LA VECCHIA MINIERA

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Stiamo camminando nella foresta, stamattina mi ha svegliato dicendomi che dovevamo andare da qualche parte.
Si riferiva forse alla sorpresa? La mia curiosità si fa sentire.

Oggi l'aria ha un accenno di guai...gli fiuto.
Il cielo è diverso, di un azzurro sbiadito, le nuvole se la sono date a gambe e il sole non si sa dove sia andato a rintanarsi.

Lui cammina sfoggiando tutta la sua altezza fra gli alberi, tenendo le mani in tasca mentre la sua mente è altrove.
Sento i rami spezzarsi e piegarsi sotto i miei tacchi neri.
Sotto le sue scarpe lucide non cerca di nascondersi niente, i suoi passi sono calcolati...come se stesse inseguendo un'altra delle sue prede, pronto a saltargli addosso.
Sarò io? Lui mi è affianco...o sono io affianco a lui.
Sento i fili dei nostri destini attorcigliarsi l'uno sull'altro.

Gli alberi indicano il cielo, lui segue il loro sguardo.
Il mio osserva incantato lui.
Solo ora il silenzio che c'è fra noi mi strappa i timpani.
Attacco.
-allora, dove mi stai portando?- gli chiedo, lui rivolge la sua attenzione su di me...pensa a cosa dare alla mia domanda.
-è una sorpresa...lo scoprirai- la mia curiosità si scioglie.
Ora voglio solo continuare a camminare con lui, per quelle vie invisibili.

Se dovessi mai andare all'Inferno...desidererei passare il resto delle mie eternità affianco a lui, due alberi...in cui solo il vuoto divide le nostre anime. Ecco quale sarebbe la mia pena perfetta...la lontananza.

Continuiamo a camminare verso un luogo di cui solo lui ne conosce la via e l'esistenza.
-c'è qualcosa che devi dirmi?- spezza il vuoto, la cosa che mi sfugge è...cosa dovevo dirgli?

Santi numi!
Solo ora mi rendo conto di non avergli ancora confidato l'accaduto di ieri pomeriggio.
E quella cosa è ancora rinchiusa nella stanza bianca, che aspetta solo il momento giusto.

-ah! Beh ecco...so che avrei dovuto avvertirti prima e mi dispiace...ieri dentro quella stanza, qualcosa si è diviso dal mio corpo, senza che io volessi te lo giuro! E...quella cosa non ha buone intenzioni, voglio dire, quell'altra parte di me non ha buone intenzioni per me e questo mondo...verso questa vita. Mi dispiace, se ora per colpa mia ti ho messo nei guai insieme alla tua famiglia...se ho messo nei guai tutti quanti! Perdonami...- quasi mi metto a piangere per questo, ma cerco comunque di trattenere il più possibile le lacrime.
È stato difficile...ma so che dovrò affrontare cose ancor più peggiori di questa.

-tranquilla, non c'è bisogno di farne un dramma, vedrai...dopo che ti avrò mostrato la sorpresa avrai il modo di venirne a capo, te lo prometto- gli ho appena detto che per colpa mia ho messo in pericolo la sua stessa vita e la mia...e con tutta questa calma mi dice di stare tranquilla?! Ma con chi ho a che fare?!
Nemmeno io ho tutta questa calma e pazienza.
-fai sul serio?!- gli chiedo io sbalordita, la mia mente deve ancora elaborare i dati.
Se avessi ancora il volto umano, ora starei a guardarlo a bocca spalancata...fortunatamente non ce l'ho.
-si.- fa lui serio e si rimette a camminare.
Io rimango indietro esterrefatta a guardarlo avanzare.

-vieni.- mi dice lui risvegliandomi, voltando la testa all'indietro come per accertarsi che io lo segua.
Io, da brava "bambina", raggiungo i suoi passi e torno al suo fianco, un po' indietro come se fossi inferiore a lui.
Lo guardo come un ammiratrice guarda il suo mito.
Lui si blocca all'improvviso, le braccia conserte dietro la schiena, abbassa il volto come rattristato.
-devo dirti anch'io una cosa Blum-mi fa a bassa voce e con tono spento.
-si?- lo aiuto visto il momento di silenzio, forse per il rammarico o per l'incertezza.
-sai, la porta della stanza era bloccata...perché sono stato io a chiuderla, a chiuderti dentro...ma ti giuro non volevo per nessun motivo spaventarti, non volevo che tu prendessi paura. Tutto questo per colpa della mia curiosità verso di te, per i tuoi poteri...volevo solo vedere cosa eri in grado di fare, tutto qui te lo assicuro...e se ora non ti fidi più di me, posso capirti e mi rincresce ciò che ti ho fatto- finisce girandosi e guardando a terra come un cane bastonato.
Mi fa pena.
Vorrei abbracciarlo e dirgli che non me la sono presa, che va tutto bene...ma non sono una dalla mano dolce.
-tranquillo, sapevo che eri stato tu e non ho smesso di fidarmi di te, stanne certo- appena le parole raggiungono il suo apparato uditivo il suo volto si illumina, come consolato. Sembra stia meglio a sapere che non abbia perso la fiducia in lui.

-scusa ma...come facevi a sapere che ero stato io?- forse è il momento di dirgli che posso leggere anche nel pensiero, anzi che sono riuscita ad entrare nei suoi pensieri.
-ecco vedi, io sono riuscita a leggere i tuoi pensieri, scusa se non ti è di gradimento- spero non si arrabbi per questo.

Un silenzio che mi schiaccia, cala su di noi, ma lui ne rimane illeso. Sembra stia pensando se è bene o male che io sia riuscita ad entrare in contatto con la sua mente...senza il suo permesso.
Lui riprende a camminare, testa bassa e braccia dietro la schiena, sembra gobbo.
Lo raggiungo e guardandolo cerco un segno che mi spieghi il suo comportamento insolito.
-sei arrabbiato?- gli chiedo, col timore che lui non abbia digerito.
-no, sto solo...pensando- mi sembra un po' incerto e che mi stia nascondendo la verità. Non voglio che si senta in dovere di mentirmi per non ferire i miei sentimenti.

Senza accorgermene gli alberi iniziano piano a diradarsi come congiungersi con una pianura, lasciandole spazio verso il cielo.
-siamo arrivati- mi avverte lui con un tono di voce preoccupato.
Davanti ai miei occhi si presenta un paesaggio orribile.

Camion arrugginiti e abbandonati al tempo, carcasse in ferro, accatastati in qualche punto. La vegetazione ha preso il sopravvento su tutto, sono rimasti solo alcuni aloni verdi, il resto del terreno circostante è bruciato o ricoperto di una polvere grigiastra.
La terra è impregnata di morte.
Una bocca larga e oscura nasconde qualcosa al suo interno.  Incorniciata da rampicanti neri che si insidiano al suo interno come se uscissero dall'inferno.
Qualche parete è crollata lasciando le macerie al terreno, abbandonate al tempo, a sgretolarsi.
Sembra una miniera, pare sia accaduto qualcosa secoli fa.
Una catastrofe.
Il cemento è macchiato e attraversato da segni evidenti di bruciatura.
Una scia di polvere ricopre i miei occhi rendendomi la vista offuscata. Un odore di bruciato, di polvere e di morto assale il mio olfatto.

Vedo qualcosa uscire oltre quella oscurità che sembra essere l'accesso di quel edificio, che si protende verso il terreno.
Lui è sparito, il tempo è cambiato.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now