NON È UN ADDIO

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Dopo quelle sue dolci parole unite allo smielato abbraccio, ci dirigiamo nuovamente verso la dimora, circondati da alberi grigi e tetri.
Intravediamo la parete laterale della casa, scura e con qualche rampicante di edera annerita dal muschio e dall'umidità fredda, che aleggia nei primi giorni di primavera.
Percepisco una voce richiamarmi nella mente.
Un sottile sibilo che urla il mio nome.
Mi pare di aver già sentito questa flebile e leggera voce...mi ricorda un viso di bambina.

Pianto i piedi a terra e mi blocco sul posto, rendendomi conto di ciò che sto udendo nei miei pensieri.
Slender si volta confuso per il mio atteggiamento, per il mio improvviso cambiamento di umore.
"Blum!"
Ora la sento ben distinta nella mia testa, la piccola mi sta chiamando.
Sembra preoccupata, no la sua voce è triste.
-devo andare- dico velocemente rivolta al mio compagno, che intanto era rimasto ad osservarmi incuriosito.
-che ti succede?- domanda allarmato avvicinandosi a me.
-mi sta chiamando- rispondo sempre più di fretta, continuo a sentire la sua voce nella mia mente.
È disperata, devo raggiungerla al più presto.
-intendi l'umana?- chiede, una fiamma di rabbia si accende nel mio cuore.
Dopo dovrò fare un discorso con lui, riguardo a quel termine.
-devo andare- ripeto con freddezza e con tono arrabbiato.

Lui inizia a seguirmi, percorre i miei passi da dietro la mia schiena.
-vengo con te- fa lui freddo.
Lo lascio perdere e percorro a grandi falcate il bosco, fino ad arrivare al confine.
Il mio cuore batte all' impazzata, per l'adrenalina che mi ha fatto salire quella dolce voce irrequieta che mi chiama da lontano.
Un faccino bagnato sbuca da dietro il tronco di un albero.
"Nasconditi" urlo nei pensieri del mio inseguitore che, all'istante, sparisce da dietro le mie spalle.
Lo scorgo poi nascosto dietro un pino, ben mimetizzato.

Una presa decisa sui miei pantaloni mi spinge a guardare in basso.
-dov'eri finita?!- urla in lacrime il faccino di bambina.
È disperata, le lacrime le solcano di continuo le guance rosee.
Mi accuccio davanti a lei, in modo da guardarla dritta in quei bagnati occhi.
-che succede?- domando io ignorando il suo interrogativo.
Dei singhiozzi infantili percuotono il suo petto, che si abbassa e si alza incontrollato.
-mamma ed io ci trasferiamo, ma io non voglio lasciarti! Non ora che ho finalmente trovato degli amici!- dice tra una lacrima e l'altra.
Mi stupisce che lei abbia parlato di me al plurale e che non voglia andarsene.
Ma la cosa che mi ha sconvolto di più è la notizia del loro trasferimento.

Un vuoto freddo e malinconico si fa strada dentro di me, ciò che dovrei provare a vederla andar via lo sto provando ora.
-io non voglio lasciarti Blum!- mi ripete con i lacrimoni ai lati degli occhi.
Quella sua frase mi rattrista ancor di più.
A pensarci sua madre ha tutti i motivi per portarla via, per trasferirsi in un'altra città, lontano da qui.
Dopotutto questo posto non fa per lei e loro non ci sarebbero volute venire, qui ci sono brutti ricordi, suo marito non è più tornato e si sentono sole in una casa troppo grande per loro due.
Posso biasimarla per la scelta che ha preso ma...non voglio che lei se ne vada, non voglio che si allontani da me.

-fai come vuole la mamma- inizio a dire, sentendo le lacrime pronte per uscire -vai a fare i bagagli, ok?- concludo la frase con voce smorzata.
Cerco di trattenermi il più possibile e di avere un tono deciso.
Non devo piangere, non devo disperarmi.
-no!- urla lei, aggrappandosi al mio petto e nascondendo il suo viso nella mia giacca nera.
Sento il suo respiro caldo e le sue lacrime bagnare il tessuto, per poi arrivare alla mia candida pelle.
La circondo con le mie braccia gelide e mi stupisco che a lei non dia fastidio, quel freddo mortale che scalda il mio corpo.
La stringo vicino a me, sento il suo calore bloccato dal mio freddo corpo.

-non voglio andare- sento a stento la frase, attutita dai miei vestiti e dai singhiozzi di pianto.
Non resisto a vederla così triste, ma mi faccio forza per non farmi veder piangere da lei...e soprattutto, da quel qualcuno che sta assistendo.
Non voglio che giudichi male il mio atteggiamento.
-Sonora, guardami- dico con voce dolce, lei alza il suo piccolo viso e i suoi occhi incontrano i miei -un giorno ci rivedremo, ma ora devi andare- continuo con voce decisa, cercando di consolarla.
-ma non so dove andiamo, come farai a venire?- domanda lei, le lacrime sulle sue guance sono ormai ferme e piano piano si asciugano all'aria fredda.

-se porterai con te il mio regalo saprò sempre dove ti trovi- mento, riferendomi alla rosa nera che le avevo regalato la sera prima.
Dovevo consolarla e farla calmare, non avrei mai voluto dirle una bugia ma...era l'unico modo per farla andare via tranquillamente.
-davvero?- mi domanda estasiata, i suoi occhi si illuminano e le lacrime scivolano via definitamente.
Un leggero e incerto sorriso si fa strada sulle sue sottili labbra.
-certo, portala sempre con te- le dico, sfiorandole con le lunghe dita il petto, dove vi risiede il suo piccolo cuore.
-ti voglio bene Blum- mi dice lei abbracciandomi e stringendomi di nuovo.
Una risata cresce nella mia gola, a sentirla mentre cerca di stringermi fra le sue sottili e corte braccia.
Come vorrei stritolarla a me per sentirla sempre più vicina, non per farle del male ma solo per sentire il suo calore sulla mia pelle e per sentire il suo sottile battito.

-ora vai...- le sussurro più tardi, sentendo una voce adulta in lontananza chiamare il suo nome.
Lei si divide da me, si scioglie dall'abbraccio e si volta verso l'uscita della foresta, da dove era entrata.
La vedo allontanarsi mentre il mio cuore cerca invano di risentirla accanto.
Mi trattengo dal rincorrerla e dal richiamarla a me.
Notevole come in così poco tempo, una piccola umana e un essere come me, siamo riuscite a legare.
Così tanto che ora separarmene mi provoca un amaro dolore.
Lei si ferma sul confine del bosco, si volta e i nostri occhi si rivedono.
Alza la sua piccola mano e la agita...mi sta salutando.

Io ricambio lentamente, non mi sono ancora resa conto del suo gesto.
La mia mano si solleva e la agito piano, a destra e a sinistra in modo automatico.
Sinceramente mi ero scordata come fosse salutare qualcuno, come dare un finto "addio" alla persona che vuoi bene.
Perché, dopotutto, questo non è un addio.
Non è un addio piccola Sonora, un giorno verrò a prenderti e allora sarai solo mia.

-si...ci rincontreremo un giorno...-

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now