MAGIONE

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Respiro, prendo fiato e riprendo a camminare, lentamente mi inoltro fra i pini silenziosi.
Stringo ancora in pugno il biglietto, nero o rosso che sia, ho paura che sia solo un illusione. Cerco di rassicurarmi, stringendo ancor di più fra le dita quel povero foglietto di carta, ormai ridotto a un filo stropicciato.
Il mio cuore ha ripreso a battere lentamente, al suo ritmo normale, anche se credo se ne stia troppo tranquillo.
Continuo a pensare dove se ne sia andato, dove potrebbe essersi nascosto, quel fusto in giacca e cravatta?! Dove?

Cammino, i piedi pesanti ricadono sul terreno, mentre uno striscia in avanti per raggiungere l'altro.
Un po' come noi in questo momento, io che desidero raggiungerlo anche se ad ogni singolo passo sono sempre più lontana da lui.
E lui...lui? Sono veramente certa che lui se ne stia nascosto, che mi stia aspettando?
Magari sta proprio dietro di me, alle mie spalle, che mi osserva e legge nel mio pensiero. Come se tutto ciò fosse stato architettato solo per farmi pensare, per ricordare e per farmi riflettere, o per vedere fino a che punto potevo spingermi.
Ho la vaga sensazione che mi stia raccontando una farsa.
Lasciando i sogni e le fantasticherie da parte, più i miei soliti filmini e paranoie mentali, prendo fra le mani quel sottile foglio di color cremisi.
Credeva di potermi aiutare, mettendo un colore accesso in mezzo a quel buio totale, che c'era in quel tunnel?
Mi spiace caro mio, ma non mi hai aiutata per nulla, anzi hai quasi cercato d'ammazzarmi!

Pensando tra me e me, credendo che lui possa sentirmi, spiego il biglietto accartocciato. Cercando di riportare la carta alla sua originale piega, ne leggo il contenuto.

Tu l'hai vissuto solo come luogo di festa, finora. Vi hai conosciuto molte persone.
Li ti ho sentita cantare per la prima volta.
Tuo, Slender.

Ottimo, un'altro indovinello, un'altra pista da percorrere. Facile per me, anche questa volta, ma il vero problema sarà ricordarmi la strada.
Ci sono stata soltanto due volte, in quel bel ed inquietante casato.
Giro fra gli alti, e ormai di nuovo colorati, alberi. Un profumo di erbe selvatiche spolvera via quel brutto odore e quello sporco, di cui si erano impregnati i miei indumenti.
Un venticello leggero ma abbastanza forte, da farmi scompigliare i capelli, riempie di profumo e leggerezza la mia pelle.
Proseguo, con la mente alleggerita dai pensieri, guardo davanti a me senza dar peso a ciò che vedo.
Quella bella grigia magione, dal porticato colonnato, tutta di legno tinto di un vecchio ed usurato bianco. I vari piani, formicolanti di stanze da letto e qualche ufficio o sala, che si ergono verso il cielo.
Le finestre decorate con cornici grigie, i vetri riquadrati, oscurate e impolverate dal tempo. Ricordo ancora le tende, che mi scrutavano ed osservavano, alla prima festa a cui partecipai.
Tutto ciò mi fa sussultare dai brividi, non di freddo, ma di inquietudine. Circondata dal bosco scuro, nascosta fra gli alberi che la coprono.

Ecco, solo immaginandomela, spunta davanti ai miei occhi, tra gli alberi incisi e ombrosi.
Un piccolo pezzo di erba verde precede l'ingresso, una sorta di giardino. Ed è lì che mi sorprendo, nel vedere una piccola figura giocare con le bambole, rotte e danneggiate dalla rabbia ormai passata.
Non sono sorpresa per paura ma per tutto quel tempo che, lei ed io, non ci siamo più viste. Dopo tutto il tempo passato, un piccolo sorriso malinconico spunta sulle mie coperte labbra.
Quella piccola figura di bambina, non si è ancora accorta della mia presenza, quindi ne approfitto per osservarla tranquillamente.
Il suo leggero vestitino rosa, ancora macchiato e danneggiato da un terribile passato. I suoi lunghi capelli castani ricadono sulle sue spalle, per poi scivolare dietro la sua schiena. Le sue piccole mani e le sue gambe scoperte, marchiate dai graffi e delle lontane ferite.

Gioca silenziosamente con un orsacchiotto, sgualcito e rovinato dal tempo, ed una bambola, dal corpo contorto e qualche filo di plastica, che rimane a ricordare la chioma di capelli.
Guardandola da lontano, con i suoi capelli che le coprono il volto, non riesco a vedere quei suoi occhi smeraldo.
Faccio qualche passo per poi chiamarla.
-Sally...- dico con voce dolce e leggera, la vedo voltarsi e quei capelli si spostano dal suo viso. Le due gemme verdi si illuminano e luccicano alla mia vista, mi mostra un sorriso abbagliante di felicità.
-Blum!- urla lei alzandosi e correndomi incontro, i suoi piedi sono coperti da un paio di calzini rosa chiaro.

Mi abbasso e lei salta, fino ad appendersi alle mie spalle, per poi stringermi in un abbraccio caloroso. Un calore che non mi sfiora e che non mi riscalda, sovrasta il gelo che il mio corpo emana. Ed è la cosa più bella che possa mai sentire sulla mia pelle. La sua piccola testa se ne sta comoda sulla mia clavicola, i capelli sfiorano il mio collo e posso sentirne la morbidezza.
-da quanto tempo che non ti vedo, Blum!- mi dice, guardandomi in volto, lasciandomi osservare quelle due polle verdi che ha al posto degli occhi.
-mi sei mancata molto, Sally- le dico con totale dolcezza, sento una frizzante energia convogliarsi sulle mie labbra. Un sorriso cerca di uscire da quella tela bianca che ricopre il mio volto.

-come mai sei qui? Non sei a casa con Slendy?- domanda con una voce non troppo squillante. Nel sentire quel nomignolo affidatogli, una risata sfugge al mio controllo.
-no, io e lui stiamo facendo un gioco- le rispondo, accarezzandole la guancia con il dorso dell'indice. La sua pelle è così liscia e morbida.
Continuando a sorridere, mi chiede che tipo di gioco, io e lui, stiamo facendo.
-una caccia al tesoro mia cara, e mi servirebbe tanto un biglietto- le dico, ancora pensando all'indovinello dell'ultimo foglietto.
Guardandomi in giro, non vedo nulla che possa ricondurre a un piccolo pezzo di carta. Credo proprio che l'abbia nascosto dentro la grande magione.
-che tipo di biglietto?- mi domanda felice. La luce che brillava nei suoi occhi continua costantemente ad abbagliarmi, sembra quasi aumentare di intensità.
-un piccolo foglio di carta piegato, di colore nero o rosso acceso- le descrivo in breve le caratteristiche, mentre io mi faccio sempre più curiosa.

Sembra che lei abbia qualcosa da rivelarmi, come se stesse cercando di prendere tempo, per l'appunto, di farmi perdere tempo.
Appoggia la mano sul mento, circondandolo con le sue corte e snelle dita. La vedo pensare, quasi fingere di riflettere.
-c'è qualcosa che non va, tesoro?- le chiedo stranita per il suo comportamento, sento dell'ansia salire fino al mio cuore.
Lei torna a sorridere e subito cerca di dirmi qualcosa, ma sembra che le parole non le escano di bocca, come se la sua lingua si fosse ingarbugliata realmente.
Cerco di sciogliere in qualche modo quel nodo che le si è formato in bocca, di calmare la sua agitazione o il nervosismo che l'ha provocata. Strofino le mani sulle sue spalle, cercando di riscaldarla o di tranquillizzarla.
Non so proprio che le sia preso, perché non riesce a dire delle semplici parole.

Quando stavo iniziando a pensare che fosse tutta una messa in scena, la sua voce torna ma stavolta sono io a non aver capito. Non ho afferrato ciò che ha detto, la frase che ha pronunciato mi è sfuggita.
-come, potresti ripetere?- le domando cortesemente, lasciando libere le sue spalle.
-intendi forse uno di questi biglietti?- mi dice lei.Ancora non riesco a capire ciò che voglia dire. Lei si volta, cerca di frugare in qualcosa.
Ed è lì che mi mostra una cosa da me tanto desiderata.
Nelle sue mani spunta un piccolo biglietto nero, dai bordi incorniciati e la mia solita iniziale, curata e dorata.
Il mio cuore perde un battito e la vista si illumina per la gioia. Riprendendo fiato guardandola con stupore, non sento più il dolore delle ginocchia per via della mia posizione.
-come hai fatto ad averlo?- le chiedo confusa.
-me l'ha dato lui. Mi ha detto di dartelo al momento giusto, quando tu saresti venuta qui alla magione- dice lei con voce allegra, con tono scherzoso come se avessi dovuto saperlo.

Prendo fra le dita il biglietto.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now