RED BLOOD

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Aveva passato il pomeriggio a casa da sola, mentre suo padre se ne andava chissà dove lontano da lì.
Sua madre era a lavoro fino a tardi quella sera e lei non faceva altro che camminare per il corridoio di casa, sentendosi osservata.
Quando aveva acceso il computer era riapparso quel simbolo...lo stesso simbolo che da giorni illuminava e scuriva i suoi incubi. Continuava ad osservare lo schermo del cellulare, aspettando ancora una risposta dall'amica.
Guardava fuori dalla finestra, dopo si rimetteva a leggere o a studiare, un attimo disegnava e l'altro si alzava, tormentata da uno strano pensiero.
Tutto continuò fino a tardi.
Quando arrivò suo padre, un senso di disgusto le risalì nella mente...odiava quell'uomo.
Salirono in macchina per andare a prendere la madre, che stanca attendeva fuori dal negozio in cui lavorava.

Erano quasi le undici di sera, le luci illuminavano appena il salotto di colori gialli e arancio. L'uomo se ne stava seduto sul divano, con fare apatico. La madre raggiunse il bagno assonata, pronta per cambiarsi ed andare sotto le coperte del letto. La ragazza la seguì e fece lo stesso, si sentiva la testa pesante e il corpo irrigidito. Per tutta la sera aveva parlato solo con sua madre, ogni volta che il padre cercava di parlarle lei cercava ogni scusa per tacere. Non le piaceva il suo modo di conversare, di relazionarsi. Lo considerava un egoista, un uomo esibizionista davanti agli occhi altrui...pure ai loro. Non c'era nulla in lui che la potesse confortare o piacere, detestava ogni cosa di quel corpo.
Sarah si mise in pigiama e con passi silenziosi raggiunse la sua camera, dopo aver dato la buona notte a sua madre. Lei l'aveva guardata con occhi stanchi e addolciti, con gli occhi di una madre.
Ancora una volta, la ragazza arrivata accanto al letto, ricontrolla il cellulare prima di sdraiarsi e lasciarsi andare ai sogni.
Nessun messaggio...constatò con sua grande delusione e amarezza. Sapeva benissimo che avrebbe dovuto lasciarsi andare, all'idea della sua morte...ancora non riusciva a crederci, o piuttosto non voleva crederci.

Alzando le coperte si infilò sotto e si sdraiò sul materasso. Appoggiando la testa sul cuscino freddo, guardò per un ultimo istante il soffitto scuro della sua camera, per poi chiudere gli occhi ed affrontare un'altra volta quell'incubo.
Come già detto, quel sogno era ricorrente nelle sue notti.
Lei comunque si sentiva tranquilla, anche se frustrata della sua continua ripetizione. Certo non era normale sognare lo stessero incubo tutte le notti, uguale identico a quello della notte prima e a quello della notte prima ancora. Ormai era uno strazio per lei, lo affrontava con tutte le sue forze e il suo coraggio.
Si sentiva esaurita ogni volta che si risvegliava, e temeva che un giorno o l'altro non avrebbe più riaperto gli occhi. Tutto ciò era così reale, perfetto e naturale come se esistesse veramente, come se l'avesse vissuto veramente quel sogno.
Ma la ragazza non sapeva, era inconscia di quello che le stava per accadere. L'idea, che tutto quello che le stava accadendo fosse la stessa cosa che le era accaduta alla sua compagna...quell'idea non le sfiorò mai la mente. O forse l'ha bandita immediatamente dai suoi pensieri, una volta che si era presentata sulla soglia.

Il cielo notturno, sempre più scuro, dal blu profondo ed illuminato da quelle poche stelle abbastanza forti da farsi vedere, al di sopra della luce del mondo e sopra tutto l'inquinamento dell'atmosfera.
Quell'infinito cielo nero, che copre tuttora metà del globo.
Esattamente sopra le loro teste, sopra il tetto di quella casetta una nuvola nera e densa va a formarsi. Girando in circolo ed amalgamandosi sempre più al centro, per poi disperdersi, con i suoi soffici ed impenetrabili rami, verso l'esterno di quell'area dall'aria elettrica e dell'energia sconosciuta.
Questa specie di buco nero, copre il dolce cielo della notte.
Nel letto la ragazza si gira, con le spalle al soffitto ed il petto contro il soffice materasso. Una mente vicina a lei, le proietta davanti ai suoi occhi chiusi lo spettacolo di quel sogno scuro.

Nella penombra di quel simbolo, che le sovrasta la testa, che fluttua sopra di lei oscurando il suo corpo e il suo campo visivo. Il freddo la circonda e una nebbia, ormai divenuta un leggero strato di cenere nera, aleggia ai suoi piedi.
Durante le prime notti, negli incubi antecedenti quella nebbia era così densa da coprire il suo corpo fino ai fianchi. Non riusciva nemmeno a vedersi le gambe e il luogo circostante era come il mare opaco diviso dal cielo, completamente scuro.
Ora come prima, non vi è nulla con lei...il niente le fa compagnia. Attende in ansia l'arrivo di quella notizia. Racimola tutto il suo coraggio per l'ennesima volta, pronta ad affrontare il falso e dirsi di nuovo che è tutto solo un sogno.
Un rettangolo bianco, dai bordi grigi, si proietta davanti al suo viso. Accecata e colpita dall'arrivo di quel pezzo di carta, socchiude gli occhi umidi ai lati. Sente il cuore salire fino alla gola, il battito che aumenta e lei che cerca insistentemente di convincersi che è tutto tranquillo, che è tutto okay.
Parla mentalmente con il suo cuore, pregandolo di fermarsi, di calmarsi e smetterla di battere così forte contro le sue ossa. Sente come un macigno che le preme il petto e le sgonfia i polmoni, lasciandola annaspare in quell'aria pesante e talmente umida da poterla toccare.
Si ripete che è tutto come le altre volte, si domanda perché non abbia ancora superato quel sogno, perché ha ancora così tanta paura...quasi più della prima volta.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now