89 - Madre e figlio

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2 Marzo 2002 (Quinta Parte)

-Fedora...- mormorai tra le lacrime, riacquisendo all'improvviso il controllo di me stessa.

Mi sentivo la testa pesante, dopo la brutta caduta ed avevo un forte senso di nausea, ma non ci badai, troppo sconvolta per quello che era successo. Ero nel panico, totalmente incapace di affrontare la situazione. Vedevo la lama di Neri attraversare la donna che si era stesa su di me come scudo e ne sentivo il sangue fluirmi addosso, sui vestiti, fino a macchiare di rosso la neve attorno a noi.

La donna prese un gran respiro e con un gesto repentino rimosse il coltello dal suo ventre, gemendo dolorosamente.

-Fedora mi dispiace...- piansi impotente, terrorizzata per quello che stava accadendo sotto i miei occhi. Presi a stringere il mantello attorno alla ferita, senza che sapessi veramente cosa fare, dove premere,  senza che le mie mani riuscissero a fermare quella cascata calda.

Il suo respiro sembrava più affannoso e i suoi i gemiti più flebili. Tutto inutile, sembrava tutto inutile, anche se premevo il sangue continuava a fluire e il colorito roseo della sua pelle tendeva sempre più a quello della neve.

Di fronte alle mie lacrime ed ai miei impacciati tentativi di aiutarla Fedora sorrise e con voce tremante sussurrò: - Non è stata colpa tua. Fammi un favore, questo tienilo tu.- E percepii la sua mano addentrarsi nella tasca della mia tuta.

Il Lupo Bianco fu su di noi in pochi secondi, mentre Marco, aiutato dalle fiamme del Maestro del Fuoco, provava ad ostacolare Neri sollevandolo in aria ed isolandolo dal resto della battaglia. Era come se la magia dello Stregone riuscisse ad interferire nella potente connessione che legava Neri a me ed a tutti i suoi seguaci.

Stefano, incurante di quello che stava accadendo alle sue spalle, portò immediatamente le mani al viso di Fedora, riconoscendone il pallore:  -Madre, perché?- chiese disperato ed aggiunse rivolto a me furiosamente:- Perché non siete rimaste a casa?!-

La risposta di Fedora arrivò in un sussurro, giustificandomi:- L'ho costretta io a seguirmi alle sorgenti, ad aprire il Santuario...-

Lo sguardo del giovane mi percorse brevemente, giusto il tempo di scorgere sulla spalla il tatuaggio azzurrino e tornò sulla donna smarrito:-Cosa? Perchè?!-

-Perché avevi bisogno di lei oggi, perché avrai sempre bisogno di lei.- sorrise la madre con ovvietà.

-Non è vero, io potevo benissimo...-cominciò a ribattere impetuoso il giovane lupo, che però si arrestò di fronte ad un gemito sommesso della donna. Insieme alle mie mani, anche le sue iniziarono a premere vigorosamente sull'addome, ma entrambi sembravamo incapaci di fermare quell'emorragia.

Con le ultime forze la donna gli strinse la mano:- Figlio mio, non mi è rimasto molto tempo ma voglio rivelarti un'ultima cosa... - chiuse gli occhi come per trovare le parole e continuò:- La notte che morì tuo padre, una parte di me morì con lui e per il dolore persi il bambino. Tu arrivasti la sera prima del suo funerale, salvandomi dal baratro. Io e tuo nonno ti trovammo sulla soglia di casa con un biglietto che diceva: questo è il figlio di Fabrizio De Leonibus e Sibilla Botina.-

Gli occhi di Stefano rilucevano come il riflesso dei fuochi d'artificio sull'acqua, sembrava che ogni sillaba lo stesse colpendo nel profondo, ma ero certa che nulla di quello che lei potesse dirgli lo stava ferendo più di vederla in quello stato a terra.

-...Non esitai un secondo vedendoti, decisi di tenerti con me e quella sera mentre ardeva la pira ti presentammo al branco per quello che eri...- fece una pausa spossata dallo sforzo e raccogliendo le ultime forze continuò, guardandolo negli occhi:- Per quello che sei: mio figlio, l'ultimo Lupo Bianco e l'unico erede dei De Leonibus...-

Prese fiato ancora una volta, come se l'aria cominciasse a mancarle ma lei avesse ancora milioni di cose da dire.

Stefano, di fronte alla sofferenza della madre si riscosse da quelle notizie e con la voce rotta la strinse a sé, mormorando:- Mamma, ti prego non sforzarti...-

La donna lo ignorò parlando ancora una volta: -Non permettere mai a nessuno di dirti il contrario.-

Il mio cuore ormai batteva ad intermittenza e sentivo il petto dolermi come travolto dalle fiamme per quello che stava accadendo e per il passato difficile che aveva avuto Fedora. Quanto amore poteva provare una sola persona? Quanto ne era stata in grado di provare lei per suo figlio, per suo marito, per il branco ed anche per me, per la quale si era sacrificata? Non riuscivo a trattenere le lacrime e ostinatamente premevo le stoffe sul suo ventre, non badando più al sangue che ormai mi imbrattava le braccia.

-Mamma...-mormorò il giovane lupo stravolto dal dolore, aggrappandosi a lei, aggrappandosi agli ultimi secondi della sua vita.

La donna sorrise un ultima volta, guardando amorevolmente il volto del figlio e poi sussurrò: - Ti voglio bene.-

E detto questo svenne tra le sue braccia, ed io impotente mi resi conto di aver appena visto per la prima volta una persona dare la sua vita per salvarne un'altra.

E detto questo svenne tra le sue braccia, ed io impotente mi resi conto di aver appena visto per la prima volta una persona dare la sua vita per salvarne un'altra

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Ed ora attendo i vostri commenti ;) Quanti di voi se lo aspettavano?

Prima di tutti i "Ma Fedora aveva detto...", ricordatevi che la storia è narrata in prima persona da Alice, la nostra imbranata, che ovviamente prende per vero la prima cosa che le si viene detta...almeno fino a prova contraria.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now