53 - Sulle rive del fiume

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31 Gennaio 2002 (Seconda parte)

Era uno stronzo. Stefano era uno stronzo, presuntuoso ed irascibile, ma solo ora mi era davvero lampante: aveva bisogno di aiuto.

Ingoiai con fatica la rabbia, il fastidio e il mio amor proprio e presi a rincorrerlo. Probabilmente ero appena stata investita da manie di crocerossina, o almeno è quello che mi dissi allora per giustificare il mio comportamento.

- Aspetta! Fermati!- gli gridai affannata,  tentando di raggiungerlo lungo il sentiero che costeggiava il fiume.

Non mi spiegavo come in appena qualche minuto potesse aver percorso così tanta strada, era chiaro non volesse farsi raggiungere, ma un'unica cosa avevamo in comune: la testardaggine.

- Fermati! Fermati o mi verrà un infarto!- gli gridai quando fui dietro di lui, certa che potesse sentirmi.

 Il sole era meno caldo e il freddo più pungente, tanto che mi infastidiva respirare frettolosamente l'aria gelata. Si era fermato irrigidendosi giusto all'ingresso del parco che cingeva la riva e mi guardava furioso.

Quando fui abbastanza vicina lessi nei suoi occhi la rabbia per la piega che aveva preso quel pomeriggio e la vergogna per quello che si era lasciato sfuggire poco fa . L'unica cosa che non capivo era se si vergognasse di essere geloso di me o di aver perso il controllo. Decisi di non farci caso e presi a parlare a raffica:- Parliamo! Ho pensato fossi tornato l'irascibile di prima, non credevo avessi avuto un reale problema!-

- Io sono irascibile.- commentò lui con un tono rabbioso.

- Ecco, appunto, ma non avevi il diritto di esserlo l'altro giorno. Temevo stessi nuovamente mentendomi, per questo mi sono arrabbiata.- spiegai trafelata – Ti va di parlare ora?-

Il suo sguardo ambrato guizzò dapprima sulle sue mani rigidamente serrate attorno alla tracolla,  poi nuovamente su di me come se stesse riflettendo sui suoi enormi problemi di autocontrollo.

In quel momento mi accorsi della presenza di un chiosco dei panini poco più avanti e decisa a trovare una scusa per parlare, domandai:- Hai fame?-

- Ho appena buttato il pranzo perché mi si è chiuso lo stomaco.- fece glaciale, facendo un passo indietro per allontanarsi, come se avesse deciso che il suo autocontrollo non fosse sufficiente in quel momento.

- Sete?- insistei ancora.

- Alice penso che per oggi abbiamo parlato abbastanza.- fece seccato dandomi le spalle, pronto ad andarsene.

Non mi sarei arresa così facilmente dopo quel chilometro di corsa. Guardai bene il chiosco e chiesi:- Se prometto di tornare con delle birre ed un pacchetto di sigarette?-

Stefano mi guardò dapprima come se fossi impazzita, poi una strana luce attraversò i suoi occhi: la risata roca che seguì mi confermò di aver scelto le parole giuste. Vidi nettamente i muscoli delle sue mani rilassarsi attorno alla tracolla, il torace respirare più serenamente e il viso corrucciato distendersi.

Non so cosa l'avesse fatto ridere, se le mie parole o il fatto che fossi disposta a sopportare tutti quei vizi, fatto sta che rispose:- Vada per le birre.- E mentre mi allontanavo notai che si stava accendendo la sua solita sigaretta.


Quando ritornai con in mano due bottiglie di vetro scuro, ci stendemmo su delle panche di pietra in riva al fiume che continuava a scorrere silenzioso. Il sole stava a poco a poco calando, raffreddando la temperatura, ma questo Stefano non pareva notarlo.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now