THE PILLARS

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Prendo fra le dita il biglietto.
Lo apro, rivelando il nuovo messaggio sotto gli occhi curiosi della piccola ragazzina. Entrambe ne leggiamo il contenuto, io mentalmente e lei ad alta voce. Affianco a me, pronuncia quelle parole incise con carattere elegante e dorato sulla carta nera.

Un luogo da te sconosciuto, ma fatidico ed inciso nei ricordi di molti assassini, che ora vivono e vegliano su questa foresta.
Dove vi sono collegate varie anime, intente a trapassare ed andarsene. Un luogo elegante per un infinito riposo...se usi l'immaginazione.
Tuo, Slender.

Non ho la più pallida idea di che cosa voglia comunicarmi, per di più non so quale sia il luogo che intende, di cui scrive. Per l'appunto lo definisce "un luogo da te sconosciuto", quindi come potrei arrivarci in posto di cui non so nemmeno l'esistenza?
O forse è solo un tranello?
Proprio quando inizio a pensare profondamente ai vari e possibili significati, o parole nascoste che ci possano essere nel messaggio, Sally mi ruba il bigliettino di mano, con fare brusco. Un'espressione stupita si dipinge sul suo volto, mentre riguarda ad occhi sbarrati il messaggio.
Spalanca la piccola bocca, come per prendere aria prima di urlare qualcosa.
-so qual è il posto che intende slendy!!- di nuovo rido mentalmente a quel nomignolo, se lui lo venisse a sapere me la farebbe rimpiangere questa mia risata.
Fortuna che c'era lei sennò, nessuno mi avrebbe aiutata a trovare questo luogo misterioso.

La piccola mi prende velocemente il polso della mano, strattonandomi verso l'altro lato della casa.
Lei corre mentre io cerco di camminare senza inciampare, vista la mia posizione goffa.
Ci inoltriamo nuovamente nella foresta e subito veniamo circondate dagli alberi.
La mia schiena ricurva, verso la presa della ragazzina, inizia a dolere.
Uno strano gelo inumidisce i nostri corpi, e penetra fino alle nostre ossa. Lei non sembra avvertirne il doloroso morso, che invece io non riesco a sopportare.

Girovaghiamo per chissà quanto, fra un albero e l'altro. Non so contare quante volte mi sia venuto un giramento di testa. So solo che non riesco più a capire quale sia la destra e la sinistra, mi sento come ubriaca.
Mi sento fra le mani di un ubriaca...
Non per offendere la piccola Sally, che per di più si sta sforzando a correre per stare al mio passo, seppur lento.
Le sarò riconoscente per questo.
Non sento più il polso da quanto mi sta trattenendo nella sua presa, sento sempre più piccoli i piedi, cerco senza successo di aiutarla camminando al suo passo.
Sento la schiena spezzarsi in due, nel mentre cerco di trattenere un mugolio di dolore.
Non so da quanto stiamo camminando, non so per quanto ancora continueremo.
Non so per quanto ancora riuscirò a resistere, per questa lunga via invisibile e sconosciuta ai miei occhi.
Sento già che la mia ora è giunta...scommetto che, se lui mi sentisse mi direbbe chissà cosa, io che mollo per questa cosa da nulla.
Santi numi che dolore!
Mi ucciderà in questo modo, merita di essere definita assassina!

Un piccolo tratto di terra, scoperta dagli alberi, in cui al loro posto sono, come cresciuti, degli enormi pilastri di cemento con qualche cavo e tubo di ferro che gli escono alla sommità.
Sembrano corpi inermi, freddi e senza scopo di vita. Mi chiedo a cosa possano essere serviti in passato, o a cosa potevano servire nel futuro ormai passato.
Raggiungiamo quel luogo e noto che il terreno si inclina, come se si fosse formata una fossa.
La fossa in cui sono stati posti questi pilastri.
La bambina mi lascia la presa, certa di non avermi persa nel tragitto.
Si reca vicino alla base di cemento armato, di uno degli alti pilastri. Guarda poi in basso, come osservando qualcosa nascosto nel terreno. Mi avvicino a lei e la sento dire a sotto voce.
-dunque sei ancora qui...- non capisco a chi si riferisca, e soprattutto cosa stia guardando.

-con chi stai parlando, Sally?- le chiedo incuriosita, mentre lei rialza il volto e mi guarda indifferente.
Quel suo sguardo mi pietrifica, sembra quasi che io abbia interrotto qualcosa. A questa sensazione, o presentimento, mi sento a disagio e dispiaciuta.
Alzo le mani con i palmi verso di lei, come per difendermi e per farle intendere che non volevo rovinare nulla.
-n...niente, dimenticati ciò che ho detto cara- le dico con voce tremante, vedendo i suoi occhi illuminarsi di una strana ed inquietante luce rossastra.
Mi volto dandole le spalle, per farle proseguire qualsiasi cosa stesse facendo.
Dirigendomi verso il centro del posto, mi guardo attorno cercando un qualche segno della sua presenza.

Dubito che il gioco, da lui inaugurato, termini qui.
Quindi inizio immediatamente a cercare un qualche biglietto, nascosto chissà dove.
Osservo attentamente la superficie di ogni pilastro, dal basso verso l'alto. Dó una rapida occhiata al terreno circostante, fra l'erba e fra i cumuli di terra e pietra.
Nulla, come di solito in fondo.
Mi volto a controllare la mia accompagnatrice. A quanto pare, continua imperturbabile a puntare gli occhi sul terreno, su qualcosa nascosto al mio sguardo.
Mi incuriosisce sempre più quella sua strana espressione, vuota e senza emozione.
Sembra morta in silenzio e solitudine.
Proprio mentre sto per voltarmi e continuare la mia ricerca, lei alza lo sguardo e incontra il mio.
Ancora quella strana luce, come assassina ed omicida.

Con scatto fulmineo volto l'intera testa dalla parte opposta, mi sento i suoi occhi addosso, sudo freddo e non immagino a cosa stia pensando. E, con uno strano colpo di fortuna, i miei occhi si adagiano su una superficie nera.
Una superficie da me ormai conosciuta, dei leggeri decori in oro confermano il mio presentimento.
"Ti ho scovato, un'altra volta mio caro." Penso con sorriso soddisfatto.
Con un balzo, salgo e striscio sul pilastro fino alla sua sommità dove vi è incastrato, fra i pali di ferro, il mio piccolo tesoro.
Lo afferro fra due dita, indice e medio, scendo con velocità ed atterro al terreno.
Mi volto, verso la direzione della piccola dal vestitino rosa.

-trovato Sally! Sei curiosa di leggere insieme a me il contenuto?- dico entusiasta, ancora con gli occhi fissi sull'interessato, non accorgendomi dello strano silenzio.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now