61 - La prova

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17 Febbraio 2002 (Seconda parte) 

- Sibilla mi senti? Concentrati! Devi uscire di lì, hai tempo fino al tramonto!-

La voce di un ragazzo mi riscosse dal buio tepore in cui mi trovavo. Ero tutta intorpidita, e sentivo pulsare di dolore il mio braccio sinistro, come se avesse sbattuto contro qualcosa. Non sapevo dove mi trovavo, né riconoscevo la voce del ragazzo, ma quel nome ormai mi era dannatamente familiare.

Provai a guardarmi attorno, ma sembravo immersa nell'oscurità più totale. L'unico spiraglio di luce visibile era a qualche metro sopra la mia testa, una striscia luminosa che partiva dall'alto, come fosse una fessura tra due macigni. Preoccupata tastai lo spazio attorno a me e percepii unicamente rocce sporgenti a distanza di pochi centimetri, come se mi trovassi sotto una frana. Come ci ero finita in quell'inferno?

-Aiutatemi! Aiuto!- sentii le lacrime solcarmi il viso, ero spaventata, al buio e probabilmente sotto tonnellate di pietre. Come poteva essere successo? Come avrei potuto uscirne?

La stessa voce intervenne ancora, sembrava provenire da oltre la frana, qualche metro sopra la mia testa. Questa volta esordì severamente:- Lo sai che non posso durante la prova! Quelle donne lo verrebbero a sapere! Non puoi tirarti indietro ora!-

Non riuscivo a capire perché nessuno volesse aiutarmi, e se fosse crollata ancora qualche pietra, se fosse finito l'ossigeno, se fossi morta li? Il pianto giunse veloce e presto presi a singhiozzare nel buio di quella caverna.

- Ti prego aiutami! –

Il ragazzo sembrò turbato dalla mia disperazione e il suo tono di voce decisamente mutò:- Non posso! Non piangere, senti vado a cercare aiuto va bene? Tu aspetta!-

- Non lasciarmi sola!-gridai disperata ancor più forte.

- Sibilla sai che non potrei mai farlo, io sarò sempre con te!- La voce del ragazzo era ferma e sicura e questo mi tranquillizzò. Smisi di piangere e sentii i suoi passi allontanarsi velocemente.

Come diavolo c'ero finita lì dentro? Non ricordavo minimamente quello che era accaduto prima, sentivo unicamente il dolore al mio braccio. Tentando di recuperare un po' di razionalità, presi a riflettere: grazie allo spiraglio di luce ero certa che non mi sarebbe mancato l'ossigeno e quel ragazzo sapeva dove mi trovavo e stava andando a cercare aiuto. Non so perché ma dall'apprensione nella sua voce ero certa che fosse affezionato a me e che non mi avrebbe lasciata lì sotto.

Decisi di esplorare quel cunicolo in cui mi trovavo. Era decisamente buio e angusto e l'unica cosa che riuscivo a distinguere erano i macigni attorno a me, la terra umida sotto i miei piedi e una piccola borsa di corda che tenevo sulla spalla. La presi sperando di trovarvi dell'acqua, e la mia delusione fu immensa quando al suo interno trovai unicamente quella che al buio sembrava sabbia bianca.

Dopo quelle che parvero ore, ma che ero certa fossero una manciata di minuti sentii nuovamente la voce del ragazzo.

- Sei riuscita?- chiese speranzoso.

Io non compresi minimamene le sue parole, non sapevo che cosa si aspettasse da me, ma qualunque cosa pensasse non ero in grado di farcela, così lo informai:- No! Ho male al braccio, non riesco a muoverlo!-

- Sibilla concentrati! Non ti serve il braccio! Io non posso aiutarti!- fece il ragazzo con severità ed apprensione.

Sapevo, sentivo che era preoccupato per me, e allo stesso tempo iniziavo a temere che davvero non avrebbe mosso un dito per aiutarmi e questo mi spaventò.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now