35 - Un treno affollato

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7 Gennaio 2002 (parte prima)

L'arrivo in stazione con la valigia fu piuttosto tranquillo. Bea mi aveva aspettato sotto il portone di casa e mi aveva accompagnato a piedi per i venti minuti che ci separavano dai binari.

A parte i primi saluti, non ci rivolgemmo parola, io perché ancora pensierosa e intenta a guardarmi le spalle, lei perché ascoltava con gioia la musica sul suo ipod.

Appena giunta all'unico binario che ospitava il treno, la ragazzina spense la musica e prese a fissarmi.

- Allora ciao Bea, grazie per avermi accompagnato.- le dissi provando a sorridere, nonostante il mio umore non fosse dei migliori.

- Se lo ordina l'Alpha non ho molta scelta.- commentò lei acidamente, con le mani in tasca.

- Grazie comunque.- sospirai nel tentativo di essere educata. Afferrai il mio piccolo trolley blu e lo misi sul vagone pronta a seguirlo quando mi sentii tirare per il cappotto rosso.

-Comunque mi sei piaciuta ieri.-

Mi voltai curiosa e vidi che ondeggiava come imbarazzata, con i codini che le trotterellavano a lato della testa. Era ovvio si stesse rivolgendo a me, ma non capivo a cosa si riferisse.

- Grazie...ma per cosa? -

- Ho sentito Marco dire che avete parlato, mi dispiace per quello che ti ho detto l'altro giorno.-

Io arrossi un filo e abbassai lo sguardo pensando a come dovevo averlo deluso.

Beatrice sembrò interpretare il mio silenzio:- Era tranquillo comunque.-

- Sono contenta.- risposi sinceramente:- Ora vado o rischio di perdere il treno!-

- Fa buon viaggio!- sorrise per la prima volta lei.

Io salii i gradini del vagone e la salutai con la mano mentre le porte in metallo si chiudevano attorno a me.

- Mi sei piaciuta anche per come hai tenuto testa a Stefano! Era ora che qualcuno gliene dicesse quattro!-

Il treno aveva cominciato a muoversi e il fumo della locomotiva coprì a stento la mia espressione sconvolta: possibile che in quell'intero paese non esistesse privacy?

Scossi la testa rassegnata e presi a cercare il mio posto nei vari scompartimenti, dirigendomi verso la coda del mezzo. I finestrini in movimento mostrarono subito il paesaggio innevato attorno al paese, che si continuava nelle splendide vette, ricoperte dalle nuvole quel pomeriggio.

Quel treno era quasi sempre deserto, perché iniziava la sua corsa proprio tra quelle montagne e non mi stupii di vedere continuamente i sedili vuoti mentre scorrevo alla ricerca del mio. Mi sentivo finalmente al sicuro, mi stavo allontanando da tutto quello che era successo in quelle settimane, stavo riprendendo in mano la mia vita, la mia routine e non c'era nulla di più rassicurante.


Quando individuai il mio vagone, la prima cosa che notai fu che era l'unico occupato e stranamente la sensazione di tranquillità che avevo provato fino al momento prima scomparve.

Due uomini con addosso un leggero impermeabile scuro erano seduti vicino al finestrino. Non li conoscevo di vista e non avevano valigie con loro. Portavano degli spessi anfibi e parlavano fittamente tra loro.

Qualcosa nel loro aspetto mi infastidiva, ma non riuscivo ad identificare cosa. Possibile che l'esperienza di quei giorni mi avesse fatto diventare paranoica?

Mentre riflettevo sulla possibilità di cambiare posto e di sedermi negli altri 5 vagoni vuoti notai un terzo uomo sul fondo del vagone, intento a uscire dal bagno. Indossava dei jeans strappati e uno strano gilet di pelle, simile a quello dell'assalitore nel bosco.

In un secondo, senza nemmeno rifletterci chiusi la porta dello scompartimento e ripresi a camminare verso la testa del treno, lungo i corridoi delle carrozze.

Era una coincidenza. Sicuramente era una strana coincidenza, ed io stavo avendo un attacco di panico da stress post traumatico. Presi a respirare affannosamente, continuando a procedere lungo il treno, guardarmi indietro ogni passo spaventata.

Fu in uno di quei momenti che inciampai addosso ad un passeggero e, cadendo a terra, arrestai definitivamente la mia corsa.

- Tutto okay?-

Mi voltai preoccupata e notai di fronte a me due occhi verdissimi che mi scrutavano preoccupati. Erano di un ragazzo che doveva avere qualche anno più di me e che portava una strana treccina sulla spalla. Non sembrava aver perso l'equilibrio nello scontro e mi sosteneva da terra per un braccio.

- Alice, todo bien?- chiese ancora il giovane, notando il mio silenzio.

Solo allora, notando una singola treccina cadergli sulle spalle e i polsi ricoperti di bracciali in cuoio, lo riconobbi:- Il mangiafuoco?-

- Bien, non hai perso la memoria! Dove stavi correndo?-chiese il giovane sorridendo, e aiutandomi a rimettermi in piedi.

- Ecco io...- non sapevo cosa rispondere, continuavo a guardare spaventata la porta in fondo al vagone, col timore di vederla spalancare di lì a poco.

Alla fine, mentre mi risistemavo i capelli con la mano mi costrinsi a rispondere:- Pablo giusto? Niente cercavo un posto tranquillo.-

La mia voce uscì tremolante e spaventata e ciò dovette insospettirlo perché prese anche lui ad osservare la porta attentamente.

- Che dici di fare il viaggio con migo?- chiese d'un tratto gioviale, indicando la porticina del suo scompartimento poco più avanti.

Io mi guardai ancora una volta le spalle e poi annuii seguendolo. In pochi secondi fummo seduti in una piccola cabina a 4 posti con la neve che continuava a scorrere dal finestrino. Mi sedetti per prima, nell'angolo più lontano dalla porta e Pablo richiuse con delicatezza la porta, tirando entrambe le tende sul corridoio.

Sorrisi per quell'accortezza, felice che la mia vista fosse celata a quegli uomini che avevo visto seduti nel mio scompartimento. Presi ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino, tentando di calmarmi, eppure il mio cuore non la smetteva di accelerare spaventato, tanto che quando sentii uno strano rumore provenire fuori dal vagone emisi un piccolo grido spaventata.

Pablo sorrise gioviale, scavalcando un borsone che conteneva bastoni e attrezzi in metallo per i suoi spettacoli:- No te preocupes, sarà la neve su las pistas.-

Aveva una carnagione olivastra e due occhi di un verde scuro, sormontati da spesse sopracciglia nere, che ispiravano simpatia. Si sedette con sicurezza davanti a me, continuando a sorridermi.

- Si scusa, sono un po'agitata oggi.- spiegai, contorcendomi nervosamente le mani.

Lui osservò le mie mani e qualcosa sembrò illuminarlo e, lasciandomi basita, constatò:- Ciertamente, non deve essere facile essere la Compagna del Lobo Blanco*.-

Io alzai lo sguardo confusa e tutto il verde dei suoi occhi ora mi sembrava decisamente più pericoloso.

Io alzai lo sguardo confusa e tutto il verde dei suoi occhi ora mi sembrava decisamente più pericoloso

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*Lupo Bianco

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now