RIUNIONE

32 8 0
                                    

-Appena sentirete un mio richiamo nei vostri pensieri, siete tenute a raggiungermi...mi raccomando- informo prima di voltarmi e lasciarle sole con le loro espressioni vuote, richiudendo la porta alle mie spalle.
Non vorrei sembrare ai loro occhi la donna cattiva e crudele. Ma...ammetto che come posso essere cattiva posso anche essere dolce, posso rimboccarle le coperte come allo stesso tempo posso ucciderle a mio piacimento. Recidendo i fili che tengo stretti fra le mie dita...sembrano pesare, come se questi esistessero veramente, annodati alla mia mano e lunghi fino a raggiungere i loro cuori pulsanti. Sento, percepisco già uno strano ed insolito legame, che cresce tra me e quelle due piccole "umane"...non era ciò che volevo ma, mi va bene lo stesso.
In fin dei conti sono solo le mie due soldatine, che terrò con cura rinchiuse nella teca di vetro.
Che mi starà mai accadendo?
Mi volto ed osservo fuori dalla finestra l'ambiente scuro che dorme, con sguardo stanco e turbato.
Mi domando, se prima o poi troverò una risposta a tutto...
Abbassando lo sguardo a terra inizio lentamente a camminare, tra un passo e l'altro si susseguono molti battiti di ciglia.
Sembra che il tempo stia rallentando al mio passaggio.

Una vibrazione in lontananza che si propaga, fino ad arrivare al centro della mia mente, attraversandomi poi il cuore come una lama gelida ed affilata.
Sento come un tremante richiamo, un avvertimento dietro il capo, che mi bisbiglia -pericolo-.
Bloccandomi a questa strana sensazione, osservo il vuoto del corridoio prima di mettermi a correre verso l'ufficio di lui.
Pensando tra me e me "perché...? Perché ancora...che accadrà ora?", un pensiero dopo l'altro, mentre altri sembrano quasi passare e vagare senza riguardo "sarò stata troppo cattiva con loro...mi saranno fedeli? Non voglio perderle, io non le lascerò...non le ucciderò! Che mi sta capitando..."
I passi veloci, mi portano alla porta nera e lucida del suo studio. Nessun rumore ne fuoriesce, mi domando se è al suo interno.
Spalanco la porta, sapendo di dover sempre bussare, ma in una situazione del genere sarebbe meglio essere veloci. Entro nel suo ufficio richiudendo l'ingresso, velocemente mi avvicino alle due poltrone in pelle nera, che stanno davanti alla scrivania.
Osservo le sue alte e sporgenti spalle, la sua larga e scura schiena. Ha le braccia incrociante dietro di essa, la testa eretta e il mento alzato. Si lascia illuminare dalla luna, stando davanti alla finestra e tenendo la stanza all'oscuro di quella luce. Sembra non avvertire nulla, ma prima di iniziare a dubitare della mia strana sensazione, lo vedo rabbrividire sentendo qualcosa risalirgli la schiena. Come un'antenna che riceve l'elettricità, il flusso gli risale alla mente e percepisce le loro presenze.

Si volta di scatto, guardandomi con metà volto oscurato. Una smorfia interrogativa e preoccupata, si forma sul suo volto senza lineamenti.
-l'hai sentito...- dico, rimanendo bloccata davanti a lui. Resta un dubbio in quella frase.
Guarda a terra, lasciando i miei occhi soli.
-stanno tornando...si stanno avvicinando- proferisce, sussurrando al pavimento.
Sembra quasi sorpreso a quella constatazione, dopo aver lavorato sodo per anni. Tenendo sotto controllo i dintorni e i movimenti all'esterno, cercando di non far entrare nessuno di sospetto nell'area del bosco.
-...com'è possibile...?- si domanda, spostando le braccia al petto ed incrociandole strette, la giacca si arriccia sotto i suoi lunghi arti.
Nessuna parola mi viene in mente, nulla esce dalla mia bocca.
-i miei proxy ci raggiungeranno fra qualche minuto...mi devono delle spiegazioni valide per quello che sta succedendo- cerca di riprendersi e di tornare l'uomo freddo e deciso, dal tono fermo ed imperativo.
Compare davanti a me, l'Operatore che tende i fili dei suoi burattini.
-direi di riunire tutti nella sala- propongo, tirando in fuori il petto e tenendo dritta la schiena, i tacchi allineati come in posa da soldato.
Lui, voltandosi mi rivolge uno sguardo nervoso, sento già il suo sangue ribollire. So quanto odia non sapere, rimanere all'oscuro e sentire in lontananza qualcosa che si muove senza il suo consenso.
-propongo di dare una riunione...ho un piano- le ultime parole, in me sentivo due voci contrarie mentre proferivo ciò. Ma il dubbio, l'incertezza e la paura, li ho rinchiusi nel più profondo delle mie viscere, appena si sono formati all'esterno del mio cuore.
-d'accordo, avvertirò tutti in modo che possano essere presenti al più presto...dobbiamo fare in fretta- risponde, prima di rivoltarsi con la fronte corrugata.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now