12 - Di nuovo alle Sorgenti

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31 Dicembre 2001(terza parte)

Raggiungemmo le sorgenti in circa un quarto d'ora, la luce della luna illuminava lo specchio d'acqua fra le rocce, rendendo le pareti azzurre e bianche. Stefano entrò senza indugio tra gli anfratti di roccia e si sedette sullo stesso giaciglio di muschio che mi aveva ospitato qualche giorno prima.

Io non sapevo che dire. Ero sconvolta per la situazione, per la ferita che aveva sul petto, il cui sangue aveva ormai macchiato anche il maglione. Era tutta colpa mia, della mia insistenza a restare fuori. Volevo essere responsabile, indipendente e invece avevo solo recato danno ad un'altra persona, sebbene questa non fosse tra quelle che amavo di più.

Sospirai affranta restando in piedi a pochi passi da lui, tentando di stringermi la giacca addosso quanto più possibile. Ero stata una stupida ad avventurarmi nel bosco, per di più pativo il freddo con quell'unico indumento sopra il vestito e i soli collant a coprirmi le gambe.

Stefano sembrava piuttosto pensieroso mentre guardava l'acqua. La mia presenza sembrava turbarlo e, mentre tremavo per il freddo mi sembrò che il suo sguardo si fissasse su di me. Il silenzio era carico di una strana tensione, ero certa che lui fosse furioso con me per il pericolo a cui ci avevo esposti.

Mi morsi il labbro pensando al reale desiderio che mi aveva spinto nel bosco. Come avevo potuto essere così sconsiderata da cercare un lupo nella notte?

Ciò nonostante continuavo a guardare l'entrata della sorgente tra le rocce, sperando di intravederlo, poiché la sensazione che il mio salvatore fosse vicino era impellente.

D'un tratto, incapace di sostenere quella strana quiete, provai ad iniziare una conversazione: - E' qui che sono rimasta le due notti dopo la valanga.-

-Ah si?-fece Stefano per nulla interessato, come se le sue energie fossero in quel momento impegnate in ben altri pensieri, mentre i suoi occhi fissavano l'acqua.

Trattenni l'impulso di voltarmi e tornarmene al rifugio: Stefano sapeva essere odioso. Alla serie di scelte sbagliate che avevo fatto in quella sera, si aggiungeva la sfortuna di essere lì con lui. Detestavo i suoi modi di fare sfuggenti, che mi facevano sentire da sempre in difetto. Ciò nonostante riflettei che aveva tentato di dissuadermi dal restare nel bosco, si era preoccupato per me e quindi provai ad esser gentile:-Come ti senti? –

-Bene.- fece lui bruscamente, provando a stendersi sul giaciglio. Il movimento del torace gli provocò una smorfia di dolore, e rinunciò a distendersi riprendendo ad osservare l'acqua.

- Ti da fastidio?-

-L'unica cosa che mi da fastidio è essere bloccato qui per la notte di capodanno.- sbottò lui come se fosse stanco di rispondere a domande inutili, mettendo a dura prova la mia diplomazia.

Chiusi un secondo gli occhi per impedirmi di ribattere, ma poi lo sentii lamentarsi e lo vidi portarsi la mano al petto. Il senso di colpa mi attanagliava le viscere e provai ad essere il più gentile possibile:- Stefano mi dispiace...-

-Non dispiacerti troppo, alla fine sei bloccata qui pure tu.-

Quelle parole furono pronunciate quasi con dolcezza e, stupita del cambiamento, sorrisi: -Tranquillo, ormai è un'abitudine la mia. -

Lui sembrò trovare la mia risposta divertente e sorrise con aria canzonatoria mentre la luce riflessa dall'acqua gli illuminava il viso.

Vederlo sorridere mi aveva sollevato e mi avvicinai a lui, per sedermi anche io nel giaciglio di muschio. La mia vicinanza però sembro infastidirlo e quando fui accanto a lui, lo vidi voltarsi pensieroso verso le rocce.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now