MINIERA

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Su questo indizio ha aggiunto più del dovuto.
In fin dei conti non risulta affatto difficile questa ricerca, il lato negativo è che non posso teletrasportarmi.
Il luogo d'Inferno, freddo e caldo, nero e bianco. Al cui interno vi è, anzi, vi era nascosto un oggetto infernale.
Lo stesso oggetto che ora risiede nel mio cuore.
Ed anime che circondano quel luogo, le anime dei vivi che avevo visto, in quel lontano e orrendo flashback.
Dove è morto...dove ha perso la vita, suo padre.
Allontanandomi da quel camion oleoso, ricordo quel lontano pomeriggio.

Mi aveva portato a vedere quel posto, la miniera.
Un edificio basso, ricoperto di piante bruciate e altrettanto circondato da alberi neri, una volta vivi. Marchiato da cicatrici nere e grigie, il muro pieno di crepe e buchi per la lontana esplosione.
Un esplosione che spazzò via centinaia di vite, quelle dei minatori e dei vegetali che vi vivevano accanto.
I camion, gli unici scheletri ancora intatti, delle carcasse corrose in parte anche dal tempo.
L'unica cosa che rimane a ricordare le loro vite, sono dei teschi e delle ossa, rimasti qua e là, nel terreno.
Mi sembra già di scorgerla, quell'ammasso di morte, fra gli alberi davanti a me.
Quel giorno lui mi aveva proposto qualcosa di veramente insolito...che dico, ciò per cui mi aveva portato lì era veramente folle.

Voleva che mi impadronissi di quel contenitore infernale.
Il vaso di Pandora.
Sapeva che sarei stata l'unica a poterlo contenere, ad avere il potere necessario per respingere quell'energia maligna, che da secoli stava inghiottendo quella grotta nella sua morsa liquida e nera.
Quel potere malvagio, che secoli prima fece esplodere le profondità di quel buco nero e minerale, dove vi lavoravano operai.
Ne era al corrente, era così sicuro che non avrei potuto rifiutare la richiesta.

Ed ora, dopo quasi un anno.
Sono qui che cammino di nuovo, verso quel lontano luogo del passato, con nel petto il suo vecchio abitante.
Devo dire che con il passare del tempo, pur non accorgendomene, questa cosa che mi porto dentro e che costudisco segretamente, mi sta cambiando sempre più.
L'ho potuto notare allontanandomi da lui, dopo essermi trasferita in quella città.
Sentivo già qualcosa in me che non andava, una certa ombra scura che si andava ingrandendo.
Di giorno in giorno, assaporavo un certo gusto amaro e di vendetta, ed una fame cresceva nelle mie viscere.
Una fame malata.
Questo l'ho potuto constatare, dopo quella strage che compii.

Avevo capito che c'era qualcosa in me che stava tramutando...io stavo, e sto tutt'ora, mutando.
Inizialmente dagli aspetti più piccoli e insignificanti, come il comportamento, carattere e il modo di parlare.
Poi mi accorsi di star iniziando a pensare a cose strane.
Pensavo e immaginavo come poter uccidere la gente, come vivevano e cosa facevano nella loro vita.
Immaginavo un mondo diverso, un mondo caduto nell'oblio, scuro e fumante di odio e male.
Forse è ormai troppo tardi ma, credo di star diventando un mostro in tutto e per tutto.
Oppure è come sono veramente, la morte in persona.

Attraverso questo bosco, freddo e grigio dagli alberi sottili ed alti, a passo spedito.
L'aria inizia a puzzare di polvere, un odore fastidioso aleggia nei dintorni. Un puzzo di sporco, secco e degradato.
Il terreno si fa più duro e liscio, l'erba si dirada venendo poi a mancare totalmente.
I rami diventano sempre più spogli, come per i tronchi degli alberi, nudi e bruciati.
Tutto si colora di nero e grigio, sembra sgretolarsi al solo sguardo. Un paesaggio in decadimento, morto.
Accosto una mano alla bocca cercando di respingere uno starnuto, per via della fitta polvere e dell'aria secca.
Vado sempre più veloce, sono ormai stanca e non vedo l'ora di potermene tornare a casa, con il mio lui.
Il gioco mi diverte, ma ormai è giunta l'ora di mettervi fine.

Lo spazio si apre, gli alberi si allontanano mostrandomi uno spiazzo nudo e grigio.
I camion sono come li ricordavo: bucati, ammassati, ammaccati e arrugginiti, sporchi della polvere della miniera, che ancora aleggia nell'aria.
Ci vorranno secoli ancora perché questo luogo si rigeneri.
O forse rimarrà morto per sempre, e neanche uno spiraglio di vita vi crescerà più.
Mi metto immediatamente all'opera, visto il grande spazio, potrebbe aver nascosto il bigliettino ovunque.
Inizio col guardare sotto ogni detrito: masso, crepa nel terreno, nel muro, sotto gli pneumatici abbandonati.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now