3 - Nuvole di neve

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27 Dicembre 2001 (Prima parte)

Camminavamo da circa 2 ore nella neve, le nuvole si erano diradate per il vento  e il sole splendeva alto nel cielo. Marco apriva la pista con in spalle il suo e il mio zaino, Matteo ed Elena lo seguivano a ruota, mentre io e Chiara camminavamo poco più distanti.

-Amoreee! Io vorrei arrivare alle sorgenti per il capodanno del 2002 non del 2020!- gridò Matteo ridendo gaiatamente.

- Ce lo strozzo in quelle sorgenti! Se pensa che facciamo pure sesso dopo tutta sta fatica è completamente impazzito.- borbottava furiosa Chiara davanti a me.

Io ridevo sotto i baffi e mi affannavo a stare al passo, anche se perdevo sempre più terreno. Ero a qualche metro dalla mia amica e a una ventina di metri scorgevo Marco che sembrava immerso totalmente nel suo elemento.

Si stagliava sul bianco della neve con la sua figura possente e sembrava quasi sfidare le montagne. Ero decisamente attratta da lui ed eravamo spesso usciti insieme, anche se non ufficialmente, ma avevo sempre avuto la sensazione che qualunque cosa ci fosse tra noi non fosse quello di cui avevo bisogno. Dopo le mie riflessioni in treno, però, mi ero decisa: non avrei più dato retta alle mie fissazioni. Marco era un ragazzo fantastico, che mi voleva bene sinceramente: dovevo dargli una possibilità e non vedevo l'ora di rilassarmi nelle sorgenti insieme a lui.


Continuavamo a salire sotto il sole caldo e non so bene quando accadde, fatto sta che d'un tratto sentimmo un rombo in lontananza provenire dalla parete bianca alla nostra destra. Vidi distrattamente Marco urlare e sbracciarsi, mentre mi voltavo verso la sorgente di quel rumore.

Dalla montagna sembrava scendere giù una densissima e velocissima nuvola di neve bianca che certamente ci avrebbe travolto.

Vidi Chiara correre verso Matteo e stringersi a lui. Io notando la direzione di quella massa bianca informe, provai ad arretrare, aumentando la distanza tra me e gli altri.

Il rumore sordo di quel mare di neve sembrava inseguirmi e presa dal panico presi a correre più veloce giù dalla montagna, anche se una parte di me era conscia che non ce l'avrei fatta a sfuggirgli. In pochi secondi sentii la neve lambire le gambe e caddi a terra in avanti, venendo definitivamente travolta dalla valanga. La neve mi oscurò la vista e la sentii entrare in gola e bruciare nei miei polmoni. Presi a tossire convulsamente mentre sentivo il mio corpo rotolare convulsamente allontanandosi in quella marea e dopo pochi istanti persi i sensi.


...


Quando mi svegliai era il crepuscolo. Sentivo il vento gelido che mi sferzava il viso, aveva ripreso a nevicare. La neve bloccava ogni mio movimento. Non avevo scampo, nessuno mi avrebbe ritrovata in quella tempesta. Ero sopravvissuta alla valanga, ma non sarei sopravvissuta alla fredda notte. Rabbrividii e incapace di arrendermi presi a gridare aiuto nel buio della montagna.

Sentivo la mia voce affievolirsi e le mie membra intorpidirsi. Solo il viso scorgeva di poco dalla neve e fu poco prima di svenire che lo vidi: un enorme lupo bianco.

Era possente, molto più grande di come immaginavo la sua razza. Era immobile, nonostante il vento gelido e la neve che smuoveva il suo manto, sembrava stagliarsi contro il crepuscolo, insensibile al freddo degli elementi. Si fermò un istante a fissarmi e i suoi occhi animali mi attraversarono con un intensità tale da spaventarmi. Poi prese a correre velocemente verso di me e il panico prese il sopravvento. Iniziai a respirare affannosamente e a tentare di muovermi per liberarmi dalla neve, ma non c'era verso: ero intrappolata.

In quel momento pensai alla mia sfiga: già era brutto morire in una valanga prima del capodanno, morire sbranata da un lupo tra le montagne era ancora peggio.

Forse, però, non avrei potuto scegliere.


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