AVVENIMENTI ORFANOTROFIO

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Un'altra giornata no per me, che meraviglia!
Guai a chi mi tocca, a chi mi parla, a chi mi rivolge lo sguardo.
-Blum, mi vorresti dire il risultato del l'equazione?- mi chiese la suora . Ecco non hai ascoltato ninte di quello che ho detto, perfetto. Lezione di matematica con una prof che nemmeno Gesù bambino l'avrebbe sopportata. E che mi ha appena sgammato, mentre guardavo fuori dalla finestra. Non potrei chiedere di meglio!
-ehm...ecco...odio la matematica- le dissi io con fare acido.
-non è quella la risposta e se ti riprendo ancora a guardare fuori dalla finestra, non ci saranno scuse per un'altra nota!-
-perfetto...- sussurrai tra me.
-cosa?- domandò stranita. Mi aveva sentito, dannazione!
-ah...il prefetto si il prefetto...- la presi in giro, con una risatina che aleggiava nei miei pensieri.
-Blum, Blum, Blum...non cambierai mai, vero?- fece lei con fare stanco, chiudendo il libro che reggeva nella mano.
-esattamente, mai- le risposi, per poi non sentirne obiezione.
Giusto, stai zitta che non sopporto nemmeno la tua voce.
Cavolo se mi sentisse il prete, altro che una confessione al mese! Se non riesco nemmeno ad andare a quelle.
Si, odio stare in questo posto e non vedo l'ora di andarmene. Sono la più grande qui dentro e purtroppo mi tocca fare lezione in compagnia dei miei noiosi pensieri.
Allora, questo non è propio un posto rosa e fiori, ma...una via di mezzo tra ospedale e carcere.
Abbinamento perfetto.
Le pareti sono tutte di un unico colore, l' ocra, e non sapete quanto lo odi, annoia. Alle finestre ci sono ancora i resti di vecchie sbarre, che hanno tolto l'anno prima, per evitare che sembrasse più a un carcere, ma ora è diventato proprio un posto di matti. Tra bimbi che urlano per i corridoi la sera per sfuggire dalle riprese delle suore, perché ovvio è durante la sera che questo posto diventa interessante. Succede di tutto di notte, cose che non ti saresti mai aspettato. Ad esempio, una sera mentre vagavo per i corridoi bui, avevo sentito dall'ufficio del prete la mia suora di italiano che,beh...posso dire che è stato imbarazzante.
-eh ecco, oggi...- iniziò il prete, seduto sulla sua poltrona dietro la scrivania.
-si!- lo incitò lei, avvicinandosi da sopra il piano di legno della cattedra.
-ecco oggi lei è...- continuò lui sudando freddo.
-io?- lei avvicina la mano a quella del prete, accarezzandola.
-ecco...-cerca di dire lui con vano tentativo, arrossì per il contatto.
-beh, cosa ho oggi?- avanza lei con un battito di ciglia aggraziato.
-...oggileièbella!- corre con le parole, stupendosi di ciò che ha detto.
-oh, che dolce!- lo rincuora lei, sfiancata per lo sforzo.
Insomma, lui che non sapeva esprimere i propri sentimenti e lei che cercava di corteggiarlo, entrambe le loro faccie erano rosse: lui perché era a disagio e lei perché si stava spazientendo. Che spasso, risi fino alla mattina dopo. Guarda caso, avevo una lezioni di italiano, e appunto andò tutto a rotoli.

Ecco la parte peggiore della giornata.
Colazione, pranzo e cena. Non immaginerete che razza di sbobba ci fanno mangiare a fine giornata. E ogni volta che qualcuno cerca di cavarsela buttando via tutto, affogandosi nel pane:
-no no no! Signorino, basta col pane e mangia lo stufato! Lo sia che serve a dare forze per il risveglio!- sbotta suor Charlotte, agitando l'indice sul piccoletto.
-ma ma...- cerca di protestare lui. Poveretto, quasi mi fa pena, il piccoletto è nuovo di qui e già tutte le suore l'hanno preso di mira per il suo bizzarro atteggiamento.
-no,niente ma!- gli urla la magra suora.
Ma quali forze per il risveglio, dite la verità, ci mettete i sonniferi per farci dormire! Ed io ho sempre il metodo giusto, passo tutto al bambino ciccione di turno, l'unico e più affidabile. Mentre io mangio i panini che mi faccio la mattina, durante la colazione, senza che se ne accorgano. Perché quelle hanno anche gli occhi dietro la testa, mai lasciarsi andare alle loro spalle.

Che strano, la mano mi formicola. Vorrei tanto aiutarlo, ma come?!
Ma brava la mia Charlotte, ti sei messa proprio sotto il vassoio di stufato di Geck, il mio amico dalla fame infinita, a cui avevo appena passato la mia cena. Ma come faccio a spalmargli in faccia tutta la sbobba rancida?
Ed ecco, mentre ci pensavo, stranamente il vassoio si alza di scatto facendo finirle tutta la roba in faccia.
Forte, chissà chi è stato. Magari Geck pensava alla mai stesa idea e...magari...ma con cosa? Un filo? No, si sarebbe visto. Cavolo devo proprio chiedergli come ha fatto.

Tutti si piegano dal ridere, perfino il prete che in quel momento era appena entrato a fare il suo controllo serale. Come la capisco, Charlotte corre via infuriata per la figuraccia, in bagno a lavarsi.
Io intanto, furtiva, mi avvicino a Geck.
-ehi Geck! Mi dici come hai fatto?- gli chiedo io, con voce bassa.
-ahah! A fare cosa scusa?- mi domanda dopo essersi calmato.
-dai Geck! Sai cosa, a far sì che il vassoio le andasse dritto in pieno viso! Dai come hai fatto?- insisto, mostrandogli i miei occhioni "dolci".
-non so di cosa tu stai parlando...- la sua espressione mi dice che è confuso pure lui dell'accaduto.
-oh suvvia Geck, svela i tuoi segreti da furbacchione alla tua cara Blum- ci provo ancora, non sono una che molla facilmente.
-Blum, smettila! Ti giuro che non ho fatto niente! Te lo giuro sul cibo!- wow è la prima volta che giura su una cosa a cui tiene molto, anzi ama.
-quindi,non sei stato tu?- riformulo, pur sentendo nella sua voce una nota confusa.
-no!-sbotta alla fine.

Ma allora chi è stato?
Mi allontano dal caos e un leggero male alla testa mi fa appesantire le palpebre degli occhi.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now