PROXY

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La donna, arrivata a casa, porta la ragazza in braccio nella sua stanza. Durante il tragitto in macchina i suoi occhi si erano schiusi e un sottile gemito di stanchezza aveva raggiunto le orecchie della madre. Felice di sentirla finalmente sveglia e con la sua solita espressione normale...a diversità di quel sorriso.
La donna si era voltata a guardarla negli occhi, e a salutarla con un dolce e caloroso sorriso.
La ragazza stesa sul letto ascolta insieme alla madre, seduta al suo fianco, la pioggia scendere e i tuoni dei fulmini. La morbida mano rosea della donna si immerge nelle ciocche brune e rossastre dei capelli della figlia, accarezzandole la testa e giocherellando.
La ragazza guarda assonnata il soffitto scuro e illuminato talvolta dai lampi. La madre osserva gli occhi lucidi della figlia. Sentendo in se che l'incubo è finito sorride serenamente.

Lei si alza per andare a riposare, dopo una lunga sera passata nella paura e con la preoccupazione nel cuore.
Sonora rimane sola, ascoltando la musica che si ripete all'esterno delle finestre.
Si sposta nel letto, rannicchiandosi sul lato opposto e guardando il muro con la finestra. I suoi occhi immobili scrutano i giochi di luce ed ombra, che cercano di entrare nell'abitazione. I bagliori illuminano il cupo colore che aveva scurito i suoi occhi.
Girandosi a pancia in su, con gli occhi freddi e stanchi guarda nuovamente il soffitto. Le mani unite sul petto e la testa che sprofonda nel morbido cuscino. Si lascia andare per l'ultima volta, chiudendo gli occhi e gettandosi nel buio infinito.
Sa che non può farci nulla, ormai lei l'ha presa ed è nel suo pugno. Nessuno può sfuggirle...quindi perché lei, dovrebbe riuscire a scappare dal suo destino, scritto nelle mani di quella inquietante donna? Sa che non morirà.
Delle voci fluttuano nella sua testa, le sente ovunque. Comprimono i suoi pensieri indifferenti e freddi, non ascoltandole le sente insinuarsi nelle sue orecchie. Non ne capisce e comprende le parole, sono soltanto voci che bisbigliano morte.
Si sente il cuore pesante, il suo petto fa fatica a sollevarsi. Non riesce a prendere un respiro, l'aria le è gelida e lontana.
Non si muove, non riesce a muoversi. Si sente ghiacciata ed immobilizzata su quel letto, in quella posizione. Come se qualcuno le stesse cucendo la pelle sulle coperte bianche, si sente infilzata da spilli sottili e freddi.
Inizialmente si era lasciata andare ma ora, una goccia di sudore freddo le scivola giù dalla fronte, finendo all'angolo della sua bocca.
Acido.

Ora ha paura, vorrebbe scappare, andarsene altrove e fuggire dai suoi artigli neri ed affilati. Si sente premere il cuore, un gusto amaro e forte risale nella sua gola, lo stomaco si contorce ed aggroviglia. La sua mente è vuota, teme soltanto il suo arrivo.
Come vorrebbe urlare, chiamare sua madre e chiederle di rimanere con lei, ma nessun suono esce dalle sue labbra.
Non riesce e non può parlare.
Come se le corde vocali e l'uso della parola le fosse ormai sconosciuto...perso nei suoi ricordi.
La paura sale, facendola tremare nella sua gabbia invisibile e gelida.

In un angolo buio della stanza, la parete completamente nera.
I lampi, la luce non scalfisce quel velo nero di buio, come se ci fosse una barriera che blocca la luce. Il nero si allarga, come una chiazza di colore sulla carta bianca, dei fili serpeggianti si fanno strada sul soffitto, fino a raggiungere dall'alto la posizione della ragazza.
Delle gocce nere scendono, colpendo la fronte di Sonora come per svegliarla.
I suoi occhi si spalancano e un pensiero attraversa la sua mente.
"Lei è qui"
Le labbra si spalancano, gli occhi sbarrati che si fanno sempre più piccoli, più lucidi e vivi. Cerca di proferire parola, semplicemente cerca di urlare e chiamare aiuto.
Una sottile bava di respiro, si lascia sfuggire dalla sua bocca ansimante. Gli occhi fremono, vibrano e tremano a ciò che le si presenta davanti.
Dal soffitto nero e molle, dai movimenti sinuosi con onde nere e lucide, che scendono e si riemergono nella parete.
Un mare cupo all'ingiù.
Quel liquido scuro si dilata, lasciandosi espandere sotto la forma di un qualche essere universale.
Una testa attaccata ad un collo, che la collega a un corpo sottile e magro.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now