IL SIMBOLO

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La sera, dopo essersi lasciate entrambe le ragazze raggiungono il proprio letto. Sarah ancora in pensiero per l'amica, con una lista di domande che si accartoccia nella sua mente. Sonora invece, teme di aver fatto un grosso errore ad aver raccontato tutto all'amica.
Lei si sdraia sotto le coperte fresche, gli occhi si appesantiscono a quel contatto e tutto viene immerso dal buio.

Ancora quel sogno, la donna la chiama ma stavolta nulla le impedisce di vedere. Una luce lattiginosa colpisce la donna da cui proviene la voce, è di spalle e le fa ombra. Ad un primo impatto non sembra essere alta come ricordava, ma avvicinandosi passo per passo le sue spalle si allargano e si appuntiscono. La schiena si espande e le gambe si allungano, come le braccia dalle mani magre e con artigli neri. Alla ragazza fa ormai paura, non la ricordava così inquietante e spaventosa.
La luce bianca si fa sempre più intensa, va a contornare il corpo della donna. I suoi occhi sono protetti dalla sua ombra, che ostacola la luce sempre più intensa.
Quella forma snella e allungata, la sua testa inizia a ruotare cercando di girarsi per vedere chi ci sia dietro di lei.
Il petto della ragazza viene pugnalato dal cuore che batte sempre più forte, sente delle gocce di sudore scendergli dalla fronte e congiungersi con le lacrime che rigano le sue guance. Le sue labbra tremano come cercando di dire qualcosa, o forse vuole solo urlare davanti a tanta grandezza.
Il volto della donna si volta sempre più, prima si vedeva soltanto uno spicchio del suo volto vuoto. L'aria si fa pensate, brucia la pelle della ragazza e vibra nelle sue orecchie. Un fischio si fa strada nel suo udito, sempre più forte entra nella sua testa. Le tremano le mani, la sua pelle è ricoperta da sudore bollente.
La luce si fa accecante, con la sua intensità assottiglia e spacca i contorni di quella figura nera.
La donna gira il volto e la ragazza urla. Il grido percuote le pareti di quel sogno, la donna vibra come scossa dalle onde della sua voce.
Il volto pallido, non vuole rivederlo.
La ragazza cerca di coprirsi gli occhi, mentre dalla sua bocca fuoriescono onde del suono che si espandono per tutta l'immensità del sogno. Avvicina le mani che sembrano essere bloccate da una forza contraria, qualcosa cerca di allontanarle dal suo volto.
La donna si volta scoprendo metà della sua faccia, che non ha.
L'urlo della ragazza si fa più forte a quella vista, i suoi occhi guardano la scena fra le dita delle sue mani.
Non riesce a muoversi. Un'aria gelida esce dalle sue labbra, le pareti nere di quel sogno si frantumano per le sue urla.
La donna si tramuta in granelli di sabbia nera e sparisce, andandosi a nascondere nelle profondità della mente della ragazza.
I frantumi di vetro nero crollano insieme al corpo inerme della ragazza, che ancora cerca di coprirsi gli occhi.

Sonora si sveglia di soprassalto, la bocca spalancata e le lacrime che scendono copiosamente dai suoi occhi. Respira affannosamente cercando aria con la bocca, il sudore che prima le scottava ora la congela. Le mani stringono con forza le coperte, così tanto che sente il tessuto strapparsi sotto le sue corte unghie. Guarda con insistenza le pareti della camera e tutti i mobili, come non volendo tornare nell'altra stanza che stava sognando. Sente i capelli appiccicati alla fronte e dietro il collo. L'aria che prima soffiava sul suo volto è assente, l'atmosfera che si è creata è secca e pesante.
Le sue orecchie percepiscono dei passi, qualcuno sta correndo nel corridoio verso la porta della sua stanza. Teme che sia ancora lei, che quella stanza e ciò che vede sia soltanto un'altro frutto della sua mente.
È terrorizzata all'idea di un'altro sogno.
I passi si fermano e qualcuno abbassa la maniglia della porta. Sonora si trattiene dal nascondersi, temendo il peggio. Ma quando crede di rivedere quel volto, dalla porta compare sua madre con un bicchiere d'acqua in mano.
Sonora tira un sospiro di sollievo.
La madre si siede accanto alla figlia, e quest'ultima nota gli occhi lucidi della donna.
-tesoro, stai tremando- sussurra la madre temendo di far troppo rumore, allungando una mano inizia a massaggiare la spalla della ragazza come per confortarla. Cerca di riscaldare il suo corpo coprendola con le coperte che tornano ad esser calde e morbide. Sentendosi tremare si copre sempre più, guarda gli occhi della madre per poi domandarle.
-perché piangi?- la sua voce risuona spezzata e roca, a questo tono la donna le porge il bicchiere guardandola con sguardo preoccupato.
-hai urlato a squarciagola mentre dormivi, per poco non bussano alla porta i vicini- dice per poi ridere in modo forzato, una piccola lacrima scivola giù al lato dell'occhio facendosi strada fra le sottili rughe.

-sarebbe stupido chiederti che cosa hai sognato, immagino non fosse molto bello...e credo che non sia la prima volta- non finisce la frase che la figlia le prende la mano e le dice, cercando di rassicurarla.
-era soltanto un brutto sogno...solo un brutto sogno, tutto qui- la sua voce non sembra per nulla rassicurare la madre ma lei sa che sarebbe inutile continuare, sua figlia è fatta così e continuerà a cercar di non dar peso con i suoi problemi.
La ragazza avvicina la mano che tiene il bicchiere alla bocca, tremando beve l'acqua che scende liscia nella sua gola rinfrescandola.
Gli occhi della madre ancora lucidi, si spostano su un foglio che per poco non cade a terra dal lato del letto.

Un foglio di carta stropicciato, se ne sta adagiato sulle coperte dell'orlo opposto. La donna allunga la mano mentre la figlia segue i suoi movimenti con la coda dell'occhio.
Spiega il foglio per veder bene il disegno che vi è inciso sulla sua superficie.
Gli sguardi di entrambe cercano spiegazione, nessuna delle due sa cosa sia, non hanno mai visto una cosa del genere.
Guardano stranite una linea di inchiostro nero, ancora fresco.

Un cerchio nero al cui interno si spiega un fulmine, i due estremi della saetta si allungano fino ad uscire dalla linea calcata e scarabocchiata del cerchio. Sembra esser stato riscritto parecchie volte, come se la penna avesse ripercorso all'infinito il tragitto sul foglio, andando a creare delle righe spesse di inchiostro nero.

Le due si guardano negli occhi, mentre una penna solitaria se ne sta per terra sotto il letto. Coperta dall'ombra, che va a scurire l'inchiostro che sgorga dalla sua punta.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now