SCP II

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In una cella di contenimento standard, si odono i passi di una persona che porta i tacchi alti.
Non vi sono impronte o segni di pressione sul pavimento.
Una semplice stanza, dalle pareti bianche e provvista di un letto, un armadio e uno specchio. Ciò che ha richiesto lei stessa.
-sono ormai tre giorni che non la facciamo parlare con qualcuno- inizia a parlare un uomo, che siede accanto al suo superiore -se continuiamo così rischieremo la sua fuga- conclude, cercando di leggere l'espressione indecifrabile dell'uomo, vestito di un completo militare grigio. Il giovane soldato, addetto al controllo di quella stanza, rimane impassibile come l'altro che gli sta affianco, continuando a sostenere il suo parere.
-ti sei forse dimenticato di ciò che è successo circa una settimana fa?!- risponde sopra al silenzio, accigliandosi ancor più.
-un uomo è quasi morto cercando di rimanere in contatto con lei...-marcando la parola, cerca inutilmente di individuare qualche spostamento nella stanza, dimenticando che quel lei è invisibile.
-non vorremo di certo rischiare un'altra volta, che un uomo si affezioni in modo sconosciuto a...quella cosa?- rimprovera, con i pensieri in confusione nella mente. Delle gocce di sudore scivolano lentamente affianco ai suoi occhi, scendendo sul profilo della sua mandibola. I suoi occhi sono incollati su un punto invisibile della stanza che gli si specchia davanti, con sguardo scioccato e ancora traumatizzato.
-pensava di amarla...- sussurra a se stesso ignorando la presenza del soldato, che confuso gli rivolge nuovamente il suo sguardo.
Un momento di silenzio, a ricordare la sua voce femminile ed attraente. Era capitato pure a lui di parlarci...fortunatamente, lo psicologo aveva ancora del siero per bloccare la sua voglia irrefrenabile di parlarle ancora.
-manda qualcuno a discutere d'arte con lei- ordina al sottoposto, pentendosi già di aver concesso nuovamente a quella donna di rivolgere la sua inconscia forza d'attrazione, sulla mente di un'altro uomo.
Peccato non sia ancora lui...

Una donna dai capelli tinti di azzurro e dal sorriso contagioso, cammina per il corridoio diretta verso il suo ufficio. Tenendo fra le braccia dei documenti, che gli altri colleghi di lavoro le avevano gentilmente ordinato di procurare, sobbalza sentendo il suono di un piccolo meccanismo metallico. Bloccandosi nel mezzo, si mette in ascolto di quel rumore che rimbomba sopra la sua testa. Sembrerebbero delle ruote che fanno attrito su una piastra di ferro, immagina stranita. Cercando di capire che cosa le sta andando in contro, localizza la provenienza del suono. Voltandosi, dall'alto si stacca improvvisamente una grata d'areazione. Fa qualche passo indietro, tenendosi una mano premuta sulla bocca, prima di accorgersi dei piccoli ospiti che cadono dal soffitto.
-prego, i Pod Eye sono appena usciti dal condotto d'areazione, nella zona degli uffici, passo- parla a quel piccolo bottone nero, incollato all'interno della sua camicia rossa, mentre osserva amorevolmente quelle due piccole gocce, arancione e l'altra giallo senape.
-ricevuto, procederemo alla ricerca dell'entrata, chiudo- dice in risposta una voce, che rimbalza sulla pelle del collo della donna.
Uno alla volta, guarda con allegria l'unico occhio, di colore azzurro al centro del corpo, di cui sono provviste le due creature.
Queste girano su se stesse, esprimendo a loro volta la loro gioia nel vedere la donna, che si accuccia verso di loro per farle salire sopra la pila di cartelle.
Proseguendo lungo il corridoio, il suo sorriso risplende, incorniciato dalle sue lucide labbra. Mentre le due creature la osservano da sotto, puntando il loro occhio su di lei...la donna a cui si sono affezionati.

Strofina la sua piccola mano sulla superficie del cuscino che conosce bene, pur essendo ceca sente la scritta che vi è stampata sopra. Preferisce fra tutti quel cuscino di Hello Kitty rosa.
In un angolo della stanza sono presenti alcuni giocattoli, come una piccola casa con bambole e mobilio, otto animali di pezza che adora stringere e una base per costruzione ad argilla munita di blocchi.
Vi è poi un armadio ed una cassettiera con incise parole Braille in inglese, che affiancano un basso scaffale ricolmo di libri Braille per bambini.
La piccola asiatica tiene leggermente premuta la testa sul soffice cuscino, mentre i suoi occhi rimangono immobili nel nulla.
Due cavità coperte da una membrana trasparente, molto più resistente delle membrane oculari umane. Non avendo palpebre non può sbattere gli occhi, oltre a non vedere nulla oltre queste aree nere.
Sotto ad una normale luce possono sembrare completamente scure, ma nell'oscurità si posso intravedere delle flebili luci al loro interno.
Luci che sono stelle, raggruppate in galassie...i suoi occhi riescono in qualche modo a guardare nello spazio profondo.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now