AFFERRA LA MIA MANO

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Raggiunge il luogo, nel mezzo di quella distesa buia coperta dalla nebbia leggera, dove aveva scorto la figura alta di quella donna che aveva ucciso la sua amica. La stessa donna a cui aveva ubbidito poco fa.
Si volta indietro, immaginando il corpo della madre assopito sotto le lenzuola leggere. La sua famiglia, seppur piccola ma tanto amata...come potrebbe mai lasciarli. Lasciare tutti lì e seguire quella strada scura e pericolante.
Si era sempre divertita ad immaginare una vita del genere, sui banchi di scuola a scrivere frasi con l'amica. La stessa amica che vorrebbe, desidererebbe rivedere.
Le ciocche di capelli ramati accarezzano le sue guance rosate, come per tranquillizzarla. Ma come potrebbe rimanere tranquilla, dopo aver ucciso un uomo e quasi aver detto addio alla sua vita.
Una vita che aveva progettato, costruito, assemblato e pianificato alla perfezione. Con qualche difetto, quelli che più apprezzava e quelli meno. Aveva vissuto fino ad ora, sognando un futuro raggiante, con una famiglia e molti amici con cui passare le serate.
Come poteva ora...lasciare tutto quanto. Tutta quella meraviglia che aveva sempre un po' odiato ed ignorato, e che ora la vedeva luccicare come diamante.
Si sentiva tirare in due direzioni, una l'opposto dell'altra.
Da una parte l'abisso scuro e gelido, da cui nessuno sarebbe più ritornato in superficie. Dall'altra la salvezza, forse, una vita sognata e a cui avrebbe tanto voluto aggiungere qualche incentivo in più.
Si sentiva tirata indietro da delle mani calde ed amiche, immaginava l'abbraccio di sua madre che la teneva, pregandola di tornare a casa.
Mentre davanti a se, vedeva un volto ancora sconosciuto e tutt'ora odiato, un volto a cui avrebbe presto dovuto ubbidire...ma dietro di lei, dietro quella torre nera dal viso assente e pallido, vedeva una luce bianca in lontananza.
Una luce quasi divina, un bagliore che l'attirava, come una montagna, un abisso di preziosi diamanti...o meglio, un infinito di bene e desiderio. Qualcosa che non avrebbe mai ottenuto, se sarebbe rimasta lì, a casa. Se la sarebbe lasciata sfuggire...e una cosa come quella doveva vederla, voleva toccarla, pensarla, baciarla ed ascoltarla...scoprirla.
Si sentiva trascinata da un magnete, da un'energia oltre il male...ma non era nemmeno bene, quello che sentiva.
Quei riflessi bianchi, dal cuore grigio e dai bordi, dai bracci azzurro ghiaccio. Intravedeva una figura familiare...conosciuta da tanto.

Lasciò tutto lì per inseguire l'ignoto, ad altri sembrerebbe una mossa stupida, ma c'era dell'altro sotto.
Un sogno d'avventura, un desiderio proibito e mai realizzato. Un conto in sospeso da chiudere, una promessa da stringere e portare a termine.
In quel momento, si era resa conto che avrebbe potuto avere l'immortalità, una cosa che non avrebbe mai conquistato, rimanendo in quel mondo monotono. Avrebbe potuto avere una lode senza mai aver studiato, il principe azzurro che mai sarebbe esistito, un corpo e una vita tutta sua, plasmata dalle sue mani e dalla sue decisioni.
Si sarebbe ritrovata con in mano il tasto di distruzione totale, seduta su un trono nel suo castello del regno governato, nel veliero mentre solca gli abissi mai navigati.
Si sentiva a un passo dall'avere tutto, e a un passo dal non realizzare mai i sogni più irrealizzabili che aveva buttato, pestato e schiacciato nel fondo più buio del suo cassetto.

Con un salto, il fiato sospeso e una piccola parte di lei ancora attaccata al passato, al bacio di addio che stampò sulla fronte di sua madre. I piedi sospesi in aria, i cappelli fluttuanti nel vuoto e i suoi occhi pieni di curiosità, ma ricolmi di paura e di chissà quante altre emozioni, ancor più forti e strane.
Il corpo proteso verso quel buco nello spazio, creato dalla figura alta che prima la osservava, incuriosita dai suoi pensieri e desideri.
Il corpo della ragazza viene risucchiato, trascinato e contorto verso un altro luogo. L'aria si percuote e il collegamento si richiude, con un suono acuto e sottile.
Sarah viene trasportata altrove, molto lontano da lì.
Una luce grigia improvvisa e poi le tenebre calano sui suoi occhi, sul suo corpo. Il buio viene filtrato, le pupille nere si allargano fino a rendere l'iride un filo marrone.
Lo scenario che le si presenta davanti è silenzioso, rassicurante e calmo a prima vista, se non fosse sola in una enorme foresta di notte. Un brivido le percorre la schiena e il pentimento si fa ancor più pesante sul suo cuore. Pensa d'aver fatto una scelta sbagliata, non avrebbe dovuto lanciarsi. I risentimenti si accartocciano ad ostruire il flusso dei suoi pensieri.
Una leggera brezza la fa rabbrividire, portandosi le mani sulle braccia e stringendosi sempre più. Sente i rami degli alberi scontrarsi e le foglie volare, scivolare e creparsi, frantumarsi sul terreno. Sente fischiare, un suono dolce e lontano.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now