OLD JEEP

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So già dove vuole mandarmi a parare, dove dovrò cercare.
Credo che voglia farmi ripercorrere la strada che avevo fatto tanto tempo fa, ancor prima di conoscerlo davvero.
Vado avanti, camminando tra gli alti e snelli alberi scuri.
Ormai è arrivato mezzogiorno, il terreno è asciutto e l'erba emana un dolce profumo di fresco.
Nell'aria si sento le spezie che crescono nella foresta, spezie come la menta, la noce moscata, bacche nere e altri profumi che assaporo sulla lingua.
Aromi che entrano nei miei polmoni e impregnano i miei indumenti, di un miscuglio di fragranze di erbe selvatiche.
Sento le spore e i pollini leggeri, che vanno a intrufolarsi fra le ciocche scure dei miei capelli.

Non ci sono più foglie secche o rami a terra, sembra che l'inverno sia terminato e che lentamente stia tornando la primavera.
Non si ode nessun rumore, il silenzio però è dolce.
Di tanto in tanto si possono sentire dei leggeri cinguettii di petti rosso.
Quasi quasi, si può pure udire il sottile sibilo dei raggi del sole, che cercando di filtrare fra le folte chiome dei pini.
Lembi di luce che sfiorano i scuri rami acuminati di aghi neri.
Questo sibilo, so che non può esistere realmente ma solo con lo sguardo, nella mia testa nasce quel suono misterioso e mai udito da alcun orecchio.
Infondo, basta solo un po' di immaginazione.

Cammino lentamente, gustandomi questo strano e calmo momento.
La mia mente dimentica tutto, dimentico ciò che stavo e che dovevo fare.
Scordo qualsiasi cosa e il mio animo si quieta.
Tutto ciò dura, per mia grande sfortuna, solamente pochi minuti.
Minuti che terrò per me.

Arrivo nel luogo sotto una qualche droga naturale, una sensazione che mi inebria i pensieri.
Mi risveglio dalla dolciastra trance, accorgendomi della carcassa che mi sta davanti.
Una vecchia e mal ridotta jeep, dalla vernice scrostata che lascia scoperta a macchie la lamiera arrugginita.
Il suo colore è stato ormai corroso e rovinato dal tempo, possibile che in passato, quando questa auto correva ancora per le strade, fosse di un color verde militare.
Colore che ora trae a un marrone vecchio, per via della corrosione delle lastre di lamiera, e a tratti diventa di un rosso acre, di ruggine viva.

Il fuori strada, bloccato con le ruote nel terreno, dev'essere il nascondiglio del nuovo biglietto.
Inizio subito a cercare, incerta su dove andare a frugare e a sbirciare.
Parto dal basso, guardo tra le fessure dei cerchioni, ruvidi e marroni.
Passo allo scheletro dell'auto, sbircio fra le increspature e fra le spaccature del ferro.
Questa volta si è servito di un luogo ricco di nascondigli, mi complimento con voi mio caro.
Penso scherzosa mentre rovisto nel bagagliaio, ricolmo di cianfrusaglie varie.

Una scatola di attrezzi...vuota.
Un impermeabile giallo...che stranamente puzza di fumo, mi si arriccia la pelle del volto per l'odore.
Una lanterna dai vetri infranti, che non credo possa più illuminare la strada a qualcuno.
Un quaderno dalle pagine ingiallite e strappate, vi sono scritte parole e istruzioni per l'uso di qualcosa...che a me per il momento, non interessa minimamente.
Uno pneumatico bucato e...masticato dal tempo?
Qualche chiave e vite.
Nulla che possa assomigliare vagamente a un indizio.

Mi sposto sul cofano.
Alzo la lamiera cigolante e un tanfo di chiuso misto ad olio e benzina ferma, attacca i miei sensi.
Non riesco a trattenermi dal coprirmi il volto, per il puzzo insopportabile e soffocante.
Richiudo immediatamente, rendendomi conto che nemmeno lui: un gentiluomo dal fare curato, vestito elegantemente e dal carattere innaturale; sarebbe riuscito a sopportare questo orrendo olezzo.
Non avrebbe mai pensato di mettere il biglietto con il prossimo indovinello là dentro, soprattutto pensando poi che avrei dovuto metterci il naso.
Comunque, mi sono dovuta sorbire una rivoltante e inconveniente sorpresa.

Mi reco, barcollante con ancora l'odore disgustoso nelle narici, al volante, sedendomi con cura per non sporcarmi troppo con la polvere e il lerciume.
Anzi, devo ammettere che la posizione in cui mi ritrovo, non può essere per nulla definita "seduta".
Controllo sotto i sedili, in cui qualcuno ha prontamente nascosto delle bottiglie di alcolici...quasi vuote.
Dò un'occhiata alla parte di cruscotto che sta dietro al volante.
Carte, è pieno zeppo di carte stropicciate e in via di decomposizione.
Rovisto qua e là cercando di non tagliarmi con qualche angolo appuntito. Vi sono cartine stradali, cartoline di località estive, depliant di vario tipo dal viaggio a quello d'agriturismo e d'albergo.
Niente che possa assomigliare a ciò che sto cercando.

Apro il parasole ingrigito e una cascata di altre cartacce sommerge il sedile.
Sospiro esasperata e frustrata.
Per quanto ancora mi toccherà guardare fra cose inutili e noiose?!
Forse ho parlato troppo presto, perché appunto al mio occhio spunta una lista, scritta con calligrafia sbrigativa e veloce.
La prendo in mano e noto che non è una semplice lista...a quanto pare, il proprietario di questa jeep adorava viaggiare.
Riesco a malapena a leggere i nomi delle città elencate, varie da me sconosciute e altre famose come Los Angeles, oppure Toronto.
Tutte sono state sbarrate da una stringa di inchiostro nero, che le abbia già visitate forse.
Tutte tranne una...Oakside.
Questa invece è stata cerchiata in modo insistente, con un bell'ovale nero, quasi in modo furioso.

Chissà quale fu il motivo di così tanta furia...mi domando, passando allo scompartimento del cruscotto sul sedile del passeggero.
Cerco di aprire il cassetto, la maniglia sembra bloccata accidenti. Forzo lo sportello e qualcosa al suo interno si rompe, lasciando aprirsi poi il cassetto.
Guardo al suo interno, ritrovandomi davanti un arsenale di armi varie.
Un espressione sorpresa si accende sul mio volto.
Infilo le mie sottili dita fra i coltelli e le pistole, accatastate l'una sull'altra, cercando di sentire se vi possa essere nascosto qualche foglietto di carta.
Nulla pure qui.
Santi numi, dove può averlo nascosto?
Penso, strofinandomi il palmo della mano sulla fronte imperlata di sudore gelido.

-stai cercando questo, per caso?- una voce maschile, dal suono attutito, giunge a me.
Colta all'improvviso, esco dall'auto e mi guardo attorno.
Un ragazzo, dalla felpa gialla, se ne sta appollaiato sul ramo di un albero, osservandomi dall'alto.
Quasi mi da fastidio che lui se ne stia lì in alto a fissarmi, mi sarei aspettata il contrario.
Accenna un movimento con la mano, attirando la mia attenzione.
Agita, stretto tra l'indice e il medio, un bigliettino nero, una B scritta in modo raffinato con inchiostro rosso.
-dove l'hai trovato?- chiedo stranita e con fare dubbioso.
Con un rapido scatto della mano, fa cadere il biglietto nella mia direzione.
Prontamente, lo afferro con l'indice e il medio, come lo teneva stretto lui prima.
Continuo a domandarmi, perché ha coinvolto uno dei suoi proxy in questa "caccia al tesoro"?
E se non fosse così, perché ce l'aveva lui?

-la prego, non dica all'operatore che ce l'avevo io- fa lui con voce bassa, per via del passamontagna dai tratti rossi, che copre il suo viso. Un sorriso triste.
Ancor prima che io possa ribattere, lui salta giù dal ramo e si mette a correre, verso una via a me sconosciuta. Forse scelta a caso.
Osservo il luogo che mi circonda, stranita dell'accaduto...è successo tutto così in fretta, non riesco a capire.
Ignorandone, apro il biglietto per leggere il nuovo messaggio.
Finalmente, una nuova pista.

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now