UN PICCOLO TOCCO

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Apro a malapena gli occhi che bruciano sotto le sottili palpebre.
Mi ci vuole un bel pò perché si abituino all'oscurità che mi circonda.

Non  sono all'esterno, mi trovo in una stanza semibuia. Un flebile raggio di luce mattutina entra dalla finestra polverosa.
Le coperte spesse pesano sopra il mio corpo. Le pareti sono nere, l'armadio sembra la porta di un'altro mondo, decorato da ornamenti che circondano le due ante. Mi viene voglia di alzarmi e andare ad infilarmici dentro. Una scrivania ricolma di cartelle gialle con molte scritte TOP SICRET, vorrei sbirciarvi ma non lo faccio. Sulla sedia accanto vi è stata appoggiata sullo schienale una giacca nera.
Forse so dove sono, ma non so spiegarmi il perché.
Come ci sono arrivata nella camera di Slender???

-oh, finalmente ti sei svegliata- la sua voce mi fa sussultare, sia per spavento sia per qualcos'altro, di qualcosa che non so se temere o lasciar andare.
-pensavo che i tuoi occhi non si sarebbero più aperti- sembra veramente sorpreso e al contempo felice.
-ma...cos...cos'è successo? Come ci sono arrivata qui?- non so perché ma le parole mi escono fragili e delicate, quasi sussurrate. Cerco di mettermi a sedere ma lui mi blocca.
-no è meglio se riposi ancora per qualche giorno viste le tue condizioni- ma di che parla?
-sto bene, e poi perché ti preoccupi così tanto?- ho dei gusti davvero difficili...mi piace quando lui si preoccupa per me, diventa così dolce... anche se per altri è duro come una pietra.
-non ti ricordi niente vero?-mi chiede mentre io mi ristendo cercando una posizione comoda.
-no...non ricordo...solo le vostre facce spaurite...- cavolo, cosa potrebbe essere successo?
-uh, quello che sospettavamo- sospettavano cosa? Basta con questi interrogativi, più cose succedono più cose non capisco.
Lui si siede lentamente sull'orlo del suo letto, quasi avendo paura a farmi del male affiancandosi a me.
-cosa mi è successo?- non so ma ho paura della risposta che mi sta per dare.
-hai perso il controllo di te stessa, dei tuoi poteri e...ti sei rivoltata contro di noi, soprattutto su tuo padre...solo dopo hai perso i sensi...le hai dormito per tre giorni- resto sconvolta come avevo previsto.
Mio padre? Poteri, fuori controllo?
-aspetta...-

Rivedo tutto.
Loro sono stupiti dalle mie mosse, mi avvento su di loro e su Zalgo, su mio padre e su di lui.
NON VOLEVO, NON ERO IO.

Loro cercano di mettermi K.O. senza riuscirci, sono io che poi mi fermo. Qualcosa dentro di me pervade e scioglie la rabbia che si era insediata in quel corpo estraneo al mio aspetto.
Mi prendo la testa fra le mani come se qualcosa non volesse che io ne prenda il controllo, che non vuole andarsene, la superficie del mio corpo si scioglie, e torno nella mia forma normale di prigionia.
UMANA.
Sembra che la mia coscienza non volesse comprendere, quindi si è chiusa cercando di capire, portandomi così in un sonno profondo.

Cosa mi era successo?
-perché sono tornata umana?- chiedo, è la prima cosa che più non so spiegarmi.
-per lo sfinimento, le tue energie si sono prosciugate e non hanno resistito, per questo sei tornata umana. Vedo che ora ricordi- quindi le mie forze non riuscivano a farmi tornare in forma slenders. Ero così prosciugata dalle forze o era la mia mente a volersi rifugiare dietro uno scudo all'apparenza indifeso?
-si ricordo ma...te lo giuro io non volevo proprio...anche sé se lo meritava mio padre, ma giuro non era nelle mie intenzioni farvi del male- soprattutto a lui, che non c'entrava nulla.
-tranquilla, è normale quando sei nella fase di trasformazione. Poi ti spiegherà tutto Zalgo, tu intanto riposati- lui si rialza.
-ok- rispondo flebilmente. Mi sento debole, troppo per i miei gusti e sono sicura di non voler darlo a vedere, sennò darei l'impressione di essere fragile. E non mi piace.

Lui mi capisce, ha sentito i miei pensieri e mi ascolta.
Mi ha appoggiato la mano sopra la mia, mi sento in fiamme, sarò sicuramente rossa in faccia anche se un po' pallida per il vuoto di forze.

Sento una scintilla nascere dalle sue dita, dalla sua mano. No, nasce da quel tocco anche se gelido, lo sento caldo e dolce.
Lo guardo e lui guarda me. Mi ricorda quel giorno sul prato, distesi a osservarci reciprocamente.
Mi perdo in quel viso pallido, infinito sguardo. Vedo un accenno di un sorriso incerto nel suo volto. Io lo aiuto togliendogli quello strato di insicurezza, gli sorrido dolce. Lui risponde ancor più gentile.

Passerei tutta la mia vita in quel momento. Prenderei una macchinetta fotografica per fare una foto e navigarci dentro per sempre, in un loop temporale.

-rimettiti in sesto- mi fa calmo, leggero in un sussurro.
Si stacca lasciando il contatto e quasi lo afferrerei per riprovare quella sensazione imprescindibile che mi ha pervaso, che mi circola nelle vene.

Avrebbe potuto essere la mia ricarica, così mi sarei potuta alzare. Ma la vita è dura ed è meglio scalare che prendere l'ascensore, perché è così che si vivono meglio i momenti più belli.
Lo lascio andare. So che vuole che troni come prima, gli manco ecco tutto...questo voleva dire.

So che quei tre giorni gli saranno sembrati eternità, e lo sarebbero sembrati anche per me se mi fossi trovata al suo posto.
Lui apre la porta per uscire, mi pare che indugi sull'uscio, non sa se andare o rimanere. Ma fa quel che è meglio per me...va.
Vorrei protendere la mano, per fargli capire che non è solo, che non siamo soli. Ma deve andare così, lo ammetto. Sennò affonderemo in un abisso oscuro, vuoto ed infinito, in cui nemmeno la luce dell'amore potrà vivere.
Chiude la porta e mi sento vuota, fredda e sola. Quasi fosse lui la luce che qualche minuto fa illuminava la stanza ed il mio cuore, la mia anima vuota e oscura, ancora sconosciuta.

Cosa mi sta accadendo? Perché provo tutto questo, tutte queste emozioni?
Avevo già prima un disastro nella mia testa e ci mancava solo questo. Tutte queste domande che si aggiungono in più al solito malloppo di interrogativi e di misteri che mi porto dietro fin dalla nascita. Non si alleggerirà mai, me lo sento. Non so se temere o lasciare andare e aspettare che tutto accada con il suo tempo.

PICCOLO INFINITO, MA FINITO TOCCO.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now