SONO IO...

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Il vaso di Pandora è stato aperto.

Onde del suono fuoriescono da quel l'apertura nera sul mio volto.
Si propagano per tutto lo spazio fino a raggiungere la pelle di quegli uomini in bianco, una seconda onda gli raggiunge.
I loro corpi vengono scossi rimbalzando indietro dalla loro postazione, i loro volti si stravolgono e il loro cranio si frantuma creando uno spruzzo. Fuochi d'artificio saltano dalle loro menti, dalle sfumature rosse e rosee.
Materia grigia fluttua nell'aria, un odore di sangue si sparge e stuzzica la mia fame.
La mia sete di sangue.
Un groviglio si forma nel mio stomaco, mi piego in due dal dolore acuto e insopportabile.
La mia sanità mentale sta lasciando il suo posto alla pazzia e all'odio che si è cibato del mio corpo per tutti questi secoli.
I soldati delle ultime file si fanno avanti, chi tremando e chi stringendo nelle proprie mani armi bianche.
Sento il mio cuore battere come non mai, cerca di uscire per raggiungere le loro anime e cibarsene.

Il mio corpo scatta in avanti e assale quelle carni crude che ancora camminano, afferra i loro arti per poi storcerli e tirarli.
Sento i legamenti e le ossa che si sfibrano e si staccano, il crepitio delle ossa che sto pestando e che azzanno dentro la mia acuminata bocca.
Il sangue scorre giù dalle mie dita formando rivoli rossi che tanto adoro.
Le mie braccia si muovono a ritmo sconosciuto, non si fermano finché i copri che colpisce diminuiscono.
In tutto questo i miei occhi hanno visto volare gocce rosse e dense, carne sfracellarsi e vite abbandonare i loro corpi.
Dovrei sentirmi a pezzi, esausta o disperata per ciò che ho fatto.
Invece ho ancora sete, bramo ancora quella musica che risuonava nelle mie orecchie e che alimentava la mia forza.

Aria gelida secca il sangue che è ricaduto sul mio corpo e che si ritrae.
La mia pelle lo assorbe, il mio corpo è affamato.
Mi volto verso il balcone da cui O'Connor avrebbe dovuto assistere alla mia morte, ma sarò io ad assistere alla sua.
Lui se ne sta lì immobile sapendo ciò che gli accadrà, impietrito.
Le mie gambe si muovono lentamente avvicinandosi per poi balzare verso la cornice in marmo bianco.
Sento il mio corpo fluttuare.
Appoggio prima le mie mani sul bordo ruvido e secco davanti a lui. Sporgo in avanti il mio volto e le mie braccia per poi afferrare con le mie dita il volto di quell'uomo.

Mi spingo con i tacchi lontano da quel appiglio, trascinando con me il suo corpo con il volto ancora fra i miei artigli.
Un'aria calda e fredda ci spinge su nel cielo fino a raggiungere le nuvole, perdendo sotto i nostri piedi l'odore del massacro che ho compiuto.
Nuvole grigie ci accerchiano.
La luce del sole non ci sfiora, non ci degna del suo sguardo luminoso.
Sembra quasi che il celo sia morto col mio cuore.
L'aria pesante e umida scompiglia le fiamme ormai spente dei miei capelli corvini.
Il mio volto si rilassa e la pelle si scioglie tornando al suo posto.
Rivelo quel mio vecchio volto di bambina innocente dagli occhi travolgenti.
Affogo nei suoi color ambra.
Guardò nella sua mente insinuandomi nei suoi ricordi, cercando qualcosa per cui combattere e per cui lui dovrà pagare.

Un ricordo lontano e vago, mi incuriosisce e mi attira, attira la mia pazzia.
Una bambina attende, sull'uscio della sua casa, il ritorno di qualcuno.
Di suo padre.
Non è felice gli manca qualcosa.
Una luce piena di tristezza, dai suoi occhi colpisce il mio cuore.
La sua anima così piccola e fragile.
Mi ricorda tanto la mia piccola infanzia spezzata.
Ma nella sua triste espressione c'è di più, forse vendetta.
Lei...deve essere mia.
Devo trovarla.

La mia mente torna all'esterno, dinanzi a me l'uomo che ha stravolto la mia vita e la mia essenza.
Gli artigli neri della mie dita affondano nella carne del suo collo.
La mia pelle sporcata dal nero che si prolunga dalle mie mani, aumenta fino ad assalire il mio volto.
Lui osserva, catturato dalla mia trasformazione in demone.
No, quello che gli sta davanti non è solo un demone, è allo stesso tempo un dio e un diavolo.
Il mio cuore si comprime e si allarga, pompando sangue nero nelle mie vene.
La mia bocca ha fame, cerca invano di aspirare qualche goccia di sangue dall'aria.

Mi avvicino al suo volto sconvolto, dai miei occhi scivolano lacrime nere, la mia bocca socchiusa si adagia alla sua con delicatezza.
Non sento nulla, solo carne fredda tremare sotto le mie labbra.
Due cicatrici bruciano dietro la mia schiena, qualcosa ne esce spaccando l'aria che era andata addensandosi attorno a noi.
Due ali nere si aprono nel cielo, nubi nere si formano e iniziano a girare.
Volteggiano creando un cerchio che ci racchiude.

Non faccio più la dolce donna...d'ora in poi sarò la donna che racchiude l'inferno.

I miei denti mordono quel finto bacio che gli ho per poco regalato.
Una striscia di liquido cremisi scende e sporca la sua guancia. Sento la sua anima essere aspirata nella mia gola, così fredda e densa. Insapore, eppure la trovo deliziosa, è indescrivibile.
Adagio le palpebre, chiudo gli occhi.
Sento la pelle di quell'uomo asciugarsi, farsi dura e piena di solchi.
Il suo corpo si sgretola sotto le mie dita.
Cade dalle mie labbra in cenere e in polvere sporca.
Rimango avvolta da quella sensazione di soddisfazione.
Ma tutto ciò svanisce assieme alle nuvole nere che entrano nelle fessure del mio corpo, andando ad annidarsi nel mio cuore e nel mio sangue.

Il male si rinchiude nello scrigno bloccato fra le mie carni.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now