo, SCP-158, rimuovesse la vostra parte più cara ed essenziale, quel piccolo o enorme pezzo che sta nel mezzo di voi, un'essenza ancora ignota alla scienza ma conosciuta ed espressa a proprio modo da altri. Religioni, ricerche e storie ne possono trattare l'esistenza. Una massa gassosa, un'indefinita fonte di energia cinetica, elettrica, termica e luminosa.
Sappiate solo che quella macchina è stata distrutta, dalla donna che ha la sua stessa capacità.
Lei, non è un macchinario come quello, ma come esso...estrae le anime.

Rumori di pietre raschianti.
Si erano imbattuti in una porta aperta, il buio celava qualcuno al suo interno. Una sostanza marrone rossiccia iniziava a riversarsi all'esterno, dalla porta scivolava verso di loro quel liquido putrido.
I soldati indietreggiarono, tenendo gli occhi sul pavimento e su quel lago in avvicinamento...non prestando attenzione a quel viso dipinto che sbucò dal buio della stanza. Proiettando in avanti i suoi arti di calcestruzzo e cemento armato...la statua si tinse ancora una volta di rosso, per poi tornare nel buio, dove nessuno avrebbe potuto tenerla d'occhio. E lei sarebbe potuta tornare allo scoperto per cibarsi, una volta sbattute le tue palpebre.
-Ehy, guarda che puoi uscire...- nessuna risposta dal buio, nessun movimento mentre il ragazzo, dall'enorme sorriso, tiene gli occhi puntati nell'assoluto nero.
-...forse non dovresti guardarla...- risponde il fratello seccato.
-come scusa? Che è, si vergogna?-
-no idiota, semplicemente si muove e uccide quando non la guardi-
-e tu come fai a saperlo, scusa?- si volta a guardarlo di sottecchi.
-l'ho letto sul documento appeso affianco alla porta, deficiente-
-ah...allora ci conviene correre...-
-perché?- chiede fissandolo, innervosito dal suo stupido comportamento.
-nessuno la sta guardando-

Velocissima ed agile, corre per i corridoi marchiati di sangue ed illuminati dallo stesso colore lampeggiante. Sente delle presenze maschili nei dintorni, saranno tutte sotto il suo controllo. Svoltando l'angolo, nota gli uomini che percepiva in lontananza.
Ora devono solo decidere...saranno disposti ad uccidere per lei o preferiranno morire?
La ragazza dalla pelle scura e a macchie albine, non li lascia agire che subito si lancia sul collo del primo.
Non aveva mai sopportato essere rinchiusa, come non gradiva vedere il loro sangue spargersi sul pavimento e sporcarle le mani, quando li consegnava alla morte.
Sentiva le ossa scricchiolare e frantumarsi sotto le sue mani.
Stava stringendo così forte il suo collo non degnando di attenzione l'altro uomo che, sopra di lei, cercava invano di scollarla dal compagno, ormai morto lì a terra.
Le stava ripetutamente colpendo la testa con il calcio dell'arma...le dava così fastidio.
Non poteva più divertirsi con il suo compagno, così debole che si era lasciato andare ancor prima di provare a combattere.
Girandosi, fulminea afferra con la mano destra l'arma, fermandola a mezz'aria e calciando al petto l'altro uomo, che cadendo di schiena lascia nelle sue mani il fucile.
Non le interessa minimamente ucciderlo velocemente con un colpo d'arma da fuoco, la getta via dietro di se mentre lo guarda con sguardo omicida.
Cerca forse di indietreggiare davanti a lei, ma qualcosa lo blocca, lo incolla a terra facendolo ancor più innervosire di agitazione.
Lei si avventa su di lui, che tenta con poca forza di mandarla via con un calcio.
Oramai sa cosa gli aspetta.

Stava cercando il generatore d'emergenza, come gli era stato ordinato dal comandante. Frederik, soprannominato Jacki, corre per i corridoi ai piani inferiori, le cui pareti sono coperte dal buio assoluto. Vede delle luci rosse lampeggiare in lontananza, rimangono ancora come un punto rosso davanti a lui. Dell'aria gelida sferza il suo corpo da dietro, la sua divisa si spiegazza alla velocità del vento innaturale...non c'erano aperture nei sotterranei, e dietro di lui, non ricordava di aver oltrepassato una grata per l'impianto di ventilazione. Rallentando il passo rimane in ascolto dei rumori. Sente urla, spari ed esplosioni ai piani superiori ma...lo attende solo un silenzio agghiacciante ai piani sotterranei.
Un'altro movimento d'aria alle sue spalle...girandosi rapido, intravede due punti bianco pallidi, sembrerebbero delle sfere a mezz'aria ma, lui sa che cosa sta guardando.
Non ha nessuna arma adatta per affrontare, o perlomeno a far indietreggiare, l'SCP chiamato occhi nel buio.
-...280...- sussurra al buio che lo scruta, un'abitudine gli fa pronunciare il numero dell'essere a voce bassa e sospirante.
I due occhi bianchi gli rispondono con una folata d'aria ghiacciata.
La sua mente si paralizza su due pensieri: scappare o...lasciarlo mettere un punto conclusivo alla sua misera vita.
L'uomo sente qualcosa sfiorargli i polsi, una sostanza aeriforme come del denso fumo. Ed è qui che l'istinto umano riaccende l'adrenalina che gli scorre in corpo, facendo contorcere d'ansia lo stomaco. Un lento scatto all'indietro, le mani dalle sottilissime dita precedono la sua fuga e infilzano il suo ventre.

...erano...disgustosi...
La stanza di contenimento era ormai colma di membra e il sangue percorreva in altezza le mura bianche.
...erano...disgustosi...
Le sue fauci erano chiuse da vari minuti, sul collo dell'uomo che aveva cercato di intervistarlo nuovamente. Non capiva perché fossero così interessati riguardo a quell'evento del suo passato.
...erano...così disgustosi...
I suoi denti centenari ed affilati, continuavano ad infilzare le guance del morto, come assaporando un cibo spugnoso che non si vuole mai finire.
...dovevano morire...siete...disgustosi...
I suoi occhi continuavano a fissare l'entrata, sperando che qualcun altro entrasse. Voleva rimettersi in moto ed assaporare qualcos'altro, voleva uccidere qualcun altro.
...siete così...appetitosi...

Don't forget my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora