SCP VI

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Registro interrogatorio 2599-1: il seguente interrogatorio è stato condotto dal Dr. Wensley.
Dr. Wensley: Buongiorno, SCP-2599. Come va oggi?
SCP-2599: Potrebbe chiamarmi con il mio vero nome, per favore?
Dr. Wensley: Mi dispiace, non posso. È una procedura formale.
SCP-2599: Oh, o-ok. Allora va bene. Dopo potrò andare a casa?
Dr. Wensley: Certamente, dopo che ci saremo assicurati che tu stia bene al 100%. Ho alcune domande per te. Ti senti pronta?
SCP-2599: Se può servire a mandarmi a casa prima, sì. Mi mancano i miei genitori.
Dr. Wensley: Ovviamente. Credimi, stiamo facendo del nostro meglio per rilasciarti il prima possibile. Dunque, la prima domanda è: quando si sono manifestate per la prima volta le tue abilità?
SCP-2599: Cosa significa "manifestare"?
Dr. Wensley: Quando è la prima volta che ti sei accorta delle tue abilità particolari?
SCP-2599: Oh. Credo fosse solo qualche settimana prima di finire qui. La mamma mi disse di pulire la mia camera. Lei disse... (SCP-2599 si emoziona e commuove) Mi scusi. Mi manca. Non ho avuto nessuno con cui parlare da quando sono arrivata, e mi sento molto sola, e – oh, mi scusi. Probabilmente non le importa. Comunque, mamma mi disse di pulire la stanza. Mi andava bene, ma non ci riuscivo.
Dr. Wensley: Non riuscivi a finire, o ad iniziare?
SCP-2599: Avevo iniziato, e avevo anche quasi finito, ma una volta arrivata a quel punto non potevo andare avanti con il resto. Non ero pigra o qualcosa del genere, anche se mamma mi accusava di esserlo. Semplicemente non ci riuscivo. Lei si arrabbiò molto, e mi ordinò di chiudermi in camera. Non riuscii a chiudere del tutto la porta.
Dr. Wensley: E questo tipo di fenomeni continuarono finché non ti trovammo, giusto?
SCP-2599: Sì. Papà mi portò da un dottore, e suppongo sia per questo che sono finita in questo ospedale.
Dr. Wensley: Posso chiederti di fare una cosa?
(SCP-2599 ciondola e tentenna)
Dr. Wensley: Non è un ordine. Solo un suggerimento.
SCP-2599: (si riprende) Oh, ok. Non farà male vero?
Dr. Wensley: No, ovviamente no.
SCP-2599: Ok. Penso che vada bene, allora
Dr. Wensley: Mi piacerebbe davvero tanto se qualcuno mettesse in ordine il tavolo e impilasse i fogli di carta.
(SCP-2599 impila tutti i fogli a parte 2, poi si ferma)
SCP-2599: Non...non posso! Non me lo ha ordinato, eppure non riesco!
Dr. Wensley: Vedo. Grazie per il tuo tempo, SCP-2599. (si alza)
SCP-2599: Aspetti! Non ci riesco, perché!? Dottore, (SCP-2599 diventa molto agitata) andrà tutto bene vero? Mi curerà vero!?
Dr. Wensley: (fa una pausa) Certo. Certo, starai meglio. Dobbiamo solo fare qualche altro test per aiutarti a guarire.
Note: Credo che SCP-2599 sia un caso mai visto prima di manipolatore di realtà. È stato dimostrato che può fare diverse cose anomale e può, solo grazie ad ordini particolari e mirati, cambiare alcuni aspetti della realtà, rompendo le leggi fisiche. Penso che le manipolazioni della realtà tuttavia possano avvenire solo dietro ordine, e mai coscientemente, per ora. Raccomando una maggiore sorveglianza, per evitare che SCP-2599 inizi a manipolare la realtà senza bisogno di ordini. Disporrò anche che i test vengano interrotti, poiché non abbiamo idea di cosa potrebbe o meno cambiare le proprietà del piegatore di realtà.
Dr. Wensley

-avvicinati lentamente al teschio- il soldato ordina all'addetto di classe D, la sua voce risuona nell'altoparlante della stanza.
L'uomo, vestito di bianco, si avvicina lentamente alla teca di vetro, ove è riposto un teschio ingiallito e dalle sfumature rosse.
Egli riferisce tremante le caratteristiche dell'oggetto, mentre passo dopo passo le sue ginocchia scricchiolano e si abbassano tremanti.
Una scritta in Khmer rossa diventa sempre più visibile ai suoi occhi, finché non gli sembra ancora fresca. Come appena tracciata sull'osso e luccicante alle luci giallognole della stanza.
Una scia, invisibile agli occhi degli spettatori, aleggia attorno al volto dell'uomo. Un odore acre e nauseante si fa strada nelle sue narici, come carne che cuoce o di cenere sparsa nell'aria.
Ode suoni che non ci sono per gli altri, come di pianti sommessi, lenti battiti cardiaci dietro le sue spalle, respiri vicini o passi distanti che sembrano raggiungerlo.
Cerca di levarsi qualcosa dagli occhi, sente dei granelli ruvidi come sabbia scorrergli dentro la palpebre.
Gratta freneticamente la pelle del dorso delle mani, sente quelle piccole zampettine di formiche che la percorrono.
Saltella e urla per il dolore atroce.
Non vede nulla sul pavimento ma sente con decisone dei vetri che si infilano sotto i suoi piedi. Sente la superficie fredda e liscia del vetro, gli angoli appuntiti e scheggiati che si fanno strada nella carne, nei tendini e nei muscoli dei suoi piedi.
Gli sembra quasi di scivolare sul suo stesso sangue, di sentire lo stridore del vetro contro il pavimento. Allarga le palpebre arrossate e insanguinate cercando con l'unghia nelle loro profondità, gratta fin sotto l'occhio cercando di scovare quei granelli che sente scivolare dietro gli occhi.
La pelle delle sue mani si riempie di lividi rossastri e violacei, si lacera sotto il continuo sfregare e scavare delle dita, che cercano invano di scacciare quelle formiche a loro invisibili. L'uomo corre, si scosta e armeggia le mani nell'aria, tentando di allontanarsi da quel qualcuno che lo sta raggiungendo.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now