IL MOSTRO IN ME

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Faccio un passo indietro e con un cenno della mano disintegro le catene che gli stringevano il corpo.
Queste scivolano a terra come polvere grigia senza far rumore.
Le sue braccia cadono a peso morto lungo i fianchi, sembra cosciente.
Faccio in modo che il suo corpo si trasporti a casa nel bosco, il più lontano possibile di qui e da questo centro scientifico di prigionia.

Lui ormai non c'è più, sparito per raggiungere gli altri.
Spero stia bene e al sicuro.
Esco dalla porta spessa di metallo e penso a quello che è successo in così poco tempo, a tutto cerco di trovare un collegamento con questa società scientifica e la mia vita.
In fondo sono stati loro a far scatenare il mostro che c'era nell'uomo che amo, sono stati loro a controllarmi per tutto questo tempo e per tutta la mia vita.
Ora basta.

Mi dirigo con passo deciso verso un'ampia porta, dai miei sensi riesco a dedurre che essa è l'entrata.
L'uscita da questo inferno, l'entrata per un'altra vita.
Con il corpo di un'altra spalanco le ante della porta tinta di puro bianco.
Lo stesso colore abbaglia il mio viso, gli occhi quasi mi lacrimano per la troppa luce.
Quanto la odio, sembra divina e brucia la mia anima.
Faccio qualche passo prima di bloccarmi.
Sono circondata da loro.
Chissà quanti possano essere, mille?

Uomini dalle divise bianche sono sparsi su tutto il campo, dal muro dell'edificio fino a quello che circonda questo posto, scollegato dalla foresta che cerca di entrare dall'esterno.
Dietro file e file di fucili intravedo il cancello grigio, la mia via di fuga.
Un coro di cigolii risuona nel cortile, tutti puntano l'arma contro di me.
Finalmente qualcuno si è svegliato, si sono resi conto della mia fuga e della sua.
Che bravi.

-sappiamo che ti nascondi sotto il volto di questa povera donna Blum. Su, mostraci ciò che sai fare- quanto tempo dall'ultima volta che l'ho udita questa voce, eppure era ieri o oggi?
Le sue parole velenose arrivano da un balcone che da sul cortile, dietro di lui una finestra da al suo ufficio.
Mi guarda dall'alto al basso, sarò poi io a guardarli in quel modo.
Le guardie tengono ancora lo sguardo su di me, guardandomi da un mirino di vetro cerchiato di nero e da qualche numero.
Non vedono l'ora di perforarmi la carne con quelle loro pallottole di ferro argenteo.
Se è questo che vogliono.

Il mio corpo cambia, la pelle tira da una parte all'altra, mi alzo in altezza e loro mi seguono con le loro armi.
I vestiti si lacerano e lasciano il posto alla mia solita divisa nera.
Una cravatta al collo di colore bordò e a pieghe si aggiunge al completo.
I capelli si tingono di nero coprendo quel biondo oro, la mia carne diventa bianca cadaverica.
Sento qualcuno che trema in lontananza, accanto alla parete di cemento che mi divide dal mio habitat.
-ottimo.- sento sussurrare da la in cima.
Che avrà in mente quel pazzo di O'Connor?

Un'aria polverosa si insinua nei miei polmoni ed è tiepida, frizzante di energia.
Il cielo è grigio, nuvole coprono il sole.
Le fronde degli alberi vengo scosse dal vento, aghi corrono per la distesa di terra che si estende davanti ai miei occhi.
Quel piccolo esercito continua a tenermi sottocchio, squadrandomi di sottecchi.
Sento un fischio nelle mie orecchie, non è per la mia rabbia.
Il caos si sta per scatenare ed è palpabile nell'aria.

Vedo tutto a rallentatore come se dovessi morire da un momento all'altro.
L'uomo sul balcone alza un dito nella mia direzione, mi osserva con la coda dell'occhio.
Apre la bocca e la sua voce mi giunge in leggero ritardo.
Porto lo sguardo sulle guardie.
-sparatele!- sentii urlargli.
Dunque era questo il suo piano.
Crede di abbattermi in questo modo così brutale e semplice, con delle armi bianche.

Dei buchi si formano sulla mia pelle, fori penetrano in profondità, percepisco le vie delle pallottole. Vedo striature bianche che percorrono il tragitto dalle canne dei fucili fino a me.
Un liquido ne esce dalle multiple ferite, ed è nero.
Il mio corpo si piega alle continue e ripetute ferite.
Guardò a terra con il fiato spezzato.
Tutto muore nella mia gola, il cuore cerca di strappare qualche filo di vita ancora rimastomi.
Non mi inchino del tutto davanti alla loro furia.
Sembra che i colpi non finiscano mai.
Tengo il capo chino e il busto piegato quando sento un silenzio fermare quello sciame di ferro.
Dei cigolii mi dicono che stanno ricaricando.
Non hanno scampo.

-ERRORE- una voce metallica e roca esce dalle mie labbra.
La furia in me si sta scatenando.
Le mie ossa si allungano, la pelle diventa spessa e ruvida, i vestiti forati si strappano alle giunture e i capelli si allungano come tende che coprono il mio volto.
Le mie mani si allargano, si formano degli artigli neri sulle dita.
Sento il viso squarciarsi.
La mia bocca riceve aria gelida.
Un'apertura enorme si apre al posto della bocca, la pelle si strappa fin sulle guance scoprendo file di denti enormi ed affilati, contornati da un liquido nero che scende poi a rivoli unendosi alle lacrime e al sangue.
La vista torna colorata.
La pelle si è come sciolta intorno ai miei occhi che ora spuntano come due biglie.
Alzo lo sguardo verso l'esercito che trema sotto la mia smisurata altezza.
Ormai sembrano formiche.
Le schiaccerò con le mie stessa mani.

Un'aria calda risale dalle mie membra, giungendo fino alle labbra, trasformandosi in un urlo disumano.
Non è la mia voce a parlare.
Una fiamma si accende sopra la mia testa.
I miei capelli vanno a fuoco, fiamme rosse dell'inferno.

Il vaso di Pandora è stato aperto.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now