AMORE

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La mia voce alleggia ancora nell'aria.
Lei è scomparsa dalla mia vista e probabilmente sarà già a casa, a fare la sua valigia.
Io, ancora immobile in quel preciso punto in cui mi ha salutata, non mi sono ancora smossa.
Non so cosa stia aspettando, so solo che qualcosa in me attende il suo ritorno.
"Ma lei non tornerà" dico fra me.
Qualcuno si avvicina da dietro, sento dell'aria gelida sul collo e il crepitare dei rami secchi al suolo.
-avete legato in così poco tempo, senza raccontare nulla di se stessa all'altra, notevole. Ed ora fate fatica a separarvi. O forse sei tu quella che fa più fatica- le sue parole, cerco invano di non ascoltarlo ma, le sue parole mi trafiggono senza alcuna pietà.
Lui non sa cosa io stia provando in questo istante.
Non può dire che sono io quella più debole, quella che non si adatta.

"Anche se tu non ti adatterai mai" mi dice una vocina nella mente.
-non devi chiamarla umana- gli rispondo io con acidità, sottolineando la parola.
Mi volto con in volto una smorfia di dolore, mascherata dalla rabbia verso il suo comportamento.
La sua espressione non fa una piega, al contrario, lui avanza mettendosi di fronte a me.
Osserva quel mio volto, vuoto come il suo, pallido ma nero di rabbia mista a sofferenza.
Il gesto che fece poi mi sconvolse.
Non me lo sarei mai aspettato da lui, soprattutto in un momento del genere, dopo avergli risposto acida e mostrandogli poi un volto arrabbiato.
Appoggiò la sua grande mano gelida sulla mia spalla, come avevo fatto io qualche minuto fa ma al contrario, non mi risollevò il morale.

-mi dispiace- unica frase detta con decisione, poi nient'altro.
Lì per lì credevo di essermi calmata, credevo che le mie emozioni si fossero acquietate.
Mi sbagliavo...ora sono io quella da abbracciare e da consolare.
Sporgendomi in avanti appoggio il mio volto sulla sua giacca, in mezzo al petto, come aveva appena fatto con me quella piccola disperata.
Nessuna lacrima si sporge dai miei occhi, nessun rivolo nero va a bagnare la pelle delle mie guance.
Non mi sento una bambina a comportarmi così, solo ho bisogno di affetto come ne aveva bisogno lui poco fa.
-vedrai, in un modo o nell'altro vi rincontrerete- mi dice in un sussurro, accarezzandomi la testa e infilando le sue lunghe dita fra i miei capelli corvini.
Mi sento cullare da questi suoi tocchi.

Rialzo il viso, dopo un po' che mi sono lasciata sfiorare.
Mi accarezza la guancia con la sua gelida e ruvida mano.
Non mi dà fastidio anzi, la percepisco come una dolce piuma candida, che scivola sul mio viso.
-torniamo a casa- dice rilassato guardandomi con attenzione.
Annuisco e insieme, allo stesso passo, ci dirigiamo nuovamente alla nostra amata e isolata dimora.
Immagino già io e lui seduti sul sofà nero, a guardarci qualche film o immersi in una lettura, la mia testa adagiata alla sua spalla o io che sostengo sulle mie gambe piegate la sua.
A berci del tè nero, io con tre zollette di zucchero e lui senza.
Gli piace amaro e gelido, come se stesse bevendo la sua anima, da una tazza bianca con il suo simbolo in nero.
O a gustarci qualche sua specialità, un budino alla menta o la sua pasta piccante, rossa cremisi.
Magari torneremo nella mia stanza da lavoro, a creare qualche stramba cornice per i quadri che abbiamo dipinto questa mattina.

Guardo il cielo, nascosto dalle punte dei pini scuri.
A pensarci sembra passato più di un giorno da questa mattina, quando mi sono svegliata accanto a lui e più tardi dipinsi quel quadro amaro.
Ma ancor di più, sembra passata un'eternità da quando lui si presentò da me, nel mio appartamento, per riportarmi via.
Sembra esser passato così tanto tempo.
Troppo tempo per essere tutto vero.
Scruto il cielo stellato, così scuro con luci ancor più chiare, stelle che brillano anni di distanza da noi.
Stelle che, magari, qualche minuto fa hanno smesso di vivere e di cui ora ammiriamo il loro ultimo respiro.
Il loro riflesso in uno specchio nero e dalle sfumature violastre.
Bagliori affascinanti, che ti fanno pensare a miriadi di cose contemporaneamente.

Sento uno sfioro alla mano, un aggancio e i nostri palmi che si scontrano e si tengono unito l'uno all'altro.
Mi ha affermato la mano e ora me la tiene dolcemente nella sua morsa.
Lo guardo attirata e assetata.
Assetata dei suoi gesti, dei suoi movimenti, errori e fallimenti, dei suoi successi e delle sue trovate geniali.
Sono assetata della sua essenza.
Dopotutto questo è l'amore.
Provare un incredibile affetto per qualcuno.
Uccidersi e torturarsi, per la vita della propria anima gemella, fino al sacrificio.
Non annoiarsi mai affianco all'altro.
Soffrire e vivere spensierati uniti.
Fino ad arrivare alla vecchiaia, rimanere una coppia affiatata pur avendo le rughe e i vuoti di memoria.
Guardarsi negli occhi stanchi e che languidi ricordano ogni singola cosa vissuta, vista, detta e fatta insieme a lui o a lei.
Dormire nel proprio letto matrimoniale, abbracciati a respirare il respiro e il profumo dell'altro.
Giungere al fatidico giorno, all'ultimo, in cui l'uno o l'altra abbandona la vita e se ne va nei sogni infiniti e bui.
L'unico che ancora rimarrà si sentirà tradito, lasciato solo a se stesso pur sapendo che, dall'alto o dal basso, l'altra parte del cuore la sta già osservando e la sta aspettando.
Ma, potrebbe andare diversamente.
Potrebbe arrivare quel giorno in cui, mano nella mano, i propri cuori rilasceranno il loro ultimo battito e allora ci sentiremo felici di andarcene insieme.
L'amore è crudeltà e dolcezza.
È tante cose.
Molte persone cercano invano di fuggirne o di accorciarne il tempo, che le divide dal primo colpo di fulmine.

Apre la porta d'entrata e un'aria calda scivola fuori da quell'apertura.
Avanza lungo il corridoio, fino a raggiungere con la mano la maniglia della porta, che conduce alla camera da letto.
Io lo seguo incantata, legata da un filo rosso, invisibile ai miei occhi, che lega il mio dito al suo.
Un filo infrangibile.
Lui si adagia sul letto con sospiro esausto.
Continuo a seguirlo ed a osservarlo, mi sdraio accanto a lui con lentezza.
Lascio che il mio corpo sprofondi, fra le coperte scure e fredde, nel morbido materasso.
Continuo ad osservare il suo corpo, la sua forma e le pieghe dei suoi abiti.
Mi concentro su ogni dettaglio per imprimerlo nella mia mente, per poi ricordarmi di questi fugaci momenti.

-ti amo Slender- gli sussurro all'orecchio.
Adagio sopra le sue spalle possenti le mie braccia stanche e appoggio la mia fronte sul suo volto freddo.
Lui di risposta mi stringe a se, sento il suo forte e marcato profumo. I suoi vesti che si stropicciano sotto il mio corpo, fragile in questi momenti di calore e forte nei momenti duri e difficili.
Mi rinchiude fra il suo corpo e le sue braccia, sono bloccata nel suo caldo groviglio.
Sento la sua fronte sulla mia, che si scalda per l'improvviso contatto.
Non sembra dargli fastidio, tutt'altro.
Il suo corpo inizia ad emanare un leggero calore, che trafigge i suoi vestiti e raggiunge la mia sottile pelle.

Il petto si alza e si abbassa lentamente, i suoi pensieri sono assenti e i suoi arti iniziano a pesarmi addosso.
Credo si sia addormentato, la mia posizione è un po' scomoda ma non ne dò peso.
Non mi importa se il mattino seguente mi sveglierò con il corpo dolente, non lo disturberò di certo per un mio capriccio.
Voglio osservarlo mentre il sonno cala nella sua mente, fin quando Morfeo lo stringerà fra le sue braccia.
I miei occhi iniziano ad appesantirsi e un silenzioso sbadiglio si blocca nella mia bocca.
"Credo proprio che Morfeo ci abbraccerà entrambi" penso, prima di lasciarmi andare fra le braccia di qualcun altro.
Un qualcuno molto più reale, per cui il mio cuore batte.

Che amerò per sempre...anche nelle prossime e infinite vite.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now