PARANOIE

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-tutto ok?- la voce della compagna di banco la riscuote dai pensieri, mentre la lezione va a rilento.
Lei guarda nel vuoto ancora scioccata per quella notte, le mani fredde ed il suo corpo trema ancora ma meno evidente.
-Sonora...è successo qualcosa?- le domanda l'amica cercando un contatto con i suoi occhi, la guarda preoccupata. Ha paura che ciò di cui le ha parlato si stia realizzando.
-non è successo nulla, sono solo un po' stanca tutto qui- le risponde per evitare altre domande, fuggendo dal silenzio che l'avrebbe messa in difficoltà.
Quella mattina sua madre l'aveva accompagnata a scuola in macchina. Si era presentata con occhi freddi e volto cadaverico, tutti la guardavano storto...era quello che pensava lei, non sopportava i loro sguardi. I suoi amici avevano cercato di strapparle qualche parola, dal silenzio che fuoriusciva dalla sua bocca. Non disse nulla, cercò soltanto di rassicurarli come aveva fatto con sua madre la notte e la mattina, in cui si era svegliata di nuovo tra le lacrime.

Le prime tre ore di lezione trascorsero lentamente, fra chiacchiere e domande. Iniziata la pausa, la ragazza si alza dal suo posto al suono della campanella, con fare assonnato. L'amica la prende sotto braccio e correndo, la porta contro la sua volontà nel bagno femminile.
Chiudendo la porta e guardandola esausta ed arrabbiata, Sarah insiste ancora.
-ora mi dici che cosa ti è successo- si trattiene dall'urlare evitando di iniziare il discorso con tono aggressivo. Sonora se ne sta appoggiata al muro a guardarla con occhi stanchi. Nessuna parola esce dalla sua bocca.
-allora? Me lo vuoi dire sì o no?!- domanda ancor più nervosa l'amica. Avvicinandosi nota il tremore delle mani di Sonora e la sua rabbia si scioglie, in lei subentra la paura. Teme che sia successo qualcosa di davvero grave all'amica.
-Sonora...- cerca di dire a bassa voce, prendendole le mani e guardandola negli occhi che iniziano a lacrimare.
-Sarah...io non la voglio più vedere- dice tra un singhiozzo e l'altro, le lacrime scivolano sulla sua pelle bianca finendo sulla maglia.
La ragazza vedendo la amica piangere la prende per le spalle e la trae a se, abbracciandola stretta.

Finita un'altra mattinata di lezioni, i compagni si riversano fuori da scuola diretti verso casa. I sette amici si salutano fra loro, le due ragazze si lanciano degli sguardi di rassicurazione.
Sonora sale in macchina salutando la madre che le siede affianco, con le mani sul volante.
-com'è andata?- le domanda tenendo al guinzaglio la preoccupazione che accresce in lei.
-noiosa...- risponde con voce roca e triste, guarda le sue gambe assorta nei pensieri.
Il paesaggio scorre neutro al finestrino mentre la ragazza si lascia andare, appoggiando la testa sul sedile le sue palpebre si adagiano lente.
Chiude gli occhi tranquillamente ma la sua vista la tiene ancor più sveglia di prima.
Sente la macchina avanzare, le ruote che strisciano il cemento. Ode l'aria che si scaglia contro i finestrini, questa provoca un dolce rumore che alle sue orecchie pare musica. Tutto la culla e trasporta la sua mente altrove, in un luogo che sperava di non rivedere più. Sperava in cuor suo che quella figura l'avesse lasciata in pace, almeno per un piccolo riposo.
Il buio che si presenta ai suoi occhi contorna quel volto bianco, inespressivo e dai lineamenti scuri, tutto in penombra. Un fischio inizia a risuonare nelle sue orecchie, coprendo il rumore dell'auto che prima la cullava nel sonno.
Il suo volto si acciglia, prima che lei riapra gli occhi delusa ma soprattutto esausta.
Credeva di poter riposare un po' prima di tornare ai veri incubi, ma a quanto pare la donna non la vuole lasciare in pace.
Non la lascerà andare così facilmente.

Nel pomeriggio terminati i compiti e gli studi, la ragazza si sdraia sul letto dove ha pianto e urlato. Un letto cui ha assistito ben tre volte al terrore della padrona.
La giornata grigia scorre al di fuori, le nuvole portatrici di pioggia attendono il momento giusto. Gli alberi verdi sembrano spenti, come se l'inverno stesse per tornare. Si sentono le auto sfrecciare per le strade, lontane dai campi gelidi.
Sonora riprende in mano il foglio, quel "messaggio" che si è ritrovata al suo fianco la notte al tremendo risveglio. Sfiora la superficie incisa, su qui vi è disegnato quel strano simbolo.
Sente in se che voglia dire qualcosa, che si riconduca a quella donna?
Nel momento in cui inizia a pensare a lei, a farsi domande su quel foglio trovato e a pensare a collegamenti logici, le squilla il cellulare. Si alza adagiando il foglio sul letto dietro di se, si avvicina alla scrivania e guarda lo schermo accesso del telefonino.
Un messaggio da parte di Sarah. Nel vedere la notifica il suo sguardo si rianima, si sente felice che la sua amica le scriva. I suoi occhi si riaccendono di felicità e curiosa apre il messaggio.
"Sono tua amica, la tua migliore amica. Devo e voglio sapere."
Si riferisce ancora per quella mattina, non ricordava quanto fosse tenace. Ma, dopotutto non può più tornare indietro...non avrebbe mai dovuto parlarle di quella cosa.
Sente di averla messa in grave pericolo.
"Non c'è nulla da sapere, ho solo fatto un'altro brutto sogno." Risponde cercando di essere il più fredda possibile, credendo che con un tono scostante avrebbe fatto tacere la curiosità dell'amica.
Anche se, in realtà voleva dirle tutto quanto.
"Ti ricordo che non sei brava a darle a bere le bugie, soprattutto a me"
Sarah si fa sempre più insistente, guardando la scritta "online" dell'amica cerca di trarne fuori qualche significato. Visto che l'altra non degna a dar risposta, se non cercare di deviare il discorso.

Nel frattempo un'altro messaggio arriva a Sonora, è di Gioia.
"Tutto bene? Oggi sembravi distrutta..."
Si preoccupa sempre per il prossimo a cui tiene. Un leggero sorriso si va a formare sulle labbra della ragazza, nel vedere l'amica preoccuparsi per lei.
Ma ancora una volta, deve mentire per non metterli nei guai.
"Si sto bene, ero solo stanca tranquilla" le scrive, con un cuoricino stretto da un fiocco giallo.
Poco dopo Gioia legge il messaggio e subito le scrive in risposta.
"Ok, rimettiti" accompagnato da un cuoricino.
Tornando alla discussione con Sarah, ormai è troppo tardi per tornare indietro. Le ha raccontato troppo ed ora non può più rimediare a quel errore.
"Non voglio che gli altri sappiano...non voglio mettere anche loro in pericolo" si decide a scrivere, con un groppo in gola che stritola il suo fiato. Attende la risposta mentre continua a scrivere, spiegandole dell'accaduto.
"Perché dovrebbero essere in pericolo? Che intendi?" Domanda sempre più confusa e bisognosa di una risposta decisa.
Sonora si guarda attorno non sapendo come rispondere, cerca di raccogliere le parole giuste che navigano nella sua mente, e si fa coraggio per esprimere la sua opinione.
Battendo i pollici sulla tastiera guarda il messaggio che pian piano va a scriversi, in sottofondo si sente la pioggia che cade. Scroscia sui vetri e sul terreno creando un'atmosfera malinconica, quei rumori che tanto adora rilassano i suoi nervi tesi.
"Prima di tutto non è normale che, da un momento all'altro inizi a fare dei sogni del genere. Soprattutto dopo anni, ricordi di lei e per di più la sogni. Quella donna all'inizio, quando ero bambina mi piaceva ed ero diventata sua amica, ma ora...ogni volta che la rivedo in sogno mi terrorizza. Non ho nemmeno il coraggio e la forza per andare a dormire stasera! Sento, anzi sono sicura che centri qualcosa tutto quanto...sta per succedere qualcosa me lo sento.

Non avrei dovuto raccontarti tutta questa storia...non avrei mai dovuto parlartene."
Conclude con gli occhi lucidi. Lei ha sempre più paura, ma l'unica cosa per cui teme di più è per la sua amica. Non deve accaderle nulla, più di ogni altra cosa quella donna non deve farle del male.
Non se lo perdonerebbe mai.

Spegne il cellulare buttandolo a malo modo sul letto, dove si stende poi guardando il soffitto della stanza. Il foglio accanto alla sua testa, i rivoli d'acqua che scendono sul vetro della finestra.
Un tuono percuote l'aria rilasciando un boato nei dintorni. Tempo di battere ciglio e il lampo, schiantandosi sul terreno a qualche chilometro di distanza, illumina il cielo grigio con la sua striscia bianca e ramificata. Quel suono e quella luce mettono un taglio all'atmosfera che si era creata nella mente della ragazza.
Qualcosa, sfruttando quel momento di quiete e distrazione, la riporta nella stanza odiata che quella notte aveva visto in sogno.
La donna la trascina nel mondo dei sogni richiamandola a se, afferra i suoi pensieri e la sua mente per addormentarla in un sonno quasi infinto.
Un sonno doloroso che trasporta le tenebre, cala sui suoi occhi.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now