READY FOR WAR?

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Guardava fuori dalla finestra, con occhi assorti ed immobile, quando il fantasma entrò nella stanza.
Portava già la divisa, e la pistola era già nel portarmi. Lo sguardo della ragazza si posò sulle spalle scoperte dell'amica. L'operatrice aveva ragione, pensò, il marchio si era cicatrizzato ed ora la pelle che lo definiva era quasi di un grigio chiaro.
-sono molto dure, ma giuste...alcune sono in nostro favore- sussurra, sapendo della sua presenza dietro di lei -le regole, intendo- non smette di guardare la distesa di alberi.
-si, le ho lette anch'io...non sono male...- risponde lentamente, con voce fine e parole calcolate.
La mano, trasparente e biancastra, si poggia soffice sulla pelle liscia della spalla.
-dovresti farti una coda, così i capelli non ti andranno sul viso- consiglia White Blood, sfiorando con l'indice le onde ramate.
-potresti farmela tu? Le mani mi tremano...- dice a disagio, si era sempre mostrata forte perché dunque era così, ma l'ansia, l'agitazione e il timore si manifestavano sul suo corpo senza il suo consenso. Le pupille ristrette negli occhi spalancati e ancor più enormi, la pelle pallida in viso, il respiro rallentato e profondo, ed il tremore nelle dita. Cercava inutilmente di nasconderlo stringendosi le mani, mentre l'amica le conciava i capelli.
Si sente bussare alla porta prima che un volto faccia capolino all'interno. L'uomo, che avevano sempre visto affianco alla loro operatrice, entra nella stanza guardandole dall'alto dei suoi oltre due metri.
-so di non essere il vostro capo, voi eseguite gli ordini di Blum. Lei è la vostra operatrice, ne sono consapevole, però...oggi avrei bisogno che voi ascoltaste i miei ordini- proferisce, con le braccia incrociate dietro la schiena e un ombra scura appiccicata al suo volto.
-avremo bisogno anche del vostro aiuto- conclude, facendo poi per girarsi.
-lei ha bisogno di noi- inizia Red Blood, bloccando l'avanzare dell'uomo -l'operatrice ci ha dato un compito da svolgere, non crediate che ci abbia lasciate a mani vuote-
-sappiamo cosa fare- finisce l'altra.
-molto bene allora- dice uscendo dalla stanza.

-dov'è finito il mio coltello?!-
-Toby dove hai messo la mia maschera?!-
-non vedo l'ora che inizi la battaglia-
-qualcuno ha visto un bisturi?-
Voci su altre voci si accalcavano al pianterreno, mentre alcuni correvano ed altri scavalcavano i piedi di questi. C'era chi concludeva i propri preparativi, affilava le armi o le oliava, si ripuliva gli occhiali o riposava gli occhi seduto in divano. Ma c'era qualcuno che, senza gran successo, cercava di isolarsi da tutti quei rumori e schiamazzi.
Nel suo freddo ufficio, accostato alla finestra, guarda accigliato fra le fronde dei pini neri.
Attende ancora un po', prima di piombare nella stanza accanto e far calare il silenzio. Da quel momento tutto avrebbe avuto inizio.
Ma ora è lì, la mente altrove che cerca un qualche pensiero in lontananza e a lui conosciuto. Richiama inutilmente una persona...una voce che non sarebbe potuta esserci, o per lo meno non ancora.
Non sa esattamente dove voglia arrivare con la sua mente e con i suoi occhi, spera solo di poter andare là...dov'è lei.
-sei pronta...?- sussurra tra se e lei, domandandole da lontano.
-e noi...siamo pronti?- si chiede tra se e loro, quelle persone che si agitavano tanto dall'altro lato, dietro la spessa parete. Tante domande circolano nella sua mente, ma le mette a tacere, siccome fanno ancor più chiasso delle voci reali.

-muoviti, non vorrai arrivare per ultimo al fianco dell'operatore?!- urla al ragazzo con le accette sollevate sopra le spalle, mentre scende velocemente le scale, diretto all'ingresso.
-taci Masky!- lo zittisce nervoso, balzando sopra l'ultimo scalino, piomba dietro alla figura imponente e nera dell'uomo. Stava di fronte alla porta, aspettando il loro arrivo, mentre altri si erano già radunati dietro di lui.
-spero siate tutti qui perché non aspetterò oltre- dice secco e con voce severa, più metallica del solito.
Uscirono subito, e come un corteo pronto ad affrontare a denti stretti la morte, si diressero verso il luogo in cui le due ragazze avevano avvistato il segnale.
-il punto di collegamento dovrebbe essere proprio qui- spiega la figura lattiginosa, che si sposta nell'aria davanti a loro.
-è apparso il simbolo, ma...- Red si blocca, corre in mezzo all'erba alta e secca.
-...prima bruciava- continuano, fermandosi nel mezzo e guardando in basso. L'erba nera, segnata dal passaggio di un piccolo incendio. Un cerchio nero sembra essere stato disegnato sull'erba, ricopre maggior parte della distesa ed un fulmine, anch'esso nero, lo attraversa.
Slenderman capisce immediatamente cos'era successo lì, davanti agli occhi delle due proxy, in sua assenza.
-fatemi indovinare, il fuoco era blu...- chiede alle due, immobili davanti a lui.
-s...si, ma come fate a-
-muovetevi- ordina freddo.
Si posizionano in cerchio, con i piedi puntati sulla riga nera. Il vento si fa immediatamente più forte e deciso, sopra le loro teste e sui loro petti, come se sapesse e volesse spingerli verso la via. Le fronde dei pini si sfiorano, creando un eco prolungato che si innalza fino al cielo. Un canto si insinua ed assume diverse sfumature nelle orecchie dei presenti. Si guardano negli occhi, stringono nelle mani le armi ed il metallo che trafiggerà molte anime. Si stringono nelle spalle e il loro cuore rallenta, o batte troppo forte perché possano ascoltare i propri pensieri.
Il sangue ribolle e si ghiaccia nelle vene, i muscoli si tendono, alcune menti si liberano e diventano vuote.
Non si ode più alcun rumore...o per loro ormai quei suoni sono già divenuti subudibili, come le urla delle loro vittime.
Degli occhi si tingono del rosso di quel sangue tanto amato e bramato...ne desiderano ancora, ne verseranno ancora.

White volge lo sguardo al suo fianco, dove incrocia gli occhi dell'amica. Red, un bagliore di luce bianca schiarisce le sue iridi...ancora una volta è riuscita a vedere quel luccichio ambrato, e per un'altra volta ancora...lo ammirerà, così spera.
Mentre la ramata, fotografa nuovamente nella sua mente l'immagine di quell'occhio, luminoso e invisibile, rimasto intatto dal dolore e dal male.
Le sembra di riuscire a vedere quel colore indefinito e imprecisabile, che si mescola nell'iride sottile.

Un attimo incalcolabile, un sospiro ed un solo ultimo battito, prima del fatidico salto.
All'unisono protendono e lasciano ciondolare il piede destro nell'aria, ricade con leggerezza sopra la linea nera.
Come un confine d'attraversare con un singolo balzo, il suono si trascina dentro la saetta che si alza da terra raggiungendo il cielo. Da sotto le loro orme, si sprigionano nuove fiamme bluastre che ardono nuovamente sul tracciato nerastro e morto.


-cos'è stato?-
-che cosa?-
-ho sentito un boato...-
-mah...io non ho sentito nulla...-
-tsk...su forza, fammi fare un'altro tiro prima che ci scoprano-

Don't forget my eyesWhere stories live. Discover now