VOCE

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La nebbia circonda ogni cosa e in ogni dove vi è nero. Dei pilastri sottili emergono dal terreno e si innalzano verso l'alto. Il gelo congela ogni cosa compresa la mente della ragazza.
Non vi è luce, il buio qui è luce.
La ragazza si stringe nelle spalle cercando di riscaldarsi. Una nuvoletta bianca esce dalle sue labbra tremanti. Cammina in cerca di quel qualcosa che l'ha portata in quel luogo. Si guarda attorno in cerca di quel qualcuno che la chiama sottovoce. Una voce dolce, metallica e fredda che la attrae verso di lei.
Una voce la chiama e lei sempre più si sente stranita e attratta da essa, cerca di correre verso la sua direzione per raggiungerla, ma il nero la abbraccia risucchiandola in un vortice che spira aria gelida. Si sente trascinata indietro, cade e sente davanti a se quella voce. Cerca di raggiungerla ma è sempre più lontana.
Alza una mano nella sua direzione credendo e cercando di afferrare quella cosa, quel qualcuno che la sta chiamando per nome.
Si sente scivolare nel vuoto buio e freddo, la voce la chiama con più insistenza.
Ma il pensiero che assilla tanto la ragazza è "chi mi sta chiamando?".
Una luce bianca in lontananza abbaglia i suoi occhi, una mano nera emerge dal vuoto lattiginoso. Quella mano si espande, si ingrandisce e si allunga verso di lei, verso quel foro infinito nel quale cade ininterrottamente. Come per afferrarla, la mano la cerca avvicinandosi a lei.
Si allunga verso il suo volto richiamandola a se, la mano divenuta enorme si posiziona sopra la sua testa facendole ombra.
Un liquido nero scende dal dito di quella scheletrica mano, candendo sulla fronte della ragazza.
La voce la chiama ancora.
La chiama ancora una volta per nome.
-Sonora...torna da me...-

La ragazza si sveglia di soprassalto, come se il tocco di quel liquido nero l'avesse riportata in vita. Ha la pelle madida di sudore e si sente appiccicare, una cosa insopportabile. La sua fronte è perlata di gocce fredde, un brivido gelido le percorre la schiena lentamente facendole tremare le ossa. Lei si scaglia verso il bagno, con il cuore nel petto che batte alla carica e gli occhi che le bruciano. I piedi scalzi sul parquet scivolano, come la mano sulla maniglia liscia. Entrando la sua pelle si congela al contatto con l'aria fredda.
Si guarda allo specchio, i suoi occhi sono arrossati e lacrimano copiosamente, come se quella luce che aveva sognato l'avesse illuminata veramente. Sfiora la fronte con il palmo della mano, come per verificare che quel liquido nero non l'avesse veramente toccata e bagnata.
Non sentendo nulla inizia a calmarsi, reggendosi con le mani sul bordo del gelido lavandino, guardandosi allo specchio con sguardo perso e ancora scosso.
Rimane lì nel bagno, per interminabili minuti finché una voce familiare non la chiama.

-Sonora, alzati o farai tardi a scuola!- urla sua madre dalla cucina, non rendendosi conto che la figlia in realtà è già sveglia.
La ragazza abbassa lo sguardo sul bianco lucido del lavandino, guardandosi nel riflesso del rubinetto.
La sua pelle è pallida.
Gira la manovella di ferro e l'acqua tiepida scende dal tubo lucido. Congiunge le mani a coppa raccogliendo l'acqua, per poi lavarsi il volto e lasciando scivolare via il liquido tiepido, che porta via con se le gocce di sudore ghiacciato.
Dopo essersi vestita in fretta, raggiunge di corsa la cucina dove l'aspetta la madre con la colazione pronta.

I suoi occhi guardano assorti il nero della lavagna, lasciando che le orecchie accolgano le parole di cui non segue più il filo. La professoressa di matematica continua a spiegare, senza accorgersi dello guardo perso della ragazza.
Lei, con la coda dell'occhio, scorge una mano rosata scrivere sul suo banco. Incuriosita ruota di poco la testa che ha appoggiata sulla mano, per leggere la scritta sul banco verde erba.
"Che ti succede? Sei strana..."
Sarah le aveva scritto il messaggio, preoccupata per il suo comportamento insolito.
Sonora prende dal suo astuccio una matita, per scrivere sul banco dell'altra la risposta.
Allungando la mano, scrive un po' sopra del suo libro.
"Come se non lo fossi mai stata"
Si riferiva a quel "sei strana", lei era sempre stata così, diversa e contrastante. È una cosa che adora di lei e che in fondo piace a tutti loro, perché in fondo lo sono anche i suoi amici.
La compagna avvicina di nuovo la sua mano, continuando a scrivere in risposta.
"Sul serio...che è successo?"
Le scrive sul suo banco, marcando ancor di più il punto interrogativo per farle intendere la sua preoccupazione.
"Ti spiegherò tutto oggi pomeriggio"
Conclude sbrigativa per chiudere la questione, ma anche per non farsi scoprire dalla professoressa.

A ricreazione se ne stanno serene a ridere nel loro gruppetto.
Sonora silenziosa, ascoltando le chiacchiere varie e sorridendo ai compagni. In verità non fa altro che starsene con i suoi pensieri, a domandarsi chi fosse la persona che la chiamava quella notte in sogno e non vedendo l'ora di dire tutto a Sarah.
Quest'ultima se ne sta tranquilla, tenendo da parte la preoccupazione per l'amica mentre se la ride e parla con gli altri del gruppo.
-oh eccolo che arriva!- squittisce sotto voce Celeste, eccitandosi nel vedere arrivare il loro ex professore di italiano. È pazza di lui, le fa provare cose indescrivibili e accendere il fuoco dentro al cuore, facendole perdere la testa ogni volta. Celeste è abbastanza socievole anche se si arrabbia facilmente.
La ragazza segue con lo sguardo ed a bocca aperta, l'uomo che sta per entrare nell'aula insegnati seguito da sua moglie.
-quella troia...- cerca di trattenersi stringendo i denti, nel vedere la professoressa di italiano.
Tutti si mettono a ridere, nel vedere il volto della ragazza rosso per la rabbia e il disgusto. La trovano carina quando fa così, quando si arrabbia non la trattiene più nessuno.
-la odi così tanto?-dice, ridendo ad alta voce Bethany. Una ragazza gentile e paziente, molto chiusa riguardo alle nuove conoscenze e con una passione per il disegno, come tutti d'altronde. Lei ride cercando a tratti di respirare, ha la risata facile.
-dovresti vederti!- continua ridendo, guardando l'amica che non smette di osservare furiosa la porta dell'aula insegnanti. Le guance di Celeste sono rosse e paffute, i suoi occhi sono sbarrati e le pupille nere si fanno sempre più piccole, come se da esse uscisse l'odio che prova verso quella donna.
Nel mentre che lei cerca di distogliere lentamente lo sguardo e calmarsi, dalla porta esce l'uomo di cui si è tanto invaghita e per cui il fuoco continua ad ardere dentro.
Questa sussulta e volta immediatamente lo sguardo imbarazzata, il suo sorriso si fa enorme e fra i denti ride sentendosi a disagio.
-dai Celeste, vai da lui e parlagli della partita di ieri- le consiglia Gioia vedendola impacciata, lei cerca sempre di aiutare gli altri nel migliore dei modi. Gioia è una ragazza molto socievole, a cui danno estremamente fastidio le persone dal linguaggio volgare. È una persona di cui ti puoi fidare ciecamente, i segreti gli custodisce per bene.
Celeste seguendo il suo consiglio, rincorre sognante il professore che nel mentre si era allontanato in atrio.
Gli altri restano ad osservarla, seguendola con lo sguardo e con un sorriso felice stampato sulle labbra.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now