GENITORI

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I miei sensi si risvegliano, al contrario della mia mente.
Mi alzo dal letto tiepido stiracchiando i miei arti, una luce gialla entra dalle fessure delle finestre. Guardo la sveglia e mi accorgo d'aver dormito fino alle sette e mezza del mattino. Insolito da parte mia, ormai il mio corpo si era abituato a svegliarsi prima delle sei, ora in cui lui dorme ancora. Ne approfittavo per preparare la colazione e leggere un po', prima che l'addormentato mi raggiungesse in salotto alle sei in punto.
Non è da me svegliarmi così tardi, mi chiedo il perché.
Facendo due passi verso la porta del bagno, un nodo stringe le mie viscere e rilascia nella mia bocca un gusto acido, totalmente orrendo e disgustoso. Mi fiondo dentro al bagno bianco e freddo, tenendomi la pancia e cercando di bloccare l'apertura della mia bocca. Alzo la tavoletta del gabinetto e mi libero.
Ancor più strano è il mio rigurgito, non sono malata e ieri sera non ho mangiato o fatto nulla per provocare una reazione simile.
Per di più, sento la mia testa leggera e allo stesso tempo pesante. La vista non è precisa, mi sembra di girare e ciò porta la mia testa ad ondeggiare, trasportata dai miei occhi. 
Ho la nausea e non capisco il perché di questa sensazione, non ho mai sofferto di nausea mattutina.

Ed è in questo momento che mi accorgo di qualcosa fuori dall'ordinario dei miei giorni. La mano che avevo appoggiato sulla pancia mi trasmette dei movimenti alquanto insoliti.
Decido di verificare anche se ormai odio abbassarmi all'usare delle cose da umani, ma è l'unico modo per esser certi.
Esco dal bagno, prendo la vestaglia e me la infilo rapida sentendo che per il momento la nausea mi darà tregua. Mi teletrasporto in una farmacia e per mia grande fortuna è ancora chiusa, giusto oggi è domenica. Guardandomi attorno noto d'essere finita esattamente nel reparto giusto, abbasso lo sguardo e trovo ciò che cercavo.
Preso il tutto senza lasciare alcuna traccia, torno a casa ed è qui che il mio stomaco cede. Fiondandomi nuovamente in bagno svuoto la mia anima nel gabinetto, con mio grande disgusto.
Provo quell'oggetto dopo averne letto le istruzioni, ancor più schifata dello strano utilizzo. Avrei preferito fidarmi delle mie percezioni e dei miei poteri.

Leggo intensamente le parole che sono state stampate, sulle pagine bianche ed ormai ingiallite di questo vecchio libro. La copertina in pelle bordò scuro, poggia sui polpastrelli delle mie lunghe dita. Con la testa appoggiata allo schienale della poltrona in pelle nera, la mia mente si immerge nella lettura dividendosi completamente dall'esterno e i suoi rumori. Le mie gambe se ne stanno distese in avanti, fino a finire sotto il basso tavolino in legno antico, dove vi è poggiata la tazza con il caffè nero ancora fumante. Le mie orecchie non odono più quel ticchettio costante e ipnotizzante dell'orologio, che vi risiede nell'angolo della stanza, ne sento i flebili rumori della natura che vive all'esterno di queste pareti.
Totalmente immerso nella mia quotidiana lettura, scordo di svegliare la donna che ho lasciato a riposare nel letto della mia camera anzi, dovrei dire nostra camera. In questi giorni sembrava sempre più assonnata ed affaticata durante le prime ore del mattino, molto evidente dopo quella dolce notte focosa. Ed è per ciò che oggi ho preferito lasciarla dormire ancora un po', andando a preparare al suo posto la colazione. Tornando alla lettura, non presto attenzione al rintoccare delle lancette che segnalano le otto in punto. Lo stesso vale per quella porta a metà del corridoio che da alle camere, che si apre e si richiude a ritmo con il suono dell'orologio a pendolo.

Elettrizzata fino a toccare l'euforia, ma ancora con la mente che cerca di metabolizzare la scoperta, percorro il corridoio fino a raggiungere l'entrata del piccolo salotto. Ad accogliermi è il suono dell'orologio a pendolo nell'angolo, che segnala le otto del mattino. Ho fatto ancor più tardi del previsto, e del mio solito a quanto pare. Osservo quell'uomo in camicia bianca e dalle gambe nere dei pantaloni, nascoste sotto il tavolino che occupa il centro della stanza fra la poltrona, il sofà ed il camino spento. Attendo un suo accenno del capo, che alzi il volto dal suo libro e che mi guardi dandomi il buon giorno.
Nulla di tutto ciò accade e la mia allegria un po' va spegnendosi, non vedendo ricambiata la mia attenzione. Sembra essersi perso nelle pagine di quel libro che tiene in mano con leggerezza, come caduto letteralmente nella storia che vi è narrata al suo interno.
-Slenderman...?- dico a bassa voce per non spaventarlo, cercando di spostare la sua attenzione dal libro alla mia figura. Il rintocco del pendolo è ormai passato e la lancetta dei secondi scatta, mettendo tempo alla risposta dell'amato inconsapevole.
Aspetto ma a rispondermi vi è solo il silenzio.
-tesoro?- tento di nuovo di approcciarmi con la sua mente distratta, ma da quel che vedo il risultato è vano. Mi da in risposta soltanto un leggero suono di voce, ancora soffocato dall'attenzione che versa nel libro.
Spazientita poggio entrambe le mani sui fianchi, le stesse mani che prima tenevano insicure e leggere la pancia, un gesto per ora senza utilità.

-sono incinta- sbuffo per poi marcare ad alta voce le parole e ancor di più la chiave del discorso.
Nulla di quello che è uscito dalla mia bocca sembra aver raggiunto i lontani pensieri dell'uomo inespressivo. Stupita mi arrendo e ancor più ferita rivolgo lo sguardo verso terra, perdendo la forza di ribattere al silenzio.
Nel momento in cui cerco di voltarmi per tornarmene nella camera da letto, con la coda dell'occhio noto un movimento fulmineo. Il suo volto si è scollato dal testo di quel libro e senza parole mi rivolge lo sguardo.
-cosa?!- domanda scosso a voce alta, con espressione ancor più stupita della mia di mezz'ora fa. Senza accorgersene blocca il mio intento di rispondere, chiudendo rapido il libro e così provocando un sonoro 'Sbam'.
-io...- riesco a dire dopo il sussulto per il forte rumore, vedendolo alzarsi dalla morbida poltrona e dirigersi con sgomento verso di me.
-...sei incinta?!- finisce di dire al mio posto prendendomi con le mani le spalle, e avvicinandole mi fa tendere ancor di più la schiena verso la sua altezza.
Il suo volto è a un millimetro dal mio, per questo trattengo il fiato in bocca preoccupata per la sua reazione. Sembra attendere qualche mio consenso o accenno di realtà, mentre io me ne sto tesa e colpita.
-si...- rispondo con sospiro, sotto voce vedendolo sempre più stupito. La cosa mi preoccupa, non saprei dire se ciò lo turba dandogli fastidio, forse non lo avrebbe mai voluto...oppure è tutto l'opposto, magari è estasiato come me ed è sulle spine per esser diventato papà...? Mi correggo, per esser diventato di nuovo papà. Forse lo attendeva da tempo questo momento, da sempre.

Lui, sentendo la mia risposta calma e sicura lascia andare le mie spalle. Guardandomi avvicina le sue mani alla mia pancia, pensando forse di poter già sentire un segno di vita. Abbassa lo sguardo per osservare e magari riuscire a vedere qualche cambiamento, sulla piccola e calda "casetta" di questa nuova vita che sta crescendo dentro di me.
Mi sembra di vedere un leggero sorriso soddisfatto e gioioso, sul suo volto bianco e sereno. Accompagno il suo sguardo, abbassando il volto riporto l'attenzione sulla piccola ed enorme cellula in via di sviluppo.
Lo sento avvicinarsi sempre più a me, le sue mani prendono i miei magri fianchi che presto si gonfieranno. La sua fronte ruvida si appoggia alla mia, calda che quasi scotta. Sembra avergli dato alla testa questa scoperta, questa stupenda notizia.
Sento il suo umore passare da teso a gioioso e tranquillo. Una sdolcinata aura ci avvolge e riscalda il nostro abbraccio.
-vuoi sentirla?- gli domando amabile, sfiorando con delicatezza le nocche delle sue dita tiepide.
-certamente...- risponde sottovoce tenendo gli occhi sulla pancia, ed il volto attaccato al mio.
Afferro le sue magre ed enormi mani portandole sopra il mio addome, precisamente sopra il luogo in cui si è andata a formare la cellula. Connetto le mie capacità alla superficie della pelle delle sue mani, unendo così i miei poteri al suo corpo. Gli lascio percepire la crescita continua e veloce della vita. Sento un piccolo brivido partirgli dalle dita e percorrergli le braccia fino a raggiungere la testa, l'effetto che comporta il sentire quella strana evoluzione che sta avvenendo dentro al mio corpo.

-incredibile...- sussurra spegnendo la vista, concentrandosi ancor di più su quella sensazione ed emozione che lo sta portando in un luogo meraviglioso. Un luogo di gioia e felicità pura, una sensazione immensa.
-il mio potere o ciò che stai sentendo?- dico a bassa voce in modo scherzoso, vedendolo emozionato nel sentire quei piccoli ed incalcolabili movimenti.
Ridendo rivolge lo sguardo a me, con le fronti sempre collegate e la pelle delle labbra che quasi si sfiorano.
-entrambi, siete incredibili tutti e due...- ed è qui che l'uomo erra senza rendersene conto, certo dopotutto non ha le capacità e le facoltà per saperlo.
-vi state sbagliando signor Slenderman...è una lei- controbatto con fare superiore, dandogli del voi come tanto adoro. Lui stacca le mani dal contatto e si stacca da me incredulo e stranito.
-come fai già a saperlo?- domanda con dubbio verso i miei poteri, prendendomi poi le mani.
-ho fatto qualche calcolo visto il crescere delle cellule ed in base al dna formatosi, anche se ancora ridotto e imprecisato- rispondo alla sua domanda sicura di me e di ciò che ho fatto. Ormai la matematica e la scienza stanno alle basi delle mie regole, come la fisica ed ogni altra materia. Sono come l'ABC per un liceale, scontate.
-notevole- dice in modo provocante, per poi avvicinarsi nuovamente al mio volto e lasciarmi sulle labbra un bacio.

Entrambi non vediamo l'ora di vederti nascere piccolina...ti proteggeremo con la nostra stessa vita.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now